Uno dei tanti danni esistente nel Molise, e di questo mi voglio occupare in questo articolo, è la mancanza di un centro antiviolenza per le donne. Siamo credo l’unica regione che non ne ha; vi fornisco un elenco formulato dal server delle donne di Bologna, centro nato negli anni 80, di forte riferimento locale, nazionale, europeo, mondiale. A fianco del nome è indicato il numero di strutture presenti nella regione. Abruzzo (3); Basilicata (1); Calabria (2); Campania (6); Emilia-Romagna (15); Friuli-Venezia Giulia (6); Lazio (10); Liguria (3); Lombardia (15); Marche (4); Piemonte (9); Puglia (8); Sardegna (3); Sicilia (12); Toscana (12); Trentino-Alto Adige (4); Umbria (2); Valle d'Aosta (1); Veneto (8).
Come si vede il Molise è assente: viene il dubbio o che sia una regione mulino bianco dove la violenza sulle donne non esiste, ma esistono solo famiglie felici (perché come vedremo, è soprattutto in ambito familiare che esiste la violenza) o che non c’è alcuna voglia né da parte femminile né tanto meno maschile di formare questi centri che sarebbero fonte di grande protezione, formazione e civilizzazione della società femminile e maschile. Infatti, la violenza domestica può annientare il senso di sicurezza e la fiducia che la donna ha in se stessa. Per lei non c’è possibilità di sentirsi bene e di controllare la situazione, questi sentimenti vengono rafforzati dall’atteggiamento del partner violento. L’effetto di tutta questa violenza è il desiderio disperato che tutto finisca, di volere fuggire via. Spesso la donna si sente colpevole ed è piena di dubbi.
Le conseguenze della violenza domestica possono essere molto gravi e le possibilità di un’escalation dipendono dalla risposta che la donna dà quando si decide a chiedere aiuto all’esterno. In generale le donne che hanno subìto violenza richiedono interventi di carattere sanitario perché hanno 4-5 volte più frequente il rischio del suicidio. Sui ragazzi e bambini, sia che assistano sia che subiscano, le conseguenze sono terribili e le prime manifestazioni sono a) Perdita o disturbi del sonno; b) Disturbi di alimentazione; c) Depressione; e) Alta aggressività e rabbia distruttiva; f) Problemi scolastici; g) Somatizzazioni; h) Eccessiva passività, ubbidienza, tendenza all’isolamento; i) Distacco, fuga nella fantasia; l) Irrequietezza, tremori, balbuzie.
Qualora si formasse un centro antiviolenza le cose importanti da fare sono:
Al telefono: rassicurare la persona che telefona e tranquillizzarla; non pretendere di risolvere tutto attraverso il telefono; assumere dalla persona che chiama il maggior numero di informazioni possibili; registrare l’incidente; convincere la donna, la ragazza maltrattata o violentata a rivolgersi ai centri o ai carabinieri.
Questo implica corsi di formazione per le forze dell’ordine (ne abbiamo avuto un’esperienza interessante a Bologna) e per ragazze o donne che possano formare il cosiddetto telefono rosa. Questi corsi di formazione sono molto importanti e segnerebbero già un cambiamento del pensiero maschile e femminile nei riguardi della violenza che si annida spessissimo nelle pareti domestiche e non fuori come i dati oramai sempre più registrano.
Importantissimi poi sono i gruppi di sostegno (auto-aiuto) per le donne che hanno subito violenza o maltrattamenti. L'obiettivo di questi interventi è quello di offrire un percorso di rafforzamento del sé (empowerment) per trovare, individualmente e col sostegno del gruppo, le modalità e le strategie per uscire da situazioni di violenza o prevenirne l'accadere o la recidiva. La metodologia utilizzata è quella della relazione e della comunicazione in gruppo, dando così l'opportunità di condividere esperienze e strategie comuni.
