Smilitarizzare la scuola
Recentemente il quotidiano Primo Piano Molise ha riportato la notizia della visita di scolaresche alla Caserma dei Carabinieri a Trivento. Nell’articolo viene riportato l’interesse dei bambini per gli oggetti messi loro a disposizione, tra cui anche scudi, giubbetti antiproiettili e manganelli.
Come “Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole” ci chiediamo cosa c’entra l’educazione alla legalità e, quindi ai valori della Costituzione, col portare i bambini in una Caserma e far toccare loro vere e proprie armi. Con la sensibilità dei bambini non si gioca. E con armi vere la loro psiche potrebbe essere turbata o plasmata per via della fiducia verso gli insegnanti, probabilmente ignari, ma non per questo meno responsabili.
L’educazione alla legalità potrebbe essere un obiettivo importante se coniugato con la legittimità e la giustizia, ma l’educazione alla sicurezza, insieme a quello della legalità, richiama ad una visione della realtà distorta. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, ma vanno tutti nella direzione di costruire o consolidare il rapporto con il mondo militare che nulla dovrebbe avere a che fare con la formazione delle nuove generazioni.
In occasione di celebrazioni di ricorrenze belliche le caserme italiane, da nord a sud, accolgono scolaresche festanti; in Lombardia per il prossimo anno scolastico 2023-2024 sono già stati attivati dei protocolli per un Progetto Interforze di Educazione alla Cittadinanza e alla Legalità: “Esercito Italiano, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Aeronautica Militare e Marina Militare in memoria delle Vittime del Dovere”.
Nonostante tutti i tentativi di smantellamento della scuola pubblica, ancora forti della loro missione educatrice, le nostre scuole pullulano di progetti e percorsi didattici interdisciplinari che guidano studentesse e studenti verso la consapevolezza del valore della pace. Dialogo, tolleranza, comunicazione assertiva, gestione nonviolenta delle conflittualità, comprensione e rispetto dell’altro e delle alterità, riconoscimento dei diritti umani: queste sono le parole d’ordine che contrassegnano l’agire educativo del personale della scuola.
In una società civile, autenticamente tale, l’istruzione e la formazione garantite dallo Stato si pongono come uno dei pilastri fondativi, in grado di erogare ai propri cittadini un sistema di insegnamento intenzionale e sistematico: la relazione educativa dunque, realizzata in un contesto istituzionale e finalizzata all’apprendimento di un determinato patrimonio culturale, si esplica a partire da una serie di valori e princìpi riconosciuti dalla collettività e sanciti nel corso del tempo dalla normativa nazionale e internazionale.
Nella “Convenzione ONU dei diritti del fanciullo” del 1989, tra le finalità dell’educazione del fanciullo, all’art.29 viene ribadita la preparazione a vivere “in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, …”.
Dobbiamo aspettare però lo “Studio delle Nazioni Unite sull’educazione al disarmo e alla non proliferazione” del 2002 per avere in evidenza il nesso inscindibile tra pace, disarmo e non proliferazione e la necessità di sistemi di istruzione che educhino in tal senso: “Strumento fondamentale per la crescita della cultura della pace è la promozione di curricula di studio su risoluzione pacifica dei conflitti, dialogo, creazione del consenso e non violenza attiva” il cui obiettivo “è quello di impartire conoscenze e capacità per incoraggiare gli individui ad offrire il loro contributo in qualità di cittadini nazionali e del mondo al fine di raggiungere un completo disarmo generale sotto effettivo controllo internazionale”.
Per noi dell’Osservatorio l’impegno assunto è però quello dell’indicazione della strada maestra della nonviolenza attiva, che non scopriamo oggi, ma che si basa sul valore della fratellanza e sorellanza universale, della solidarietà e della cooperazione e del legame con l’ambiente, a fondamento della Costituzione italiana. La difesa, come ci indica don Lorenzo Milani in Lettera ai giudici, è anche nonviolenta.
Per noi la scuola e la società “sicu- ra” è quella che “si-cura” delle relazioni, della comunità, dell’ambiente e della conoscenza. Accompagnare dei bambini così piccoli in una caserma per far toccare loro delle armi ci sembra contrario allo spirito della nostra Costituzione e della scuola.☺