“Ciò che abbellisce il deserto… disse il piccolo principe…
è che nasconde un pozzo in qualche luogo…” (Antoine de Saint-Exupèry).
L’Associazione “I Diritti Civili nel 2000 – Salvabebè/Salvamamme”, attiva a Roma da più di un decennio, accoglie quotidianamente donne che si trovano in condizioni di estrema difficoltà, sostenendole nel periodo della gravidanza, del parto e in quello successivo della maternità, con l’offerta di un supporto psicologico, logistico, legale, medico, materiale e di mediazione con le istituzioni, al fine di creare attorno a donne fragili una rete di supporto in collegamento con i Servizi Sociali e le strutture di accoglienza. Ogni giorno lo Sportello Salvamamme si trova ad affrontare situazioni di madri in gravissimo stato di disagio per povertà, insicurezza, irregolarità del lavoro, prive di appoggi familiari, sradicate dalle tradizioni e dalla loro comunità, spesso maltrattate o abbandonate dal partner, praticamente sole e disperate. L’immagine che accompagna il lavoro di noi psicologhe dello Sportello Salvamamme è quella di chi cerca, pian piano, ogni giorno, di far scoprire a tante mamme sole un piccolo pozzo in cui trovare una fonte che le ravvivi e rivitalizzi, in mezzo ad un contesto che spesso è solo di “deserto” emotivo, sociale, economico. Nell’attività quotidiana siamo chiamate a prestare attenzione, accogliere la storia e i bisogni, materiali ed emotivi, di ciascuna mamma. Spesso, ancor più della parola, molte donne hanno bisogno di uno spazio protetto in cui essere “sentite”, in cui poter condividere una sofferenza senza voce, in cui riconoscersi come persone e come mamme. Quotidianamente vediamo donne di diversa nazionalità, cultura ed esperienza di vita, alle quali diamo, ma ancor più riceviamo, un messaggio di forza e speranza.
Una mamma con il bambino ci aspetta, l’altra allatta. Dietro ogni mamma c’è una donna e la sua storia. Storie tutte diverse, ma alla fine con un comune denominatore: “lui” se ne è andato o sta per andarsene, sono rimasta o sto per rimanere senza casa, senza lavoro, senza risparmi, senza il mio amore, la mia famiglia non mi vuole più o è lontana, e sono incinta. È piena di lui questa strana estate in cui sono stati “gettati” troppi bambini di “lui”, bianchi o neri, ma comunque uguali, ed è piena di “lei” sole, impaurite, ma comunque determinate a difendere la vita del loro bambino. Di “lei” bagnate, stralunate, piangenti che arrivano da noi come ad un’ultima spiaggia.
Donne che trascurano i figli, donne degradate? Mi dispiace, ne ho viste poche; ho visto bimbi “lindi e pinti”, ben accuditi, pur nella povertà, bimbi che preoccupano ma danno felicità, bimbi seguiti, bimbi malati, curati con tenerezza ed attenzione, piccoli “mamacita” e “tesori di mamma” di tutte le nazionalità, bimbi che le mamme portano a lavoro, che passano ore ed ore su autobus e metropolitane ma non si “straniscono” e arrivano da noi sorridenti. Donne distrutte da chi si appropria della loro vita per un attimo e poi le getta via… sono tante. Ci sono storie da romanzo e lacrime vere. Ci sono le botte prese e la paura. Ma dietro gli occhi pieni di paura si cela una forza incredibile, come tigri difendono i loro bambini con fierezza e dignità.
