Sviluppo o affari?
5 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
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Sviluppo o affari?

Il consiglio comunale del 22 Settembre a Termoli si è rivelato l’ennesima e triste dimostrazione del fatto che chi ci amministra non ha ben chiaro un semplice ed elementare concetto: se lor signori occupano gli scranni del palazzo comunale, non è per volontà divina, ma perché eletti dalla cittadinanza. Ed è a questa che devono rendere conto. In nome di una “riqualificazione” del centro cittadino, è prevista la realizzazione di opere futuristiche ed in netto contrasto con la storia e l’architettura del posto, con velleità da moderna metropoli e, dunque, quantomeno ridicole. Il costo di questo progetto megalomane è di “soli” 19 milioni di euro: in parte fondi pubblici ed in parte in project financing. Cosa ci guadagna un privato nel finanziare un progetto di tale portata? Tanto, nel nostro caso: appartamenti, 2.000mq di area commerciale, un auditorium e la gestione trentennale del parcheggio sotterraneo. Date le premesse, è lecito che si insinui il dubbio: il fine ultimo è davvero il miglioramento della vita cittadina, la riduzione del traffico (parlare di traffico, a Termoli, fa sorridere), la creazione di posti di lavoro (affermazione da riso amaro) o si tratta, semplicemente, di “affari”? Sono domande e dubbi che non avranno mai delle risposte, se non quelle ufficiali e di circostanza. Ma è bene che chi ci amministra sappia che la cittadinanza non è un branco di pecore addomesticabile e che la partecipazione al consiglio di tanti cittadini indignati, nonostante l’orario appositamente mattutino, pesa come un macigno sulla presunta democrazia partecipata. Quest’amministrazione dovrebbe iniziare a capire che non è né più né meno del ruolo per cui è stata eletta. L’arroganza, la sufficienza, la totale mancanza di rispetto, non fanno altro che corroborare la tesi dell’ultimo degno presidente che abbia avuto la nostra Repubblica: “Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre” (Sandro Pertini). Per ora, ci basterebbe che provassero un minimo di vergogna.

 

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