Violenza di genere
10 Marzo 2022
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Violenza di genere

Il numero dei femminicidi, su cui la Giornata contro la violenza sulle donne ha obbligato a porre attenzione, ne mostra pesantezza e drammaticità. Il contrasto della violenza sulle donne occupa un posto centrale nell’agenda dell’UE ed è un obiettivo dell’Agenda 2030 (Goal 5). È, poi, sempre stata anche una priorità dei vari governi italiani succedutesi negli ultimi venti anni. La cosiddetta strategia delle 3P, fissata dalla Convenzione di Istanbul (prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire gli autori), ha individuato un sistema integrato di intervento e di contrasto alla violenza di genere orientante l’azione dei Paesi firmatari (Italia compresa). Tale attenzione non ha, però, inciso negli anni in misura forte su tale fenomeno, o comunque non vi ha inciso nella misura attesa dagli sforzi messi in campo per contrastarlo.

L’andamento degli omicidi dal 2002 al 2018 (ISTAT) documenta la costanza nel tempo degli omicidi di donne, a fronte di una netta diminuzione degli omicidi dei maschi su cui ha inciso anche il calo di quelli per mano della criminalità organizzata. Gli omicidi delle donne sono, per lo più, opera del partner o ex-partner. Non si comprende il fenomeno del femminicidio, ‘pane’ ormai quotidiano della cronaca nera, senza indagarne le cause profonde inerenti tutte le aree proposte dalla strategia delle 3P. La prevenzione è volta a intaccare gli stereotipi sui ruoli di genere e i pregiudizi alimentanti atteggiamenti discriminatori legati all’immagine sociale della violenza sessuale. I dati ISTAT (2019) riguardanti stereotipi sui ruoli di genere e immagine sociale della violenza sessuale mostrano che il 39,3 per cento degli intervistati (maschi e femmine) è dell’opinione che le donne, che rifiutano un rapporto sessuale, siano in grado di evitarlo; il 23,9 per cento pensa che sia la donna a provocare una violenza sessuale con il proprio modo di vestire; il 66,4 per cento dei maschi e il 74,6 per cento delle donne individua nella “difficoltà a gestire la rabbia” uno dei motivi scatenanti gli atti violenti.

Pochi e timidi sono stati i passi in avanti fatti sul piano culturale. Lo si verifica mettendo a confronto alcuni risultati di indagini simili fatte a distanza di otto anni: l’indagine “Stereotipi, rinunce, discriminazioni di genere” del 2001 (ISTAT) e quella menzionata. Si scopre una visione ancora forte del maschio breadwinner [capofamiglia, “colui che porta il pane a casa”]. Sono sicuramente necessari ulteriori approfondimenti. L’Indagine ISTAT sulla sicurezza delle donne (2014) offre alcuni dati sulla trasmissione generazionale della violenza. La probabilità di diventare vittime cresce di cinque volte per una donna che ha assistito o subìto violenza durante l’infanzia e di sette volte se si è state vittima di violenza per parte di madre.

Va detto che la presenza dei servizi territoriali e della rete istituzionale per offrire soluzioni di contrasto a situazioni di violenza e di stalking è cresciuta, sia quantitativamente che qualitativamente.☺

 

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