Poi c’è il giovane rifugiato politico che arriva, la moglie è in un punto di accoglienza e lui in un altro e dice “è il mio primo figlio, è appena nato, vorrei dargli il meglio e non ho nulla”. E si aspetta di ricevere cose sciupate, scolorite. E noi siamo in grado di dargli un corredino splendido e questo “lui” va via con la carrozzina carica e ha un sorriso estasiato. Un’esperienza magnifica, la mia, al “Salvamamme”, con queste ragazze della mia età che con la loro vita faticosa mi lasciano meravigliata. Atlete di imprese apparentemente impossibili. Rimango a volte a sistemare un corredino, (vestitini, bavaglini, scarpine, ci sono cose splendide grazie alla generosità della gente), ed è bello, bello per me, perché attraverso quei pupazzetti e quei pizzi transita un pensiero gioioso, prefiguro ed immagino quel breve momento in cui la preoccupazione della madre per una vita difficile si stempererà nell’orgoglio per la sua creatura, magica nella delicata bellezza e con quel vestitino nuovo. Cercheremo insieme una casa famiglia, un lavoro, troveremo un asilo a suo figlio… forse ce la puoi fare… forse ce la faremo… e io non sarei capace di mettercela tutta come stai facendo tu, penso.
Non so cosa valga quello che stiamo facendo, cosa valgano i luoghi di accoglienza trovati magari all’ultimo minuto, le consulenze ostetriche, pediatriche legali, le pratiche risolte, gli inserimenti negli asili e la montagna di pannolini, carrozzine, vestiti distribuiti, come anche semplicemente poter permettere finalmente ad una mamma di mettere in un passeggino il proprio bimbo di 8-9 chili dopo averlo portato in braccio per tanto tempo su e giù per Roma. Una goccia nel mare dei bisogni. Ma ad una cosa so dare valore oggi: all’affetto, all’amore, al rispetto totale che sento e che posso trasmettere alla madri. ☺
morenavaccaro2@virgilio.it
“Ciò che abbellisce il deserto… disse il piccolo principe…
è che nasconde un pozzo in qualche luogo…” (Antoine de Saint-Exupèry).
L’Associazione “I Diritti Civili nel 2000 – Salvabebè/Salvamamme”, attiva a Roma da più di un decennio, accoglie quotidianamente donne che si trovano in condizioni di estrema difficoltà, sostenendole nel periodo della gravidanza, del parto e in quello successivo della maternità, con l’offerta di un supporto psicologico, logistico, legale, medico, materiale e di mediazione con le istituzioni, al fine di creare attorno a donne fragili una rete di supporto in collegamento con i Servizi Sociali e le strutture di accoglienza. Ogni giorno lo Sportello Salvamamme si trova ad affrontare situazioni di madri in gravissimo stato di disagio per povertà, insicurezza, irregolarità del lavoro, prive di appoggi familiari, sradicate dalle tradizioni e dalla loro comunità, spesso maltrattate o abbandonate dal partner, praticamente sole e disperate. L’immagine che accompagna il lavoro di noi psicologhe dello Sportello Salvamamme è quella di chi cerca, pian piano, ogni giorno, di far scoprire a tante mamme sole un piccolo pozzo in cui trovare una fonte che le ravvivi e rivitalizzi, in mezzo ad un contesto che spesso è solo di “deserto” emotivo, sociale, economico. Nell’attività quotidiana siamo chiamate a prestare attenzione, accogliere la storia e i bisogni, materiali ed emotivi, di ciascuna mamma. Spesso, ancor più della parola, molte donne hanno bisogno di uno spazio protetto in cui essere “sentite”, in cui poter condividere una sofferenza senza voce, in cui riconoscersi come persone e come mamme. Quotidianamente vediamo donne di diversa nazionalità, cultura ed esperienza di vita, alle quali diamo, ma ancor più riceviamo, un messaggio di forza e speranza.
Una mamma con il bambino ci aspetta, l’altra allatta. Dietro ogni mamma c’è una donna e la sua storia. Storie tutte diverse, ma alla fine con un comune denominatore: “lui” se ne è andato o sta per andarsene, sono rimasta o sto per rimanere senza casa, senza lavoro, senza risparmi, senza il mio amore, la mia famiglia non mi vuole più o è lontana, e sono incinta. È piena di lui questa strana estate in cui sono stati “gettati” troppi bambini di “lui”, bianchi o neri, ma comunque uguali, ed è piena di “lei” sole, impaurite, ma comunque determinate a difendere la vita del loro bambino. Di “lei” bagnate, stralunate, piangenti che arrivano da noi come ad un’ultima spiaggia.
