Storie di rivoluzionari socialisti. E’ stato tutto invano?
9 Ottobre 2017
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Storie di rivoluzionari socialisti. E’ stato tutto invano?

Storie di rivoluzionari socialisti in giro per il mondo

Era il 4 agosto del 2014. Da 5 giorni mia madre rifiutava il cibo ed anche l’acqua. Aveva scoperto, non so come, che questo era l’unico metodo che aveva a disposizione per dire addio a questo mondo ed alla sua vita che già era durata 103 anni. Da parecchi giorni non voleva neanche vedere la TV, perché le notizie che questa trasmetteva le davano l’impressione di essere ritornata indietro nel tempo e di vedere nuovamente una campagna di odio contro il paese che adesso si chiamava Russia e non più Unione Sovietica.

Enrst Busch e la Spagna

Quel 4 agosto fu insolitamente agitata, e verso sera mi chiese di fargli sentire le canzoni della guerra civile spagnola, cantate da Ernst Busch, cantante tedesco che era stato di persona in Spagna, come tanti volontari internazionali. Sentimmo le canzoni che tante volte avevamo cantate a due voci quando eravamo in viaggio con la sua macchina, e di pronto alzò le braccia, mi chiese un abbraccio e mi disse all’orecchio, con una voce molto, molto debole: “Allora, tutto è stato invano?” Il giorno dopo, se ne andò.

Se ne andò e mi lasciò sola con questa domanda che da quel momento, moltissime volte, mi sveglia di notte e mi fa ricordare tutte le donne e tutti gli uomini che avevano sognato una società più giusta e che per questo sogno avevano sacrificato la propria vita. Sento che è mio dovere ricordare insieme a voi, lettori de la fonte, alcuni di questi.

Gerta Taro e gli orrori della guerra, Spagna

Nell’agosto del 1937, a Brunete, in Spagna, morì la fotografa tedesca Gerta Taro. Lei avvertiva l’obbligo di documentare con la sua camera fotografica gli orrori di quella guerra, e non si occupava molto della sua propria sicurezza. Così, nel mezzo di una battaglia, un carro armato passò sopra di lei. Era nata, come mia madre, nel 1910, e morì a solo 27 anni.

Tamara Bunke, la tedesca che diede la vita per la causa di Che Guevara
[caption id="attachment_19413" align="alignright" width="286"] Tamara Bunke a Cuba (1961)[/caption]

Il 31 agosto del 1967 morì in Bolivia Tamara Bunke, anche lei tedesca, ma nata in Argentina da genitori fuggiti dalla Germania nazista. Tamara aveva 5 anni più di me e morì a 30 anni. Dopo la seconda guerra mondiale, la famiglia Bunke fece ritorno in Germania e poiché erano comunisti scelsero la DDR come patria. Tamara si sentiva sempre molto legata all’America Latina, e, lavorando come interprete, conobbe Che Guevara. Nel 1961 poté realizzare il suo sogno di ritornare in America Latina. A Cuba lavorò nuovamente come interprete, ma partecipò anche, come tutti i giovani cubani, al lavoro volontario, alle milizie, alla campagna di alfabetizzazione. Nel 1964 fu inviata a Europa, in Cecoslovacchia, dove in una casa segreta imparò tutti i dettagli di una nuova identità, i dettagli della vita di una tale Laura Gutierrez Bauer, nome con il quale fece ritorno in America Latina. La sua missione era quella di entrare, in Bolivia, nei circoli governativi e militari per raccogliere informazioni che più tardi potessero servire a Che Guevara che progettava di formare una guerriglia e combattere nelle montagne. Quando ebbe inizio la lotta guerrigliera degli uomini del Che, Tamara, nome di guerra Tania, fece parecchie volte visita all’accampamento della guerriglia, e il 31 agosto del 1967 cadde, insieme ad altri uomini del gruppo del Che, in un’imboscata e fu ammazzata.

Il sogno di Ernesto “Che” Guevara, ucciso dalla CIA

Il 9 ottobre 1967 anche Che Guevara, idolo di tutta una generazione di giovani in tutto il mondo, morì in Bolivia. Medico argentino, aveva fatto un viaggio per molti paesi latinoamericani ed aveva conosciuto la miseria e l’ingiustizia sofferte dalle masse dei contadini e dagli operai. In Messico aveva conosciuto Fidel Castro, con lui partecipò alla lotta contro il dittatore cubano Fulgenzio Batista, con lui cominciò la costruzione di una Cuba socialista. Ma il Che non era quello che oggi si chiama “uomo politico”, non era “poltronista”, non fu soddisfatto di essere diventato ministro del governo rivoluzionario cubano, e sebbene si sentisse cubano, credeva soprattutto di essere latinoamericano, e cittadino del mondo, e fu coerente con le sue idee. Dopo qualche tempo passato in Africa, nel Congo, dove appoggiò la lotta di un movimento marxista, ritornò a Cuba per preparare un movimento guerrigliero in Bolivia, movimento che, come sognava il Che, si doveva estendere, più tardi, in tutta l’America del Sud. Il sogno di Ernesto “Che” Guevara non si realizzò, i movimenti rivoluzionari armati furono sconfitti dappertutto tranne che in Nicaragua, dove la rivoluzione Sandinista fu vittoriosa e poté iniziare una trasformazione della società, finchè anche questo sogno fu infranto per l’ingerenza degli Stati Uniti di America. Il Che fu catturato l’8 ottobre 1967 ed ucciso il giorno dopo. La sua uccisione fu voluta dalla CIA.

Salvador Allende e il socialismo in Cile

Per ultimo voglio ricordare un uomo che, in America Latina, analizzando le cause delle sconfitte dei movimenti rivoluzionari armati, scelse un’altra via per arrivare ad una società socialista. Salvador Allende vinse le elezioni presidenziali in Cile il 4 settembre 1970, pensando, forse, che questa via pacifica verso il socialismo non sarebbe stata ostacolata dagli USA. Ma forse non fu tanto ingenuo, forse aveva una immensa fiducia nel popolo cileno e pensava che nessuna contro-rivoluzione potesse vincere “un pueblo unido”. Salvador Allende fu ucciso da militari cileni, traditori, anche loro al servizio degli USA.

[caption id="attachment_19339" align="alignnone" width="770"] Salvador Allende con Pablo Neruda[/caption]
Arrenderci alla sconfitta del socialismo e ai rigurgini nazi-fascisti?

La scrittrice tedesca Christa Wolf, nel suo libro “La città degli Angeli” fa dire a un suo personaggio: “Forse è stato tutto invano. Quello che ci può consolare è il fatto che, se siamo stati sconfitti, non siamo i primi e non saremo gli ultimi”.

Non sono d’accordo. Non è una consolazione. Non in questo mondo di oggi dove gli Stati Uniti di America minacciano il Venezuela e dove ritorna il pericolo di una guerra nucleare. E dove, tanto nel mio paese d’origine, la Germania, e nel paese che ho scelto per vivere, l’Italia, si muovono le forze del nazi-fascismo, eredi di quelli che sono stati sconfitti nel 1945 grazie al sacrificio di milioni di vite di donne e uomini di cui non conosciamo il nome.☺

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