
Scuola: novità o nostalgie?
“Abbiamo disegnato il cammino di bambini ed adolescenti dai 3 ai 14 anni, il percorso dall’infanzia alle medie. Ma stiamo lavorando anche per le superiori. E introduciamo molte innovazioni”. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato così ciò che è in cantiere riguardo alle nuove Indicazioni Nazionali per la Scuola del Primo Ciclo (l’ultimo aggiornamento dei programmi scolastici era stato fatto nel 2012 dall’allora ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, durante il governo di Mario Monti) che hanno presto acceso il dibattito fra convinti sostenitori, accesi detrattori… e pacati occhi critici.
Previste per il 2026-2027, queste indicazioni introducono una serie di novità nell’insegnamento di alcune materie che per Valditara esprimono il “meglio della nostra tradizione”: per esempio la reintroduzione (opzionale) del latino alle medie, l’indicazione di far imparare a memoria le poesie agli studenti come si faceva in passato, e di concentrare lo studio della storia sui “popoli italici” invece che sul resto del mondo.
Sebbene le indicazioni non abbiano un valore prescrittivo, e i singoli istituti conservino poi un certo margine di flessibilità per decidere come strutturare gli insegnamenti, fanno molto parlare di sé per il tono da “scuola nostalgica” che portano cucito addosso.
Le nuove indicazioni sono state elaborate da una commissione di esperti incaricati dal ministero. Tra loro ci sono alcune persone note come lo storico ed editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia, il latinista Andrea Balbo, il presidente emerito dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini e il violinista Uto Ughi. Vediamole appena appena più da vicino per farci un’idea.
Finora le indicazioni per le scuole primarie (quelle che un tempo erano le elementari) partivano sostanzialmente dal terzo anno, perché nei primi due anni gli alunni imparano a leggere, scrivere e contare. Valditara ha spiegato però che introdurrà lo studio della letteratura fin dal primo anno con l’obiettivo di “imparare a scrivere bene”, con testi semplici come filastrocche e scioglilingua da imparare a memoria ma anche con “primi accenni di epica classica, mitologia greca e orientale” e saghe nordiche. Paola Frassinetti, sottosegretaria al ministero dell’Istruzione, di Fratelli d’Italia, ha affermato che nelle indicazioni per le scuole primarie sarà presente in qualche forma anche la Bibbia, in quanto rilevante “anche per aver ispirato numerose opere di letteratura, musica, pittura e influenzando il patrimonio culturale di molte civiltà”. Valditara ha inoltre insistito sulla necessità di studiare bene la grammatica e ha parlato dell’ apprendimento dell’italiano come se fosse una sorta di disciplina personale a livello morale: “La chiarezza deve essere presentata come una forma di autocontrollo e anche di doveroso impegno verso l’altro”, ha detto. Sempre riferendosi ai nuovi programmi della primaria, Valditara ha detto che gli alunni studieranno il “nostro patrimonio storico”, cioè sui “popoli italici, le origini e le vicende dell’antica Grecia e di Roma, le loro civiltà, i primi secoli del cristianesimo”. Per quanto riguarda l’insegnamento in generale della storia, Valditara ha detto che sarà inoltre abolita la “geostoria”, che unisce lo studio della storia a quello della geografia. Infine, una delle novità che stanno facendo più discutere è la reintroduzione opzionale del latino alle scuole secondarie di primo grado, da cui era stato abolito nel 1978. Lo si potrà studiare dalla seconda media e non sarà più una materia extracurricolare ma curricolare, cioè inserita nell’orario delle lezioni per chi ne farà richiesta: “Apriamo le porte a un vasto patrimonio di civiltà e tradizioni; poi rafforziamo la consapevolezza della relazione che lega la lingua italiana a quella latina. E poi c’è il tema, importantissimo, dell’eredità”, afferma il ministro.
Le indicazioni nazionali sono state molto criticate dagli studenti e dall’ opposizione. La Rete degli Studenti Medi ha criticato il mancato coinvolgimento degli studenti nei lavori della commissione. “Valditara mette la Bibbia e toglie la geostoria: questa riforma è inaccettabile su ogni livello”, è il commento del sindacato Uds (Unione degli studenti). “L’introduzione dello studio della Bibbia nel programma è una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del governo”, dichiara Tommaso Martelli, e aggiunge: “Ridurre lo studio della geostoria, materia che permette di analizzare gli eventi storici legandoli al luogo dove essi si sono svolti, aprendo le menti degli studenti, per sostituirla con lo studio della sola storia italiana o occidentale in senso stretto, è una scelta che prende la direzione di una scuola estremamente nazionalistica e contraria ad un’apertura che soprattutto in questa fase storica sarebbe necessaria”.☺