Il gruppo di donne, come luogo di relazione offre molte opportunità di confronto e scambio in un contesto dove ogni partecipante può essere al contempo protagonista, ascoltata e sostenuta dalle altre partecipanti. È nello stesso momento ascoltatrice e sostegno per ogni altra partecipante del gruppo. La donna che può ricevere e contemporaneamente dare aiuto è funzionale a migliorare il senso di potere e controllo sulla propria vita e quindi della propria autostima. Queste sono le basi fondamentali perché le donne possano trovare modalità più efficaci per proteggersi da relazioni caratterizzate da sopruso, prepotenze e maltrattamenti. ☺
ninive@aliceposta.it
Uno dei tanti danni esistente nel Molise, e di questo mi voglio occupare in questo articolo, è la mancanza di un centro antiviolenza per le donne. Siamo credo l’unica regione che non ne ha; vi fornisco un elenco formulato dal server delle donne di Bologna, centro nato negli anni 80, di forte riferimento locale, nazionale, europeo, mondiale. A fianco del nome è indicato il numero di strutture presenti nella regione. Abruzzo (3); Basilicata (1); Calabria (2); Campania (6); Emilia-Romagna (15); Friuli-Venezia Giulia (6); Lazio (10); Liguria (3); Lombardia (15); Marche (4); Piemonte (9); Puglia (8); Sardegna (3); Sicilia (12); Toscana (12); Trentino-Alto Adige (4); Umbria (2); Valle d'Aosta (1); Veneto (8).
Come si vede il Molise è assente: viene il dubbio o che sia una regione mulino bianco dove la violenza sulle donne non esiste, ma esistono solo famiglie felici (perché come vedremo, è soprattutto in ambito familiare che esiste la violenza) o che non c’è alcuna voglia né da parte femminile né tanto meno maschile di formare questi centri che sarebbero fonte di grande protezione, formazione e civilizzazione della società femminile e maschile. Infatti, la violenza domestica può annientare il senso di sicurezza e la fiducia che la donna ha in se stessa. Per lei non c’è possibilità di sentirsi bene e di controllare la situazione, questi sentimenti vengono rafforzati dall’atteggiamento del partner violento. L’effetto di tutta questa violenza è il desiderio disperato che tutto finisca, di volere fuggire via. Spesso la donna si sente colpevole ed è piena di dubbi.
Le conseguenze della violenza domestica possono essere molto gravi e le possibilità di un’escalation dipendono dalla risposta che la donna dà quando si decide a chiedere aiuto all’esterno. In generale le donne che hanno subìto violenza richiedono interventi di carattere sanitario perché hanno 4-5 volte più frequente il rischio del suicidio. Sui ragazzi e bambini, sia che assistano sia che subiscano, le conseguenze sono terribili e le prime manifestazioni sono a) Perdita o disturbi del sonno; b) Disturbi di alimentazione; c) Depressione; e) Alta aggressività e rabbia distruttiva; f) Problemi scolastici; g) Somatizzazioni; h) Eccessiva passività, ubbidienza, tendenza all’isolamento; i) Distacco, fuga nella fantasia; l) Irrequietezza, tremori, balbuzie.
Qualora si formasse un centro antiviolenza le cose importanti da fare sono:
Al telefono: rassicurare la persona che telefona e tranquillizzarla; non pretendere di risolvere tutto attraverso il telefono; assumere dalla persona che chiama il maggior numero di informazioni possibili; registrare l’incidente; convincere la donna, la ragazza maltrattata o violentata a rivolgersi ai centri o ai carabinieri.
Questo implica corsi di formazione per le forze dell’ordine (ne abbiamo avuto un’esperienza interessante a Bologna) e per ragazze o donne che possano formare il cosiddetto telefono rosa. Questi corsi di formazione sono molto importanti e segnerebbero già un cambiamento del pensiero maschile e femminile nei riguardi della violenza che si annida spessissimo nelle pareti domestiche e non fuori come i dati oramai sempre più registrano.
Importantissimi poi sono i gruppi di sostegno (auto-aiuto) per le donne che hanno subito violenza o maltrattamenti. L'obiettivo di questi interventi è quello di offrire un percorso di rafforzamento del sé (empowerment) per trovare, individualmente e col sostegno del gruppo, le modalità e le strategie per uscire da situazioni di violenza o prevenirne l'accadere o la recidiva. La metodologia utilizzata è quella della relazione e della comunicazione in gruppo, dando così l'opportunità di condividere esperienze e strategie comuni.
