Si è formata una abitudine, nella composizione della critica, della saggistica ed anche della letteratura italiana – anzi direi un atteggiamento – secondo il quale l’analisi e la potenziale forza innovativa del ‘passato’ si polverizzano in pochi, ineludibili, inutili istanti.
Il passato – nelle analisi e nei dibattiti incentrati sullo studio dei fenomeni politici, sociali ed economici – diventa immediatamente fastidio e retorica, utile solo alla compilazione di inutili aneddoti e perversioni semantiche ad uso di sistematiche revisioni della storia. Altro sarebbe – e sostengo questa ginnastica dell’intelletto – ricordarsi e sostenere che finché siamo in vita il passato è esattamente la costruzione del presente!
Così sarà sempre un punto di forza, per la definizione e per la giusta collocazione del nostro presente, ricordare e sostenere – ad esempio – che la Strage di Stato rappresenta per la storia della nazione italiana il primo atto di una strategia politico-militare (detta ‘della tensione’) messa in atto da poteri finanziari e politici ‘forti’ che, nati dalla decomposizione delle antiche logge massoniche nazionaliste e poi fasciste, posero le basi per una ricomposizione sociale messa in pericolo dalle emergenti forze popolari che nelle fabbriche, nelle scuole e nelle campagne gridavano con forza il desiderio di formare uno stato sociale comunitario, onesto e produttivo.
Dirottare le analisi del ‘passato’ e liquidarle in breve, sostenendo invece l’invadenza di una frenetica decomposizione dell’informazione che corre veloce sulle dinamiche del presente, schiacciando la potenza del passato, è il rischio al quale siamo indotti e dal quale siamo inevitabilmente schiacciati.
Dimentichiamo con troppa facilità e peccaminosa leggerezza i fantasmi del passato… E forse, come per le dinamiche familiari e private, crediamo che questo sia – in fondo in fondo – un bene per la salvaguardia dell’equilibrio comportamentale… e però, dimentichiamo anche, così pensando, che la forza del nostro presente – se mai riuscissimo a non perderne le tracce – si basa esattamente sui risultati delle dinamiche nate dal passato: memoria e melanconia fanno parte del bagaglio intellettivo e materiale dei nostri atteggiamenti privati. Così, dunque, è nella pratica e nella gestione della ‘cosa pubblica’. Così, allora, dovrà essere quando ci ricorderemo che tutti, in Italia, siamo eredi dei danni causati dalle perversioni politiche e guerrafondaie dei Craxi, dei Fanfani, Andreotti, degli ‘apparati deviati’ dei servizi segreti e della leggerezza, complice e sinuosa, di una Sinistra bigotta, ottusa e volgare, che osservava, a distanza, senza sporcarsi troppo le mani, l’offesa e il delitto…
Tentiamo allora di ricomporre l’ approccio al nostro passato. Ai giovani figli potremmo dire: amate ciò che siete e quello che fate. Il ricordo delle vostre azioni sarà il punto di forza del vostro futuro. Non dimenticatelo mai. Anche se a volte, questo esercizio di stile, vi farà un po’ soffrire.
Valga un esempio per tutti: Pier Paolo Pasolini non sarà morto finché noi saremo in vita.☺
Si è formata una abitudine, nella composizione della critica, della saggistica ed anche della letteratura italiana – anzi direi un atteggiamento – secondo il quale l’analisi e la potenziale forza innovativa del ‘passato’ si polverizzano in pochi, ineludibili, inutili istanti.
Il passato – nelle analisi e nei dibattiti incentrati sullo studio dei fenomeni politici, sociali ed economici – diventa immediatamente fastidio e retorica, utile solo alla compilazione di inutili aneddoti e perversioni semantiche ad uso di sistematiche revisioni della storia. Altro sarebbe – e sostengo questa ginnastica dell’intelletto – ricordarsi e sostenere che finché siamo in vita il passato è esattamente la costruzione del presente!
Così sarà sempre un punto di forza, per la definizione e per la giusta collocazione del nostro presente, ricordare e sostenere – ad esempio – che la Strage di Stato rappresenta per la storia della nazione italiana il primo atto di una strategia politico-militare (detta ‘della tensione’) messa in atto da poteri finanziari e politici ‘forti’ che, nati dalla decomposizione delle antiche logge massoniche nazionaliste e poi fasciste, posero le basi per una ricomposizione sociale messa in pericolo dalle emergenti forze popolari che nelle fabbriche, nelle scuole e nelle campagne gridavano con forza il desiderio di formare uno stato sociale comunitario, onesto e produttivo.
Dirottare le analisi del ‘passato’ e liquidarle in breve, sostenendo invece l’invadenza di una frenetica decomposizione dell’informazione che corre veloce sulle dinamiche del presente, schiacciando la potenza del passato, è il rischio al quale siamo indotti e dal quale siamo inevitabilmente schiacciati.
