Suditudine
Da L. Papi, Suditudine. Poesie e giri di parole, Il Bene Comune Edizioni, Campobasso, 2021, pp. 55-56.
da quando non ci siamo
più presi per la mano
camminando sulle eterne ore
come quando eravamo
insieme
gregge e pastore
sull’erba bagnata del tratturo.
Suditudine
da quando non abbiamo
più ascoltato
appoggiati
con le spalle al muro
la voce dei paesi solitari
nella terra che resiste
e solo per gli sciocchi
non esiste.
Suditudine
perché non ci siamo
più affacciati
ai litorali
d’inverno abbandonati
nelle tenere giornate ioniche
con la malinconia
quando eravamo noi, soli
sotto il canto della pioggia
in litania.
Suditudine
da quando non abbiamo
più assaggiato
la delizia dei gelsi e dei limoni
dei pistacchi, testimoni
dei giorni meridiani.
E il pasticciotto con la crema!
E le polpette?
Così buone, maledette.
Suditudine
seduti al tavolino ci rivedo
sotto lo sguardo
del Pio padre al muro
finto distratto
che pareva divorare il piatto.
Suditudine
da quando non so quando
ti chiedevo, dove siamo?
E non era importante la risposta
perché mi fidavo e basta.
Ti ricordi il randagio di Sicilia?
Ci portò dalla Madonna
era scarno e solitario
dell’anno nuovo era vigilia.
Come lui mi cibo
del ricordo del cibo
del silenzio
mi alimento
perché il tuo vocabolario
è spento.
Suditudine
da quando mi osservi
con lo sguardo vispo e zitto
di traverso
senza proferire un verso
mi tiene compagnia la Suditudine.
È quasi tempo di processione
ci si incammina sul lastricato manto:
resurrezione?
Speriamo…
che non si perda per la strada il santo.