un’alba possibile  di Giovanni Di Stasi
30 Ottobre 2013 Share

un’alba possibile di Giovanni Di Stasi

 

Dall'Università di Tor Vergata arriva, in queste settimane, un appello a battersi per un Nuovo Rinascimento italiano. Gli studiosi evocano il profondo rinnovamento culturale e scientifico che caratterizzò il Rinascimento fin dagli ultimi decenni del XIV secolo e segnò il passaggio dal Medioevo all'era moderna prima in Italia e poi in Europa e sottolineano che: “Le condizioni di partenza del Tardo Medioevo in Italia non erano certo migliori di quelle che abbiamo oggi, ma i nostri antenati furono capaci con le loro idee di influenzare e cambiare il mondo. Le ingenti risorse accumulate fino a quel punto furono investite per costruire palazzi, chiese e monumenti, per commissionare dipinti, statue e opere letterarie, determinando così un fermento culturale e la creazione/attrazione di capitale umano. La situazione oggi si ripete. Esistono ingenti capitali che aspettano solo di essere diretti da una visione strategica e non da interessi di breve periodo. L’eredità che ci è stata lasciata dai nostri avi in termini di patrimonio storico e culturale e il patrimonio di conoscenze scientifiche e tecniche che abbiamo acquisito negli ultimi 150 anni, se propriamente impiegati, ci potrebbero permettere di fare un altro balzo in avanti e di vivere stabilmente in un mondo meraviglioso in armonia con noi stessi e la natura. È ora di provare a ripartire, i nostri posteri ce ne saranno grati”.

La riflessione che ci viene proposta è assai stimolante, ma dubito assai che le attuali classi dirigenti, tutte concentrate sui problemi dell'oggi e su interessi consolidati e particolarissimi, possano essere sfiorate dall'idea di accettare la sfida. Questo non ci impedisce, tuttavia, di tenere quella sfida sullo sfondo mentre continuiamo a riflettere sulle prospettive di una regione in grandi difficoltà dal punto di vista produttivo, occupazionale e sociale.

In realtà ci siamo mossi in questa direzione quando, alcuni mesi or sono, abbiamo elaborato, insieme al presidente della Regione Molise, un'idea progettuale da attuare con l'attivazione di un Contratto di Sviluppo, denominato Clean Economy Molise. Si trattava e si tratta di dar vita ad una serie di attività economiche, strutturate ed interconnesse, mirate alla valorizzazione delle nostre risorse più preziose: il capitale umano, l'ambiente, i beni culturali e i prodotti agroalimentari.

In una situazione che vede tutti i soggetti istituzionali e sociali impegnati sopratutto nella gestione ordinaria, e nell'affannosa quanto doverosa rincorsa alle numerose emergenze in atto, si rischia di perdere il treno del futuro. Al fine di scongiurare o, almeno, di attenuare tale rischio, si è pensato di indirizzare una parte delle energie culturali, progettuali, imprenditoriali e finanziarie disponibili verso la creazione di filiere innovative legate al territorio e capaci di rafforzare le attività produttive esistenti, integrandole con nuove iniziative economiche.

Il presidente Frattura ha evidenziato l'esistenza di una perfetta sintonia tra le sue dichiarazioni programmatiche di inizio mandato e l'idea progettuale in questione e si è espresso in termini inequivocabili con riferimento ad un Contratto di Sviluppo per l'agroalimentare parlandone come di un “modello che ci unisce e ci rende vincenti”.

La conferenza stampa, tenuta il 16 settembre dal presidente Frattura e dall'assessore Facciolla nel nucleo industriale di Termoli, ha visto una partecipazione vasta e attiva e si è conclusa con l'impegno a convocare tempestivamente le parti interessate presso la presidenza della Regione Molise. Siamo dunque in attesa di un incontro che ci consenta di contribuire a definire un percorso condiviso attraverso il quale le istituzioni regionali potranno interloquire con le istituzioni nazionali ed europee al fine di creare le condizioni per l'attivazione del Contratto di Sviluppo Clean Economy Molise.

Per quel che ci è stato possibile capire nel corso dell'incontro del 16 settembre, il presidente della Regione Molise potrà contare, per la riuscita di questa non facile impresa, sul sostegno degli imprenditori del settore agricolo, industriale e commerciale, ma anche del sistema creditizio, delle rappresentanze sociali e della società civile. Toccherà a lui confezionare e lanciare il messaggio giusto, in sede di conferenza Stato-Regioni, per far capire che il Molise non si accontenterà più soltanto delle misure necessarie per la sopravvivenza, ma vuole giocare la grande partita del rafforzamento del tessuto produttivo e occupazionale sulla base di strategie e comportamenti improntati alla valorizzazione del rapporto tra uomo e territorio. Per di più, l'idea di sostenere lo sviluppo legato al made in Italy con un ricorso massiccio, in tutte le regioni italiane, a Contratti di Sviluppo capaci di creare importanti sinergie tra risorse pubbliche e private, costituirebbe un aiuto concreto al governo nazionale, attualmente impegnato a rilanciare sviluppo e occupazione con strumenti del tutto inadeguati.

Ci sono, dunque, le condizioni per far uscire questo nostro dolorante e declinante Molise dal crepuscolo che lo avvolge, ma una nuova alba è possibile solo se sapremo percorrere, tutti insieme e con grande determinazione, la strada che abbiamo individuato e che il presidente Frattura ha dichiarato di voler seguire.☺

giovanni.distasi@gmail.com

 

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