Il gruppo di donne, come luogo di relazione offre molte opportunità di confronto e scambio in un contesto dove ogni partecipante può essere al contempo protagonista, ascoltata e sostenuta dalle altre partecipanti. È nello stesso momento ascoltatrice e sostegno per ogni altra partecipante del gruppo. La donna che può ricevere e contemporaneamente dare aiuto è funzionale a migliorare il senso di potere e controllo sulla propria vita e quindi della propria autostima. Queste sono le basi fondamentali perché le donne possano trovare modalità più efficaci per proteggersi da relazioni caratterizzate da sopruso, prepotenze e maltrattamenti. ☺
Uno dei tanti danni esistente nel Molise, e di questo mi voglio occupare in questo articolo, è la mancanza di un centro antiviolenza per le donne. Siamo credo l’unica regione che non ne ha; vi fornisco un elenco formulato dal server delle donne di Bologna, centro nato negli anni 80, di forte riferimento locale, nazionale, europeo, mondiale. A fianco del nome è indicato il numero di strutture presenti nella regione. Abruzzo (3); Basilicata (1); Calabria (2); Campania (6); Emilia-Romagna (15); Friuli-Venezia Giulia (6); Lazio (10); Liguria (3); Lombardia (15); Marche (4); Piemonte (9); Puglia (8); Sardegna (3); Sicilia (12); Toscana (12); Trentino-Alto Adige (4); Umbria (2); Valle d'Aosta (1); Veneto (8).
Come si vede il Molise è assente: viene il dubbio o che sia una regione mulino bianco dove la violenza sulle donne non esiste, ma esistono solo famiglie felici (perché come vedremo, è soprattutto in ambito familiare che esiste la violenza) o che non c’è alcuna voglia né da parte femminile né tanto meno maschile di formare questi centri che sarebbero fonte di grande protezione, formazione e civilizzazione della società femminile e maschile. Infatti, la violenza domestica può annientare il senso di sicurezza e la fiducia che la donna ha in se stessa. Per lei non c’è possibilità di sentirsi bene e di controllare la situazione, questi sentimenti vengono rafforzati dall’atteggiamento del partner violento. L’effetto di tutta questa violenza è il desiderio disperato che tutto finisca, di volere fuggire via. Spesso la donna si sente colpevole ed è piena di dubbi.
Le conseguenze della violenza domestica possono essere molto gravi e le possibilità di un’escalation dipendono dalla risposta che la donna dà quando si decide a chiedere aiuto all’esterno. In generale le donne che hanno subìto violenza richiedono interventi di carattere sanitario perché hanno 4-5 volte più frequente il rischio del suicidio. Sui ragazzi e bambini, sia che assistano sia che subiscano, le conseguenze sono terribili e le prime manifestazioni sono a) Perdita o disturbi del sonno; b) Disturbi di alimentazione; c) Depressione; e) Alta aggressività e rabbia distruttiva; f) Problemi scolastici; g) Somatizzazioni; h) Eccessiva passività, ubbidienza, tendenza all’isolamento; i) Distacco, fuga nella fantasia; l) Irrequietezza, tremori, balbuzie.
Qualora si formasse un centro antiviolenza le cose importanti da fare sono:
Al telefono: rassicurare la persona che telefona e tranquillizzarla; non pretendere di risolvere tutto attraverso il telefono; assumere dalla persona che chiama il maggior numero di informazioni possibili; registrare l’incidente; convincere la donna, la ragazza maltrattata o violentata a rivolgersi ai centri o ai carabinieri.
Questo implica corsi di formazione per le forze dell’ordine (ne abbiamo avuto un’esperienza interessante a Bologna) e per ragazze o donne che possano formare il cosiddetto telefono rosa. Questi corsi di formazione sono molto importanti e segnerebbero già un cambiamento del pensiero maschile e femminile nei riguardi della violenza che si annida spessissimo nelle pareti domestiche e non fuori come i dati oramai sempre più registrano.
Importantissimi poi sono i gruppi di sostegno (auto-aiuto) per le donne che hanno subito violenza o maltrattamenti. L'obiettivo di questi interventi è quello di offrire un percorso di rafforzamento del sé (empowerment) per trovare, individualmente e col sostegno del gruppo, le modalità e le strategie per uscire da situazioni di violenza o prevenirne l'accadere o la recidiva. La metodologia utilizzata è quella della relazione e della comunicazione in gruppo, dando così l'opportunità di condividere esperienze e strategie comuni.
Il gruppo di donne, come luogo di relazione offre molte opportunità di confronto e scambio in un contesto dove ogni partecipante può essere al contempo protagonista, ascoltata e sostenuta dalle altre partecipanti. È nello stesso momento ascoltatrice e sostegno per ogni altra partecipante del gruppo. La donna che può ricevere e contemporaneamente dare aiuto è funzionale a migliorare il senso di potere e controllo sulla propria vita e quindi della propria autostima. Queste sono le basi fondamentali perché le donne possano trovare modalità più efficaci per proteggersi da relazioni caratterizzate da sopruso, prepotenze e maltrattamenti. ☺
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