sulla cultura delle armi
28 Dicembre 2012 Share

sulla cultura delle armi

 

Dopo l’ennesima strage a colpi di arma da fuoco negli Stati Uniti, sono riemersi gli stessi interrogativi che seguono un evento del genere. È giusto o meno che in una nazione sia così facile possedere un’arma da fuoco? Ci si può ancora appellare al secondo emendamento, di una Costituzione datata fine Settecento, per giustificare il diritto a questo possesso? E soprattutto, quanto business c’è dietro la vendita di armi?

Un film: Bowling a Columbine

titolo originale: Bowling for Columbine, regia: Michael Moore, anno: 2002, origine: USA

Partendo dal massacro alla Columbine High School, in Colorado, avvenuto nel 1999, Michael Moore si interroga sulla società statunitense e sul suo rapporto con le armi da fuoco. Tra associazioni che promuovono le armi da fuoco – come la NRA, la National Rifle Association – e le interviste a comuni cittadini in giro per gli Stati Uniti, Moore mostra il rapporto quasi morboso degli statunitensi nei confronti delle armi. Un documentario scorrevole e dettagliato che riesce a far riflettere anche con la sua enorme dose di ironia.

Un libro: Armi, un affare di stato

di: Duccio Facchini, Michele Sasso, Francesco Vignarca, anno: 2012, casa editrice: Chiarelettere in collaborazione con Altreconomia

Un business miliardario per la prima volta raccontato minuziosamente in un libro, con tanto di nomi e cognomi dei soggetti coinvolti. Una lobby potentissima in costante crescita, anche in piena crisi economica internazionale. Ci si domanda come mai la Grecia, sull’orlo del baratro, spenda più di tutti in Europa per quanto riguarda la difesa. E in quanti sanno che l’Italia è il 5° paese al mondo nella produzione di armi? Dati inquietanti su cui occorre sapere di più. Un giro di miliardi che fa gola a molti e che coinvolge diversi soggetti.

Una canzone: To The Teeth

di: Ani DiFranco, anno: 1999, album: To The Teeth

“To The Teeth” più che una canzone è una poesia amara sulla corsa agli armamenti e sui suoi effetti negativi nella società. Una società fatta di gente che si arma “fino ai denti”, scambiando questo per libertà, mentre l’unico risultato che riesce a ottenere è rendere più pericolosa la società stessa in cui vive. Quando si portano a casa le armi il rischio che questo degeneri in tragedie è molto alto. Ciò che suggerisce la DiFranco è di guardare dove sono i profitti, per capire la menzogna che sta dietro a questa mania di possedere armi, e di non credere alle bugie raccontate dai media e dalle associazioni di categoria, interessate a lucrare anche sul sangue della gente.

 

 

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