Dimentichiamo con troppa facilità e peccaminosa leggerezza i fantasmi del passato… E forse, come per le dinamiche familiari e private, crediamo che questo sia – in fondo in fondo – un bene per la salvaguardia dell’equilibrio comportamentale… e però, dimentichiamo anche, così pensando, che la forza del nostro presente – se mai riuscissimo a non perderne le tracce – si basa esattamente sui risultati delle dinamiche nate dal passato: memoria e melanconia fanno parte del bagaglio intellettivo e materiale dei nostri atteggiamenti privati. Così, dunque, è nella pratica e nella gestione della ‘cosa pubblica’. Così, allora, dovrà essere quando ci ricorderemo che tutti, in Italia, siamo eredi dei danni causati dalle perversioni politiche e guerrafondaie dei Craxi, dei Fanfani, Andreotti, degli ‘apparati deviati’ dei servizi segreti e della leggerezza, complice e sinuosa, di una Sinistra bigotta, ottusa e volgare, che osservava, a distanza, senza sporcarsi troppo le mani, l’offesa e il delitto…
Tentiamo allora di ricomporre l’ approccio al nostro passato. Ai giovani figli potremmo dire: amate ciò che siete e quello che fate. Il ricordo delle vostre azioni sarà il punto di forza del vostro futuro. Non dimenticatelo mai. Anche se a volte, questo esercizio di stile, vi farà un po’ soffrire.
Valga un esempio per tutti: Pier Paolo Pasolini non sarà morto finché noi saremo in vita.☺
Si è formata una abitudine, nella composizione della critica, della saggistica ed anche della letteratura italiana – anzi direi un atteggiamento – secondo il quale l’analisi e la potenziale forza innovativa del ‘passato’ si polverizzano in pochi, ineludibili, inutili istanti.
Il passato – nelle analisi e nei dibattiti incentrati sullo studio dei fenomeni politici, sociali ed economici – diventa immediatamente fastidio e retorica, utile solo alla compilazione di inutili aneddoti e perversioni semantiche ad uso di sistematiche revisioni della storia. Altro sarebbe – e sostengo questa ginnastica dell’intelletto – ricordarsi e sostenere che finché siamo in vita il passato è esattamente la costruzione del presente!
Così sarà sempre un punto di forza, per la definizione e per la giusta collocazione del nostro presente, ricordare e sostenere – ad esempio – che la Strage di Stato rappresenta per la storia della nazione italiana il primo atto di una strategia politico-militare (detta ‘della tensione’) messa in atto da poteri finanziari e politici ‘forti’ che, nati dalla decomposizione delle antiche logge massoniche nazionaliste e poi fasciste, posero le basi per una ricomposizione sociale messa in pericolo dalle emergenti forze popolari che nelle fabbriche, nelle scuole e nelle campagne gridavano con forza il desiderio di formare uno stato sociale comunitario, onesto e produttivo.
Dirottare le analisi del ‘passato’ e liquidarle in breve, sostenendo invece l’invadenza di una frenetica decomposizione dell’informazione che corre veloce sulle dinamiche del presente, schiacciando la potenza del passato, è il rischio al quale siamo indotti e dal quale siamo inevitabilmente schiacciati.
Dimentichiamo con troppa facilità e peccaminosa leggerezza i fantasmi del passato… E forse, come per le dinamiche familiari e private, crediamo che questo sia – in fondo in fondo – un bene per la salvaguardia dell’equilibrio comportamentale… e però, dimentichiamo anche, così pensando, che la forza del nostro presente – se mai riuscissimo a non perderne le tracce – si basa esattamente sui risultati delle dinamiche nate dal passato: memoria e melanconia fanno parte del bagaglio intellettivo e materiale dei nostri atteggiamenti privati. Così, dunque, è nella pratica e nella gestione della ‘cosa pubblica’. Così, allora, dovrà essere quando ci ricorderemo che tutti, in Italia, siamo eredi dei danni causati dalle perversioni politiche e guerrafondaie dei Craxi, dei Fanfani, Andreotti, degli ‘apparati deviati’ dei servizi segreti e della leggerezza, complice e sinuosa, di una Sinistra bigotta, ottusa e volgare, che osservava, a distanza, senza sporcarsi troppo le mani, l’offesa e il delitto…
Tentiamo allora di ricomporre l’ approccio al nostro passato. Ai giovani figli potremmo dire: amate ciò che siete e quello che fate. Il ricordo delle vostre azioni sarà il punto di forza del vostro futuro. Non dimenticatelo mai. Anche se a volte, questo esercizio di stile, vi farà un po’ soffrire.
Valga un esempio per tutti: Pier Paolo Pasolini non sarà morto finché noi saremo in vita.☺
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