Dinanzi al massiccio diffondersi del disagio giovanile diviene ormai ineludibile interrogarsi sulla reale capacità di cogliere, sin dall’infanzia, eventuali fattori di sofferenza psicologica: molto spesso, infatti, le criticità e le debolezze presenti nei bambini tendono ad esplodere e ad acuirsi proprio nell’età adolescenziale, attraverso atteggiamenti rischiosi per la propria integrità (bulimia, anoressia, alcolismo, tossicodipendenza, ecc.). Ai genitori e agli insegnanti, che individuano un problema di apprendimento o di natura psicologica, compete il dovere di chiedere l’intervento di esperti. Un’ottica di azione entro la quale non è più tollerabile l’assenza di équipe formate da medici, psicologi, sociologi e pedagogisti: professionisti che, coadiuvati attivamente dal corpo docente, devono poter monitorare costantemente il benessere dell’intera utenza scolastica: un processo che, nella sua essenza, deve necessariamente svilupparsi dalla scuola dell’infanzia agli istituti superiori.
Gli stessi processi di apprendimento, costruiti all’interno della scuola, sono strettamente connessi alla qualità delle relazioni instaurate attraverso le dinamiche del gruppo-classe; un rapporto di natura circolare, ove la valorizzazione e lo sviluppo della dimensione socio-affettiva tra i coetanei, e tra gli insegnanti e gli allievi stessi, costituisce la base necessaria per favorire un’adeguata evoluzione della sfera cognitiva. Da qui l’importanza dell’osser- vazione, della ricerca e dell’analisi dei progressi relativi al positivo sviluppo dei processi di socializzazione scaturiti attraverso l’esperienza scolastica. In tale contesto il soggetto che si sente accolto, valorizzato ed incoraggiato, tende ad affrontare con maggior fiducia e serenità i percorsi tesi a far acquisire i saperi proposti dalla scuola e dai suoi docenti.
All’istituzione scolastica compete anche il compito di favorire un rapporto di rete rispetto al contributo che tante realtà associative possono offrire in tema di educazione e prevenzione del disagio. Una relazione tra diversi soggetti che, se ben articolata, può rafforzare la capacità di intervento socio-educativo. Molte, in tale ottica, le azioni, che possono favorire la lotta all’esclusione e al disagio; tra queste è bene ricordare il sostegno scolastico, inteso come acquisizione di un adeguato metodo di studio, e come aiuto nello svolgimento dei compiti; gli interventi tesi a favorire il potenziamento delle capacità relazionali con gli insegnanti e il gruppo dei pari; il recupero del drop-out, attraverso l’inserimento dei ragazzi in percorsi di formazione professionale e scolastico; l’educazione alla legalità, a fronte di una società che vede crescere i reati commessi dai minori non necessariamente appartenenti a classi sociali svantaggiate; il sostegno sociale e psicologico rivolto ai ragazzi che vivono situazioni familiari complesse (perdita prematura dei genitori, divorzi, lavoro minorile, ecc.); l’educazione alla salute tesa a prevenire i disturbi alimentari, l’abuso di psicofarmaci e il consumo di sostanze stupefacenti.
Si coglie, inoltre, la necessità di asili nido e di scuole dell’infanzia di qualità e numericamente sufficienti; più in generale, si avverte l'esigenza di scuole sicure ed accoglienti, di strutture scolastiche fornite di spazi per il gioco e di materiale didattico adeguato, rispetto a quelle che sono le esigenze della formazione e dello sviluppo psico-fisico degli allievi: bisogni che, ancora oggi, in Molise faticano a trovare piena cittadinanza. ☺
a.miccoli@cgilmolise.it
Dinanzi al massiccio diffondersi del disagio giovanile diviene ormai ineludibile interrogarsi sulla reale capacità di cogliere, sin dall’infanzia, eventuali fattori di sofferenza psicologica: molto spesso, infatti, le criticità e le debolezze presenti nei bambini tendono ad esplodere e ad acuirsi proprio nell’età adolescenziale, attraverso atteggiamenti rischiosi per la propria integrità (bulimia, anoressia, alcolismo, tossicodipendenza, ecc.). Ai genitori e agli insegnanti, che individuano un problema di apprendimento o di natura psicologica, compete il dovere di chiedere l’intervento di esperti. Un’ottica di azione entro la quale non è più tollerabile l’assenza di équipe formate da medici, psicologi, sociologi e pedagogisti: professionisti che, coadiuvati attivamente dal corpo docente, devono poter monitorare costantemente il benessere dell’intera utenza scolastica: un processo che, nella sua essenza, deve necessariamente svilupparsi dalla scuola dell’infanzia agli istituti superiori.
Gli stessi processi di apprendimento, costruiti all’interno della scuola, sono strettamente connessi alla qualità delle relazioni instaurate attraverso le dinamiche del gruppo-classe; un rapporto di natura circolare, ove la valorizzazione e lo sviluppo della dimensione socio-affettiva tra i coetanei, e tra gli insegnanti e gli allievi stessi, costituisce la base necessaria per favorire un’adeguata evoluzione della sfera cognitiva. Da qui l’importanza dell’osser- vazione, della ricerca e dell’analisi dei progressi relativi al positivo sviluppo dei processi di socializzazione scaturiti attraverso l’esperienza scolastica. In tale contesto il soggetto che si sente accolto, valorizzato ed incoraggiato, tende ad affrontare con maggior fiducia e serenità i percorsi tesi a far acquisire i saperi proposti dalla scuola e dai suoi docenti.
