Sere e sorprendenti svaghi seri
15 Febbraio 2025
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Sere e sorprendenti svaghi seri

Nello scorso numero di la fonte intervenivo sulla poesia di Quasimodo Ed è subito sera: «Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole/ ed è subito sera». L’efficacia di un testo e la sua rilevanza nel nostro comune bagaglio culturale si misura anche dal numero e dalla qualità delle occasioni in cui altri poeti vi ritornano, con variazioni e riscritture. In questo caso possiamo approfittare di un formidabile libro di giochi poetici in cui sette maestri della poesia ludica espongono le loro fantasmagoriche trovate verbali. Si tratta di Biancaneve e i settenari. Antologia di poesia giocosa (Milano, Bompiani, 2022), a cura di Stefano Bartezzaghi, in una collana da lui diretta che, dal 2019, recupera il titolo di una collana inventata da Umberto Eco nel 1967, e poi interrotta: «Amletica leggera». Per ulteriore precisione, questo volumetto di 208 preziose pagine vi si colloca con l’etichetta Esercizi di Amletica leggera, Specialità: poesia a ostacoli.
In effetti, ciascuno dei sette autori in pista specifica quali specifici ostacoli tecnici abbia individuato per il proprio personale percorso, e poi scatta fuori dai blocchi per compiere, su quegli ostacoli, la sua mirabile corsa, in tempi di lettura che variano fra i 30 e i 20 fogli netti. Come si usa nelle carrellate televisive sui concorrenti, eccoli corsia per corsia: Marco Ardemagni (Milano, 1963); Duccio Battistrada (Roma, 1965); Alessandra Celano (Bisaccia, 1962); Gianni Cossu («l’anagramma del suo nome è sogna, unisci. Non sa altro di sé»); Matteo Pelliti (Sarzana, 1972); Luciana Preden (Napoli 1966); Giuseppe Varaldo (Imperia, 1950). In fondo al libro, un Sommario delle discipline praticate, ovvero una sorta di dizionario che via via illustra natura e modi dei singoli ostacoli che ciascuno si è posto sul cammino, da Acrostico a Traduzione pseudo-omofonica, passando per sfiziosità come Anascarto, Espansione ortoalfabetica progressiva, Girovocalismo, Lipogramma, Sciara, Stornellik (manca Fánfola, anche se sia Battistrada sia Celano si pongono sulla scia di Fosco Maraini, inventore, con la raccolta Gnosi delle Fanfole, di poesie imperniate su parole del tutto inventate e tuttavia tali da depositare un complessivo brillante significato: ma se ne legge alla voce Metasemantica, poesia).
Non si può qui seguire la gara in tutti i suoi stupefacenti particolari. Ne isoliamo fotogrammi tornando alla ricordata lirica di Quasimodo. Ardemagni ne offre una «ricombinazione di tutte le parole […] in un diverso ordine», con il titolo Raggio: «Ed è terra di ognuno: un trafitto cuor/ sta subito da solo sul sole della sera». In Battistrada, invece, «il gioco consiste nel rovesciare parola per parola il senso di una poesia o di una canzone rimanendo fedeli alla metrica originaria». Per le canzoni si sperimenta su Angeli negri, I Watussi, Azzurro, Ancora, La donna cannone, C’era un ragazzo che come me…. Fra le poesie, oltre che a Sandro Penna e al Montale di «Meriggiare pallido e assorto» e di «Ho sceso, dandoti il braccio», si volge al nostro Quasimodo, così (senza titolo): «Nessuno va insieme ai bordi del cielo/ schivando un’eclissi di luna./ E non è mai mattina».
Su contigue corsie corrono Matteo Pelliti e l’agilissima Luciana Preden (dai suoi Incroci obbligati: «Ei fu sì come immobile/ che c’è un amico in più:/ tre volte nella polvere/ stai comodo anche tu!/ Così, percossa, attonita/ a farti compagnia/ stette la spoglia immemore:/ non farla andare via […]»). La Preden presenta addirittura due pagine di partitura musicale della celebre aria iniziale del Don Giovanni di Mozart, sostituendo al Madamina del testo di Da Ponte (che diviene «da Conte», inteso come il premier) un Mascherina, il catalogo è questo in cui si aggiorna quella celebre aria ai tempi del covid-19 («mal’aria della conferenza stampa»: e qui l’attrito fra gioco letterario e drammaticità dell’evento solleva, a dire il vero, qualche imbarazzo). Pelliti inserisce fra le tante altre perle di questo fantastico libro (una vera gioia per l’intelligenza) quattro variazioni su L’infinito di Giacomo Leopardi (Randomizing James), fra cui il seguente remake del sacro testo (una cui spassosa ‘traduzione’ in vernacolo senese da parte di Francesco Burroni si può reperire agevolmente da lui stesso declamata e trascritta online, nonché leggere nel suo Occhevversifai?!, Betti Editrice 2012):

L’attimo urbano

Mai abbastanza lo detestai ’sto spiazzo,
e ’l marciapiede basso che per poco
guida lo sguardo in primo piano.
Così, in piedi e distratto, l’angusta
piazzetta marciapiedata, e ’l plebeo
bailamme e ’l casuale caos
mi tocca di guardare, finché
non ne rido di cuore. Come di un clacson
che disturbi tra l’asfalto, io
in quel breve casino il rumore
torno a distinguerlo: e mi scordo l’effimero giorno,
i secondi più vii, e l’attimo
morente, e il suo silenzio. Non sempre
nel quotidiano i sensi son stimolati:
e ’l coabitar è triste in un monolocale.

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