sorprese
6 Novembre 2010 Share

sorprese

 

    Carissimo Don Antonio,

mentre il papa parlava domenica scorsa a Palermo, mentre rendeva omaggio a Falcone e Borsellino, pensavo a lei ed alla Sua battaglia. Come mai?

Nel 1995, durante il convegno della chiesa italiana ero a Palermo. Fumavano ancora le macerie di Via D’Amelio e di Capaci, ed io avevo avuto un sogno. Ecco il papa che ha tuonato contro la mafia per le nostre strade insanguinate. Cammina tra gente festante. Migliaia di bandierine bianco-gialle e tricolori si agitano in mano a bambini e donne. Per giungere al palco pontificio il corteo deve sfiorare i quartieri dove sorge ancora la casa martoriata di Borsellino. Mi pare che ad un certo punto il papa sfugga al cordone di sicurezza, imponga una deviazione al corteo, sosti davanti a quell’albero di ulivo dove ingenui cittadini appendevano i loro messaggi al magistrato ed a quel pugno di uomini che avevano dato la vita per proteggere gli onesti dalle sopraffazioni mafiose…

Purtroppo era un sogno. Ma a distanza di 15 anni quel sogno, in qualche modo diventa realtà. Chi l’avrebbe mai immaginato che Benedetto XVI trovasse il coraggio di distanziarsi così chiaramente dalla mafia, tradizionale supporto di tanti regimi politici, di tanti partiti di governo che hanno retto l’Italia fino ad oggi? Il card. Martini aveva detto alla elezione del cardinale Ratzinger che il nuovo papa ci “avrebbe sorpreso”. Spero che questa di Palermo sia un inizio di sorprese.

Io, come siciliano, gli sono grato per questo gesto, e voglio leggere in esso un cambio di rotta della mia chiesa. Almeno una speranza concreta di cambio di rotta. Non può esserci un “Dio dei mafiosi” (ha letto il libro di Cavadi? Ha seguito il convegno recente di Roma?) ed un Dio delle vittime della mafia. Neppure può esserci un Dio dei politici che dalla mafia si fanno eleggere al prezzo di grandi favori da restituire agli “uomini di onore”. C’è un solo Dio, quello di cui ci ha parlato Gesù, Parola del Padre fatta carne e storia per la nostra liberazione “da ogni turbamento”. Non si può continuare a sostenere uomini collusi con la mafia (pensi a Cuffaro) solo perché ex alunni di istituti religiosi.

Come italiano ne ho ancora una: la chiesa apra gli occhi e misuri la sua missione evangelica dalla vicinanza chiara e netta col mondo dei poveri: alluvionati, terremotati, affamati, profughi, rom, emarginati di ogni tipo, vittime della guerra e di qualsiasi violenza. Forse avrà allora meno favori dal potere, forse vedrà messo in discussione l’otto per mille, forse vedrà scemare il suo potere di “presenza” che conta, ma si avvicinerà al suo Signore divenendo “buona notizia” credibile per tutti gli infelici figli di Dio.

Come cittadino del mondo aspetto un’altra sorpresa: quella di un papa che va a completare quella messa interrotta dallo sparo che assassinò Mons. Romero. 

Si chiederà ancora che c’entra Lei con tutto questo mio sognare ed aspettare. C’entra, perché mentre ammiro il Suo impegno (è chiesa anche Lei, è chiesa la sua comunità che si esprime ne “La Fonte”) dico amaramente che noi preti non contiamo perché veniamo considerati matti che cantano fuori dal coro. È necessario che l’ufficialità, l’istituzione si distanzi da certe connivenze anche indirette con chi fa affari sulle disgrazie della gente, con chi “ride” su un “bel terremoto” in Abruzzo e sul “bell’alluvione” a Giampilieri di Sicilia. Il papa ha tracciato questa strada – mi pare. Spero che non ci siano “sorprese” di segno contrario.

   Un fraterno saluto a Lei e comunità da questo ingenuo fratello Suo nel battesimo e nel ministero sacerdotale. ☺

 

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