Scuola: indietro tutta
15 Maggio 2024
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Scuola: indietro tutta

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, alla fine ce l’ha fatta: il Senato ha approvato, con 76 sì e 54 no, il disegno di legge di revisione della valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti, conosciuto come “ddl Valditara”. Nel concreto, alla primaria torneranno, nelle pagelle, gli aggettivi “gravemente insufficiente”, “insuf- ficiente”, “sufficiente”, “discreto”, “buo- no” e “ottimo”, ossia i cosiddetti “giudizi sintetici” di un tempo, quelli aboliti solo quattro anni fa a vantaggio dei giudizi “descrittivi”. I secondi assegnano attualmente una valutazione (che va, via via, da un livello “di prima acquisizione” ad uno “base”, “intermedio” e poi “avanzato”) a ciascuno degli obiettivi stabiliti dai docenti nelle proprie discipline, esplicitando a che punto è un bambino – ad esempio in italiano – nell’ acquisizione della lettura, della scrittura, della comprensione e quant’altro.
“I giudizi analitici sul percorso dello studente resteranno e a questi si aggiungerà un giudizio finale sintetico. Un’operazione di chiarezza nell’interesse delle famiglie e degli stessi studenti”, ha specificato il ministro. La norma, in realtà, nemmeno chiarisce se saranno usati voti numerici o aggettivi, ma rimanda il tutto a un’ordinanza ministeriale che arriverà dopo il passaggio alla Camera dei deputati. Sta di fatto che la reintroduzione del giudizio sintetico, francamente, sa di antico e di una scuola che tende a mettere un bollino sommario sui bambini, a classificarli: parlare, come oggi si fa, di “livelli di acquisizione” significa mettere al centro l’alunno e il suo cammino, i suoi progressi, credere nell’evoluzione del processo di apprendimento, valorizzarlo ed incoraggiare, in ogni caso, un percorso. Rispolverare, invece, la vecchia terminologia dell’ottimo e del sufficiente (anzi, “gravemente insufficiente”) sa di selezione, di giudizio.
Non è finita qui.
Un’ulteriore novità consisterà nella reintroduzione, nella secondaria, della valutazione del comportamento, la cui attribuzione risponderà ad una casistica piuttosto dettagliata: sarà espressa in decimi (mentre attualmente è definita da un giudizio), farà media con le altre materie e, se da un lato prevede delle sanzioni “alternative” alla sospensione classica (come alcune attività di cittadinanza solidale), dall’altro prevede la bocciatura automatica con un “5 in condotta”.
Per il ministro Valditara si tratta di “un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti. A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive, io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti”.
A giudizio, invece, di tutto un fronte intellettuale (un nutrito numero di pedagogisti, numerose associazioni, esponenti dei sindacati e della cultura), questa operazione ha dietro di sé un’idea di bambino e di ragazzo pregiudiziale e pericolosa: si parte dal presupposto che l’alunno sbaglia e che il docente, piuttosto che porre in atto tutte le strategie possibili per implementare la propria autorevolezza, debba porsi solo come un soggetto autoritario, punitivo.
A indignarsi per l’approvazione al Senato sono in tanti. La delusione è legata ad un’amara constatazione: fino ad oggi avevamo una normativa sulla valutazione che era perfezionabile ma aveva fatto dei passi in avanti. Per di più, è un paradosso che la scuola non sia stata interpellata per un confronto su uno degli aspetti più delicati del lavoro docente e del percorso di apprendimento di uno studente. Questo voto suona, dunque, come una concessione ad un modello di scuola vecchio, più severo, che cancella un percorso che aveva dietro una sperimentazione, un’idea di bambino.
I bambini vanno valorizzati e non mortificati da una logica selettiva e classista, ci riempiamo la bocca degli anniversari “mi- laniani” e poi, don Milani, lo tradiamo così.
Il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro (che nel 2020, quando fu introdotta la riforma, era sottosegretario all’ istruzione), ha affermato: “Voi avete scelto di non ascoltare la scuola e quell’esercito di maestre e maestri che ogni giorno svolgono un lavoro straordinario e del tutto malpagato. È davvero insopportabile e contraddittorio che parliate ancora di merito, senza garantire una uguaglianza di opportunità. Non servono certo graduatorie o classifiche per le bambine e per i bambini, serve, piuttosto, migliorare le informazioni descrittive, che aiutano gli allievi a conoscere sé stessi e a essere orientati a dirigere la propria attività futura. Confondere, quindi, la valutazione col voto e attribuire a esso la funzione di stimolo dell’apprendimento significa non avere alcuna cognizione della complessità della questione. Questo provvedimento è miope, autoritario e portatore di un pensiero profondamente reazionario”.
Anche Elisabetta Nigris, docente presso l’Università Bicocca di Milano e coordinatrice della commissione che, nel 2020, ridefinì l’impianto valutativo nella scuola primaria ha commentato: “Questa proposta ribadisce la mancanza di dialogo fra la politica e la scuola che a gran voce, con tutte le associazioni professionali di docenti, dirigenti e genitori, ha chiesto di non tornare indietro rispetto a una riforma che ha mobilitato risorse ed energie per ripensare alla valutazione e al fare scuola come strumento di promozione dell’apprendimento di tutti e di ciascuno”. “Ancora una volta”, ha concluso Nigris “invece la valutazione è intesa e imposta come strumento di controllo della disciplina in sostituzione di una formazione seria, precoce e continua che metta in grado i docenti di gestire la classe e insegnare in modo efficace”.
Ancora una volta sembra di essere di fronte alla totale assenza di un pensiero pedagogico da parte della politica. Che tristezza.☺

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