All’istituzione scolastica compete anche il compito di favorire un rapporto di rete rispetto al contributo che tante realtà associative possono offrire in tema di educazione e prevenzione del disagio. Una relazione tra diversi soggetti che, se ben articolata, può rafforzare la capacità di intervento socio-educativo. Molte, in tale ottica, le azioni, che possono favorire la lotta all’esclusione e al disagio; tra queste è bene ricordare il sostegno scolastico, inteso come acquisizione di un adeguato metodo di studio, e come aiuto nello svolgimento dei compiti; gli interventi tesi a favorire il potenziamento delle capacità relazionali con gli insegnanti e il gruppo dei pari; il recupero del drop-out, attraverso l’inserimento dei ragazzi in percorsi di formazione professionale e scolastico; l’educazione alla legalità, a fronte di una società che vede crescere i reati commessi dai minori non necessariamente appartenenti a classi sociali svantaggiate; il sostegno sociale e psicologico rivolto ai ragazzi che vivono situazioni familiari complesse (perdita prematura dei genitori, divorzi, lavoro minorile, ecc.); l’educazione alla salute tesa a prevenire i disturbi alimentari, l’abuso di psicofarmaci e il consumo di sostanze stupefacenti.
Si coglie, inoltre, la necessità di asili nido e di scuole dell’infanzia di qualità e numericamente sufficienti; più in generale, si avverte l'esigenza di scuole sicure ed accoglienti, di strutture scolastiche fornite di spazi per il gioco e di materiale didattico adeguato, rispetto a quelle che sono le esigenze della formazione e dello sviluppo psico-fisico degli allievi: bisogni che, ancora oggi, in Molise faticano a trovare piena cittadinanza. ☺
Dinanzi al massiccio diffondersi del disagio giovanile diviene ormai ineludibile interrogarsi sulla reale capacità di cogliere, sin dall’infanzia, eventuali fattori di sofferenza psicologica: molto spesso, infatti, le criticità e le debolezze presenti nei bambini tendono ad esplodere e ad acuirsi proprio nell’età adolescenziale, attraverso atteggiamenti rischiosi per la propria integrità (bulimia, anoressia, alcolismo, tossicodipendenza, ecc.). Ai genitori e agli insegnanti, che individuano un problema di apprendimento o di natura psicologica, compete il dovere di chiedere l’intervento di esperti. Un’ottica di azione entro la quale non è più tollerabile l’assenza di équipe formate da medici, psicologi, sociologi e pedagogisti: professionisti che, coadiuvati attivamente dal corpo docente, devono poter monitorare costantemente il benessere dell’intera utenza scolastica: un processo che, nella sua essenza, deve necessariamente svilupparsi dalla scuola dell’infanzia agli istituti superiori.
Gli stessi processi di apprendimento, costruiti all’interno della scuola, sono strettamente connessi alla qualità delle relazioni instaurate attraverso le dinamiche del gruppo-classe; un rapporto di natura circolare, ove la valorizzazione e lo sviluppo della dimensione socio-affettiva tra i coetanei, e tra gli insegnanti e gli allievi stessi, costituisce la base necessaria per favorire un’adeguata evoluzione della sfera cognitiva. Da qui l’importanza dell’osser- vazione, della ricerca e dell’analisi dei progressi relativi al positivo sviluppo dei processi di socializzazione scaturiti attraverso l’esperienza scolastica. In tale contesto il soggetto che si sente accolto, valorizzato ed incoraggiato, tende ad affrontare con maggior fiducia e serenità i percorsi tesi a far acquisire i saperi proposti dalla scuola e dai suoi docenti.
All’istituzione scolastica compete anche il compito di favorire un rapporto di rete rispetto al contributo che tante realtà associative possono offrire in tema di educazione e prevenzione del disagio. Una relazione tra diversi soggetti che, se ben articolata, può rafforzare la capacità di intervento socio-educativo. Molte, in tale ottica, le azioni, che possono favorire la lotta all’esclusione e al disagio; tra queste è bene ricordare il sostegno scolastico, inteso come acquisizione di un adeguato metodo di studio, e come aiuto nello svolgimento dei compiti; gli interventi tesi a favorire il potenziamento delle capacità relazionali con gli insegnanti e il gruppo dei pari; il recupero del drop-out, attraverso l’inserimento dei ragazzi in percorsi di formazione professionale e scolastico; l’educazione alla legalità, a fronte di una società che vede crescere i reati commessi dai minori non necessariamente appartenenti a classi sociali svantaggiate; il sostegno sociale e psicologico rivolto ai ragazzi che vivono situazioni familiari complesse (perdita prematura dei genitori, divorzi, lavoro minorile, ecc.); l’educazione alla salute tesa a prevenire i disturbi alimentari, l’abuso di psicofarmaci e il consumo di sostanze stupefacenti.
Si coglie, inoltre, la necessità di asili nido e di scuole dell’infanzia di qualità e numericamente sufficienti; più in generale, si avverte l'esigenza di scuole sicure ed accoglienti, di strutture scolastiche fornite di spazi per il gioco e di materiale didattico adeguato, rispetto a quelle che sono le esigenze della formazione e dello sviluppo psico-fisico degli allievi: bisogni che, ancora oggi, in Molise faticano a trovare piena cittadinanza. ☺
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