Donne che trascurano i figli, donne degradate? Mi dispiace, ne ho viste poche; ho visto bimbi “lindi e pinti”, ben accuditi, pur nella povertà, bimbi che preoccupano ma danno felicità, bimbi seguiti, bimbi malati, curati con tenerezza ed attenzione, piccoli “mamacita” e “tesori di mamma” di tutte le nazionalità, bimbi che le mamme portano a lavoro, che passano ore ed ore su autobus e metropolitane ma non si “straniscono” e arrivano da noi sorridenti. Donne distrutte da chi si appropria della loro vita per un attimo e poi le getta via… sono tante. Ci sono storie da romanzo e lacrime vere. Ci sono le botte prese e la paura. Ma dietro gli occhi pieni di paura si cela una forza incredibile, come tigri difendono i loro bambini con fierezza e dignità.
Poi c’è il giovane rifugiato politico che arriva, la moglie è in un punto di accoglienza e lui in un altro e dice “è il mio primo figlio, è appena nato, vorrei dargli il meglio e non ho nulla”. E si aspetta di ricevere cose sciupate, scolorite. E noi siamo in grado di dargli un corredino splendido e questo “lui” va via con la carrozzina carica e ha un sorriso estasiato. Un’esperienza magnifica, la mia, al “Salvamamme”, con queste ragazze della mia età che con la loro vita faticosa mi lasciano meravigliata. Atlete di imprese apparentemente impossibili. Rimango a volte a sistemare un corredino, (vestitini, bavaglini, scarpine, ci sono cose splendide grazie alla generosità della gente), ed è bello, bello per me, perché attraverso quei pupazzetti e quei pizzi transita un pensiero gioioso, prefiguro ed immagino quel breve momento in cui la preoccupazione della madre per una vita difficile si stempererà nell’orgoglio per la sua creatura, magica nella delicata bellezza e con quel vestitino nuovo. Cercheremo insieme una casa famiglia, un lavoro, troveremo un asilo a suo figlio… forse ce la puoi fare… forse ce la faremo… e io non sarei capace di mettercela tutta come stai facendo tu, penso.
Non so cosa valga quello che stiamo facendo, cosa valgano i luoghi di accoglienza trovati magari all’ultimo minuto, le consulenze ostetriche, pediatriche legali, le pratiche risolte, gli inserimenti negli asili e la montagna di pannolini, carrozzine, vestiti distribuiti, come anche semplicemente poter permettere finalmente ad una mamma di mettere in un passeggino il proprio bimbo di 8-9 chili dopo averlo portato in braccio per tanto tempo su e giù per Roma. Una goccia nel mare dei bisogni. Ma ad una cosa so dare valore oggi: all’affetto, all’amore, al rispetto totale che sento e che posso trasmettere alla madri. ☺
“Ciò che abbellisce il deserto… disse il piccolo principe…
è che nasconde un pozzo in qualche luogo…” (Antoine de Saint-Exupèry).
L’Associazione “I Diritti Civili nel 2000 – Salvabebè/Salvamamme”, attiva a Roma da più di un decennio, accoglie quotidianamente donne che si trovano in condizioni di estrema difficoltà, sostenendole nel periodo della gravidanza, del parto e in quello successivo della maternità, con l’offerta di un supporto psicologico, logistico, legale, medico, materiale e di mediazione con le istituzioni, al fine di creare attorno a donne fragili una rete di supporto in collegamento con i Servizi Sociali e le strutture di accoglienza. Ogni giorno lo Sportello Salvamamme si trova ad affrontare situazioni di madri in gravissimo stato di disagio per povertà, insicurezza, irregolarità del lavoro, prive di appoggi familiari, sradicate dalle tradizioni e dalla loro comunità, spesso maltrattate o abbandonate dal partner, praticamente sole e disperate. L’immagine che accompagna il lavoro di noi psicologhe dello Sportello Salvamamme è quella di chi cerca, pian piano, ogni giorno, di far scoprire a tante mamme sole un piccolo pozzo in cui trovare una fonte che le ravvivi e rivitalizzi, in mezzo ad un contesto che spesso è solo di “deserto” emotivo, sociale, economico. Nell’attività quotidiana siamo chiamate a prestare attenzione, accogliere la storia e i bisogni, materiali ed emotivi, di ciascuna mamma. Spesso, ancor più della parola, molte donne hanno bisogno di uno spazio protetto in cui essere “sentite”, in cui poter condividere una sofferenza senza voce, in cui riconoscersi come persone e come mamme. Quotidianamente vediamo donne di diversa nazionalità, cultura ed esperienza di vita, alle quali diamo, ma ancor più riceviamo, un messaggio di forza e speranza.
