Uscire dai copioni
7 Dicembre 2023
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Uscire dai copioni

Scripta manent: così si conclude la notissima massima latina che discredita le parole (verba), inconsistenti e fatue, che ‘volano via’ e risultano perciò vane. Al contrario gli scripta – neutro plurale – restano, durano e di conseguenza fanno fede.
Ciò premesso, vorrei porre l’attenzione su script, vocabolo che la lingua inglese ha preso dal latino, conservando il valore semantico dell’originale, seppure in contesti diversi. In inglese questo termine compare in ambito artistico ed in quello informatico: infatti script è il copione – o la sceneggiatura – di un’opera, sia essa teatrale, cinematografica o altro. A questo primo significato si aggiunge quello di ‘sequenza di istruzioni di un programma’, fondamentale operazione per il funzionamento del computer.
Per amore di chiarezza vorrei precisare che script non è utilizzato dagli inglesi per esprimere l’azione di ‘scrivere’ e neanche i sostantivi da essa derivati, ad esempio ‘scrittura’, che sono espresse dal verbo write [pronuncia: rait]. L’inglese è, com’è noto, una lingua germanica che però ha subìto – per ragioni storiche – l’influsso del francese (lingua neolatina) le cui tracce si possono riscontrare nella presenza di vocaboli latini accanto a quelli più propriamente anglosassoni.
Ecco quindi script nel senso di traccia da seguire: infatti, per realizzare uno spettacolo in teatro, attori e regista hanno bisogno del copione da rispettare perché non solo le battute, ma anche i suggerimenti scenici, i movimenti, gli oggetti sono riportati in questo script al fine di garantire il corretto svolgimento della messa in scena. La stessa cosa accade quando si realizza una pellicola cinematografica: le scene – da cui ‘sceneggiatura’ – sono prima ideate, ‘scritte’ e poi recitate dagli attori che impostano il loro lavoro attenendosi a quanto richiesto dallo script.
Nel mondo dello spettacolo difficilmente si ricorre all’improvvisazione e la storia del teatro ce lo insegna. In Italia, qualche secolo fa, la commedia dell’arte è stata soppiantata dalla scrittura teatrale, che annovera nomi illustri – da Carlo Goldoni a Luigi Pirandello, solo per fare qualche esempio – i quali hanno creato mirabili personaggi e storie, che ancora attraversano il tempo e conservano il loro fascino sempre attuale. Il mondo anglosassone, poi, ha avuto in William Shakespeare un maestro insuperabile per quanto riguarda sia la scrittura ma soprattutto la messa in scena di opere immortali!
La sceneggiatura ha quindi un carattere normativo: a teatro e al cinema, una volta definita, essa diviene inamovibile, vincolante e impossibile da modificare. Una gabbia, una costrizione, il cui fine è quello di una perfetta esecuzione di ciò che è stato creato e che si propone al pubblico. Parallelamente, riferendoci al computer, lo script di un programma non può essere modificato pena la sua non validità e il mancato funzionamento.
Lo script è necessario, anzi insostituibile, ed i suoi frutti sono gradevoli e valide opere d’arte o corretti programmi informatici che ci consentono di effettuare velocemente ed agevolmente determinate operazioni. Ma allontaniamoci dagli ambiti propri di cui abbiamo parlato e guardiamo al nostro tempo e agli eventi che lo caratterizzano. In un articolo dell’ottobre scorso, Elena Basile scriveva: “La propaganda è così elementare che si ha l’impressione di essere trattati come zombi incapaci di accorgersi di ciò che è palese […] viviamo in uno script demenziale di un film hollywoodiano. I migliori editorialisti sono all’opera per col- laborare alla creazione di un mondo lontano dalla realtà”.
Il riferimento è alla situazione politica internazionale, ai conflitti bellici e ai drammatici episodi di violenza che ancora sono perpetrati. A ben riflettere la realtà odierna, quella raccontataci dai media, ci appare come uno script confezionato e approvato che assegna colpe e condanne, che interpreta con voce monocorde quanto avviene, che fornisce soluzioni e – quel che più grave – non tollera contestazioni o critiche. La sceneggiatura, una volta approvata, non si può cambiare perché il prodotto finale dovrà presentarsi al pubblico nella forma ideata e pronta per gli applausi; nessun cambiamento, nessun ripensamento perché quando si va in scena – o in proiezione – lo spettacolo deve continuare!
Quando la realtà non corrisponde allo script, quando la narrazione dei fatti è palesemente lontana dalla verità e come spettatori ci ribelliamo a ciò che ci viene offerto, possiamo semplicemente ricorrere al nostro giudizio, possiamo utilizzare il nostro diritto di fruitori che esprimono il loro mancato gradimento per lo spettacolo? È quello che dovremmo cercare di fare perché la realtà che viviamo non è un film, non è una bella pièce teatrale, non è un copione; e soprattutto non necessita di un regista/autore unico ed incontestabile.
La vita è improvvisazione, per restare nella metafora del teatro, perciò, come Pirandello titolava uno dei suoi drammi, questa sera si recita a soggetto!☺

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