una goccia d’acqua    di Lina D’Incecco
4 Ottobre 2013 Share

una goccia d’acqua di Lina D’Incecco

 

Nata da una nube,

impalpabile e vitale

era una goccia d’acqua

piena di luce e di stupore.

Diventata pioggia

Poi neve  ghiaccio in inverno,

si svegliò in primavera

nello zampillo di una fonte

che l’avviò a rivoli e ruscelli.

Giunse al letto di un fiume

specchio di albe e tramonti.

La goccia era felice del tragitto.

Poi raggiunse la pianura,

vi trovò una città d’acciaio

fatta di tubi, condotte, serbatoi.

Un imponente nucleo industriale

che il Progresso aveva creato.

I padroni avidi di guadagno

ignoravano i disastri.

Era il fiume

una discarica stagnante

e le acque gonfie di veleni.

Sulle sponde dissestate

non nascevano più le ginestre.

La povera goccia era malandata

oleosa, fangosa, maleodorante.

Il mare la risucchiò nel suo seno.

Finì nei fondali alla decantazione.

Lì sognò di rigenerarsi

per un nuovo ciclo sulla terra.

Pensò con amarezza ai tanti sprechi

ed alla sete dei deserti.

Deprecò l’incuria dell’uomo

ed il vile commercio

del prezioso elemento.

Sospirò una società più saggia

custode di questo bene comune

che facesse giardini di pace

e prati di speranza

dove sostar rugiada benefica

ed irrorar pioggia di vita.

Lina D’Incecco

 

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