Laudato sì è un’enciclica che ci restituisce, come credenti, un’assoluta credibilità nei confronti dei movimenti popolari e sociali. Per troppo tempo i movimenti ambientalisti hanno tentato di convincere delle loro ragioni il mondo, di cui anche i cristiani fanno parte, considerandoli però dall’altra parte della barricata, emarginati o tacciati come nemici dello sviluppo, svuotati di qualunque autorevolezza.
Oggi inizia un’altra storia: addirittura un papa si permette di svelare chi c’è dietro questa crisi ecologica con chiarezza e precisione, restituendo dignità ed autorevolezza ad almeno 40 anni di storia di lotte in difesa dell’ambiente. Lotte spesso definite, anche dai nostri politici locali, come quelle dei comitatini. Ed infatti Francesco loda Dio per i doni del creato e nel contempo elogia i movimenti: “Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo”.
Nei pensieri della chiesa anche le generazioni senza futuro: “I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”. La posta in gioco per Francesco è il futuro del pianeta: “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche”.
Ciò che sorprende leggendo le pagine illuminate che tutti dovrebbero leggere, è la dovizia di particolari che non fanno mai perdere di vista il tutto. La scienza è presente ed è la base delle argomentazioni etiche, le quali non sono mai paternalistiche o vagamente predicatorie. Il linguaggio è chiaro, diretto e soprattutto individua quelle connessioni ed interconnessioni decisive per collegare la terra, il cibo, l’energia, i cambiamenti climatici, la finanza, il debito estero e il debito ecologico. “Cercherò di assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile, lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue. … Per esempio: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita”.
Francesco sembra un chirurgo che indica alla sua èquipe le cause della disfatta del pianeta e dell’umanità e tocca una questione fondamentale che è il concetto del tempo e del cambiamento: “La continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro, in quella che in spagnolo chiamano “rapidación” (rapidizzazione). Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica. A ciò si aggiunge il problema che gli obiettivi di questo cambiamento veloce e costante non necessariamente sono orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale. Il cambiamento è qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità”.☺
Laudato sì è un’enciclica che ci restituisce, come credenti, un’assoluta credibilità nei confronti dei movimenti popolari e sociali. Per troppo tempo i movimenti ambientalisti hanno tentato di convincere delle loro ragioni il mondo, di cui anche i cristiani fanno parte, considerandoli però dall’altra parte della barricata, emarginati o tacciati come nemici dello sviluppo, svuotati di qualunque autorevolezza.
Oggi inizia un’altra storia: addirittura un papa si permette di svelare chi c’è dietro questa crisi ecologica con chiarezza e precisione, restituendo dignità ed autorevolezza ad almeno 40 anni di storia di lotte in difesa dell’ambiente. Lotte spesso definite, anche dai nostri politici locali, come quelle dei comitatini. Ed infatti Francesco loda Dio per i doni del creato e nel contempo elogia i movimenti: “Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo”.
Nei pensieri della chiesa anche le generazioni senza futuro: “I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”. La posta in gioco per Francesco è il futuro del pianeta: “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche”.
Ciò che sorprende leggendo le pagine illuminate che tutti dovrebbero leggere, è la dovizia di particolari che non fanno mai perdere di vista il tutto. La scienza è presente ed è la base delle argomentazioni etiche, le quali non sono mai paternalistiche o vagamente predicatorie. Il linguaggio è chiaro, diretto e soprattutto individua quelle connessioni ed interconnessioni decisive per collegare la terra, il cibo, l’energia, i cambiamenti climatici, la finanza, il debito estero e il debito ecologico. “Cercherò di assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile, lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue. … Per esempio: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita”.
Francesco sembra un chirurgo che indica alla sua èquipe le cause della disfatta del pianeta e dell’umanità e tocca una questione fondamentale che è il concetto del tempo e del cambiamento: “La continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro, in quella che in spagnolo chiamano “rapidación” (rapidizzazione). Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica. A ciò si aggiunge il problema che gli obiettivi di questo cambiamento veloce e costante non necessariamente sono orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale. Il cambiamento è qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità”.☺
Laudato sì è un'enciclica che ci restituisce, come credenti, un'assoluta credibilità nei confronti dei movimenti popolari e sociali.
Laudato sì è un’enciclica che ci restituisce, come credenti, un’assoluta credibilità nei confronti dei movimenti popolari e sociali. Per troppo tempo i movimenti ambientalisti hanno tentato di convincere delle loro ragioni il mondo, di cui anche i cristiani fanno parte, considerandoli però dall’altra parte della barricata, emarginati o tacciati come nemici dello sviluppo, svuotati di qualunque autorevolezza.
Oggi inizia un’altra storia: addirittura un papa si permette di svelare chi c’è dietro questa crisi ecologica con chiarezza e precisione, restituendo dignità ed autorevolezza ad almeno 40 anni di storia di lotte in difesa dell’ambiente. Lotte spesso definite, anche dai nostri politici locali, come quelle dei comitatini. Ed infatti Francesco loda Dio per i doni del creato e nel contempo elogia i movimenti: “Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo”.
Nei pensieri della chiesa anche le generazioni senza futuro: “I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”. La posta in gioco per Francesco è il futuro del pianeta: “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche”.
Ciò che sorprende leggendo le pagine illuminate che tutti dovrebbero leggere, è la dovizia di particolari che non fanno mai perdere di vista il tutto. La scienza è presente ed è la base delle argomentazioni etiche, le quali non sono mai paternalistiche o vagamente predicatorie. Il linguaggio è chiaro, diretto e soprattutto individua quelle connessioni ed interconnessioni decisive per collegare la terra, il cibo, l’energia, i cambiamenti climatici, la finanza, il debito estero e il debito ecologico. “Cercherò di assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile, lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue. … Per esempio: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita”.
Francesco sembra un chirurgo che indica alla sua èquipe le cause della disfatta del pianeta e dell’umanità e tocca una questione fondamentale che è il concetto del tempo e del cambiamento: “La continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro, in quella che in spagnolo chiamano “rapidación” (rapidizzazione). Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica. A ciò si aggiunge il problema che gli obiettivi di questo cambiamento veloce e costante non necessariamente sono orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale. Il cambiamento è qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità”.☺
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