Una mamma con il bambino ci aspetta, l’altra allatta. Dietro ogni mamma c’è una donna e la sua storia. Storie tutte diverse, ma alla fine con un comune denominatore: “lui” se ne è andato o sta per andarsene, sono rimasta o sto per rimanere senza casa, senza lavoro, senza risparmi, senza il mio amore, la mia famiglia non mi vuole più o è lontana, e sono incinta. È piena di lui questa strana estate in cui sono stati “gettati” troppi bambini di “lui”, bianchi o neri, ma comunque uguali, ed è piena di “lei” sole, impaurite, ma comunque determinate a difendere la vita del loro bambino. Di “lei” bagnate, stralunate, piangenti che arrivano da noi come ad un’ultima spiaggia.
Donne che trascurano i figli, donne degradate? Mi dispiace, ne ho viste poche; ho visto bimbi “lindi e pinti”, ben accuditi, pur nella povertà, bimbi che preoccupano ma danno felicità, bimbi seguiti, bimbi malati, curati con tenerezza ed attenzione, piccoli “mamacita” e “tesori di mamma” di tutte le nazionalità, bimbi che le mamme portano a lavoro, che passano ore ed ore su autobus e metropolitane ma non si “straniscono” e arrivano da noi sorridenti. Donne distrutte da chi si appropria della loro vita per un attimo e poi le getta via… sono tante. Ci sono storie da romanzo e lacrime vere. Ci sono le botte prese e la paura. Ma dietro gli occhi pieni di paura si cela una forza incredibile, come tigri difendono i loro bambini con fierezza e dignità.
Poi c’è il giovane rifugiato politico che arriva, la moglie è in un punto di accoglienza e lui in un altro e dice “è il mio primo figlio, è appena nato, vorrei dargli il meglio e non ho nulla”. E si aspetta di ricevere cose sciupate, scolorite. E noi siamo in grado di dargli un corredino splendido e questo “lui” va via con la carrozzina carica e ha un sorriso estasiato. Un’esperienza magnifica, la mia, al “Salvamamme”, con queste ragazze della mia età che con la loro vita faticosa mi lasciano meravigliata. Atlete di imprese apparentemente impossibili. Rimango a volte a sistemare un corredino, (vestitini, bavaglini, scarpine, ci sono cose splendide grazie alla generosità della gente), ed è bello, bello per me, perché attraverso quei pupazzetti e quei pizzi transita un pensiero gioioso, prefiguro ed immagino quel breve momento in cui la preoccupazione della madre per una vita difficile si stempererà nell’orgoglio per la sua creatura, magica nella delicata bellezza e con quel vestitino nuovo. Cercheremo insieme una casa famiglia, un lavoro, troveremo un asilo a suo figlio… forse ce la puoi fare… forse ce la faremo… e io non sarei capace di mettercela tutta come stai facendo tu, penso.
Non so cosa valga quello che stiamo facendo, cosa valgano i luoghi di accoglienza trovati magari all’ultimo minuto, le consulenze ostetriche, pediatriche legali, le pratiche risolte, gli inserimenti negli asili e la montagna di pannolini, carrozzine, vestiti distribuiti, come anche semplicemente poter permettere finalmente ad una mamma di mettere in un passeggino il proprio bimbo di 8-9 chili dopo averlo portato in braccio per tanto tempo su e giù per Roma. Una goccia nel mare dei bisogni. Ma ad una cosa so dare valore oggi: all’affetto, all’amore, al rispetto totale che sento e che posso trasmettere alla madri. ☺
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