Umanesimo biblico
28 Giugno 2025
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Umanesimo biblico

“Queste pagine contengono le riflessioni di un’ebrea della diaspora di fronte a quanto sta succedendo in Israele e in Palestina. Esse nascono dal dolore per l’eccidio del 7 ottobre e per quello per i morti e le distruzioni della guerra di Gaza. È lo stesso dolore per gli uni e per gli altri… Ma queste pagine nascono anche dalla convinzione che si possa ancora spiegare, parlare, distruggere con le idee miti e generalizzazioni, complicare le banalizzazioni per rendere semplici e comprensibili i fatti e il pensiero, per aiutare a capire. Capire non basta, certo, ma senza comprensione non esistono possibilità”.
Queste sono alcune frasi tratte dalla premessa fatta dall’intellettuale ebrea Anna Foa all’inizio del suo libro, giustamente divenuto un best seller, Il suicidio di Israele (Laterza), scritto a quasi un anno da quel tragico 7 ottobre che ha innescato la furiosa e sproporzionata reazione dello Stato d’Israele nei confronti della inerme popolazione di Gaza. Inerme, sì, perché a differenza degli ucraini, ad esempio, i gazawi non possono neppure difendersi con un esercito equipaggiato e ciò fa della tragedia di Gaza qualcosa di non paragonabile a nessun’altra situazione attuale. Gli unici eventi paragonabili in epoca attuale sono il genocidio armeno, quello del regime di Pol Pot in Cambogia, quello del Rwanda, le purghe staliniane e, ovviamente, la Shoah. In questo breve libro di poco più di 90 pagine, la Foa parla soprattutto dello Stato di Israele, facendo un piccolo excursus storico nel primo capitolo, in cui parla del sionismo, della nascita dello Stato e poi dell’allargamento del territorio con la guerra di annessione del 1967, quando Gerusalemme viene occupata insieme alla Cisgiordania e a Gaza, iniziando la pratica illegale della colonizzazione da parte degli ebrei. Lo Stato d’Israele mantenne al suo interno una popolazione allora di 156.000 palestinesi che, nonostante il mito di Israele come “unica democrazia di tipo occidentale in Medio Oriente”, in realtà sono stati da subito considerati cittadini di serie B, in quanto sottoposti a limiti negli spostamenti e sono stati esentati per motivi di sicurezza dal servizio militare, obbligatorio solo per gli ebrei. Una delle pagine nere, riportate dalla Foa, è stato il massacro del villaggio di Deir Yassin, ad opera di Menachem Begin, contro cui si alzarono le voci di ebrei del calibro di Albert Einstein e Hannah Arendt.
Nel secondo capitolo viene descritta la lenta trasformazione della coscienza degli ebrei sia in Israele che nella diaspora. In realtà, all’epoca delle persecuzioni naziste, gli ebrei europei non erano oggetto di grande attenzione da parte dei sionisti emigrati in Palestina, tanto che Ben Gurion fu addirittura accusato di non aver fatto abbastanza per salvare gli ebrei durante la Shoah. Questo evento è diventato patrimonio dell’identità israeliana soprattutto grazie al processo ad Eichmann (ben descritto nel libro della Arendt La banalità del male), agli inizi degli anni ‘60. La Foa descrive qui la lenta trasformazione dello Stato d’ Israele da democrazia prevalentemente laica, dove l’identità religiosa non è centrale e il rapporto tra diaspora e Israele è altalenante, passando da periodi in cui molti della diaspora si arruolano nell’ esercito israeliano a periodi di opposizione aperta, come ad esempio dopo il massacro di Sabra e Shatila, orchestrato da Sharon nel 1982 durante la guerra in Libano. Man mano però l’autonomia dell’ebraismo della diaspora rispetto a Israele si è sempre più ridotta perché il primo è sempre più schiacciato sulle posizioni del secondo. Oggi, inoltre, è quasi del tutto scomparsa l’identità dell’ ebraismo europeo mentre quello americano, che è prevalente nella diaspora è sempre più allineato alle politiche israeliane.
Nel terzo capitolo la Foa descrive i tentativi di pace e i fallimenti seguiti a questi tentativi.
Il quarto ha per oggetto quanto è scritto nel titolo. Innanzitutto l’aumento delle parti più fondamentaliste degli ebrei, dovuto anche alla nuova immigrazione in cui prevale un forte senso identitario, diverso dal sionismo intellettuale a base laica. I partiti che sostengono Netanyahu ne sono l’esempio. La parte più intransigente, ricorda Anna Foa, vorrebbe anche la ricostruzione del terzo tempio, implicando la distruzione delle due moschee lì esistenti. Nel 2018 il governo Netanyahu ha varato la legge per cui Israele è lo Stato degli ebrei e solo loro, in barba alla pretesa che sia una democrazia in cui tutti i cittadini sono uguali. Sotto la spinta dell’estremismo di destra, poi, molta parte dell’esercito è stata dirottata nella Cisgiordania per proteggere i coloni sempre più aggressivi dai palestinesi cacciati da case e terre, sguarnendo il perimetro di Gaza e ciò ha reso possibile il 7 ottobre. Dopo quella data, dice l’autrice, un governo normale avrebbe dovuto occuparsi di salvare gli ostaggi ma in realtà l’unico scopo perseguito è quello di sbarazzarsi dei palestinesi per fare la Grande Israele. Per fortuna una grande parte della società civile si ribella contro queste politiche suicide e molti si rifiutano di imbracciare le armi. L’autrice parla poi di un uso sconsiderato della Shoah per difendere le politiche aggressive dell’attuale governo per il quale ogni critica a Israele come Stato è una forma di antisemitismo. Ma in questo modo si taglia alla radice la legittimità della lotta all’antisemitismo. Lei si chiede come possono gli ebrei della diaspora parlare solo di antisemitismo senza guardare a ciò che avviene a Gaza. La speranza alla fine è di neutralizzare questo fanatismo che ora ha le leve del comando in Israele, intessere un dialogo per rimarginare le ferite e tornare a quei valori che da sempre hanno caratterizzato l’etica e il pensiero ebraico (con pensatori come Buber e Levinas). La strada è lunga ma è l’unica percorribile per scongiurare una guerra infinita che porterà certamente al suicidio di Israele.
Ho detto qualcosa e male di un libro che va letto nella sua interezza anche più volte per avere la consapevolezza che, per fortuna, l’ebraismo non è rappresentato tanto da Netanyahu e dai fanatici e i loro sodali, ma piuttosto da quell’umanesimo che ha le sue radici nella bibbia per cui ogni essere umano è immagine di Dio ed è quindi sacro. ☺

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