Territorio bene comune
9 Dicembre 2023
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Territorio bene comune

In questo tristissimo mese di sangue e massacro il cuore è troppo gonfio di dolore e rabbia per parlare di argomenti strettamente politici: tra l’altro l’inadeguatezza sempre più evidente del governo purtroppo in carica fa desiderare di trovare altri argomenti, non meno importanti ma meno carichi di coinvolgimento affettivo.
Torniamo dunque ad occuparci di territorio e ambiente: anche qui c’è poco da stare allegri, considerata l’importanza scarsissima che tutte le amministrazioni regionali (e non solo) sembrano attribuire all’argomento; ma le modifiche apportate al progetto Maverick per l’eolico a mare chiedono indubbiamente un’analisi.
Sostanzialmente due sono le novità, da quello che sappiamo (per poter essere certi dei dettagli dovremo aspettare la pubblicazione sul sito del Ministero, dopo che sarà stata fissata la data dell’inizio di procedura di VIA): l’annullamento dell’impianto per produzione e stoccaggio di idrogeno, già in partenza piuttosto privo di consistenza, e la riduzione dell’area interessata dalla concessione, con conseguente diminuzione del numero delle pale eoliche a circa 70. La potenza totale degli aerogeneratori resta comunque eccessiva, con capacità di produrre 2.673 Gwh, tale da portare il surplus di energia prodotta in Molise a cifre altissime. L’impatto visivo non muta di molto ed altera comunque la fruizione del paesaggio costiero.
Il problema resta sempre lo stesso: l’appropriazione di un bene comune, il territorio nelle sue varie forme, pretesa da privati nel nome di una sostenibilità spesso solo nominale e coperta da una coltre di green washing pesante come il piombo. E resta lo stesso il ricatto ambiente-lavoro, divenuto ormai insostenibile: 750 posti di lavoro promessi, che anche se fossero reali riguarderebbero solo la fase di installazione, e potrebbero addirittura coinvolgere più che altro la zona di Vasto, se venisse ritenuta più idonea per accogliere i macchinari necessari.
C’è poi, come da copione, la promessa di compensazioni e sconti in bolletta, cosa vergognosa in sé e vietata per legge nel caso di impianti per produzione di energie rinnovabili; ciò che stupisce è che mai nessuno si ferma un attimo a pensare che se si parla di “compensare” qualcosa, deve esserci un danno da qualche parte che bisogna riparare…
Quali e quanti danni siamo disposti a tollerare in Molise? Ogni estate puntualmente ci viene ripetuto quanto i piccoli borghi, le valli, le montagne e la costa della nostra terra attirino visitatori da ogni parte d’Italia, quanto siano volano di lavoro e sviluppo. E cosa contiamo di offrire a questi visitatori?
Una selva di enormi pale in mare, distese di pannelli fotovoltaici sui campi, foreste di torri eoliche in terra? Senza programmazione, senza limiti, senza senso comune. In un quadro di dissesto idrogeologico che distrugge la viabilità e mostra senza bisogno di parole quanto il territorio sia abbandonato, devastato, svenduto. In nome di tappeti rossi stesi davanti al primo imprenditore piovuto non si sa da dove, spesso con capitali limitati o di provenienza non certa, con l’idea ossessiva che le imprese non devono essere mai contrariate e che il dio Sviluppo giustifica tutto.
E se per una volta riflettessimo che il territorio è un bene fragile, non eterno e soprattutto non di proprietà di chi per un periodo limitato si trova ad averne la disponibilità? Se ci ricordassimo che amministrare significa governare i fenomeni e capire che prendere decisioni dall’impatto prolungato e spesso irreversibile comporta saper vedere oltre il proprio mandato elettorale? Se soprattutto fossimo coscienti del fatto che come cittadini e abitanti di un luogo abbiamo il diritto di contare e discutere le scelte che muteranno profondamente quel luogo e possono pregiudicare il diritto delle generazioni future a goderne?
Dobbiamo essere capaci di esigere da chi governa, a tutti i livelli, la capacità di programmare e condividere le scelte: tutte le nostre amministrazioni, di qualunque livello, hanno dimostrato di non esserne capaci, di cedere di volta in volta a proposte per lo più estemporanee e dalle ricadute nel tempo negative per il paesaggio, l’economia, la salute. Soprattutto hanno dimostrato fastidio non celato per qualsiasi tentativo dei cittadini di avere voce in capitolo. Ma il territorio è nostro, e le cambiali elettorali in bianco dovrebbero essere scadute da un pezzo. Come le promesse di “sistemazione” in cambio di voti…
Le porte lasciate sostanzialmente aperte al progetto Maverick dimostrano ancora una volta l’assenza assoluta di un’idea globale di futuro per il Molise, e la volontà di continuare ad accettare di volta in volta anche le proposte più balzane senza valutarne appieno le ricadute, con la consueta arroganza, mancanza di ascolto e visione miope.
Saremo capaci di invertire questa rotta? Il tempo è ormai poco, il cambiamento climatico corre, lo spopolamento svuota la nostra terra; è ora di prendercene cura assumendo il peso della corresponsabilità collettiva. ☺

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