Il terremoto, ancora lui. Ha seminato morti, distruzioni, lacrime. Ha lasciato alle spalle macerie, fisiche e morali. I circa 300 morti di questo ultimo tragico evento gridano vendetta perché, alla luce dei fatti, emergono ogni giorno di più, le gravi, colpevoli e deplorevoli responsabilità di chi ha progettato e di chi ha costruito. Non sono bastate al dio denaro e al guadagno sfrenato le giovanissime vite degli angeli di San Giuliano di Puglia; abbiamo aggiunto altre vite umane, questa volta troppe.
Ma forse non saranno neanche le ultime.
Bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo, indagare e fare giustizia. Non possiamo più permetterci il lusso di stare alla finestra, di guardare e pensare che gli altri risolvano i nostri problemi. La verità, quella per la quale Cristo è morto per tutti noi e che Pilato non conosceva, deve trionfare. Verità, Giustizia, Solidarietà sono oggi i segni che ci devono contraddistinguere nella società, consapevoli che per la loro testimonianza perderemo per strada amici di comodo. Ma ne vale la pena per una società migliore.
Padre GianCarlo, il vescovo di Campobasso, che stupisce sempre di più per il suo impegno e l’esempio di vita quotidiana, al termine della processione del Venerdì Santo, dinanzi al carcere di Campobasso, ha evidenziato alle migliaia di persone che hanno partecipato alla cerimonia tre elementi che dovrebbero segnare il modo di essere nella società: Dignità, Generosità e Fraternità.
Dignità di popolo, come quella dimostrata dagli abruzzesi colpiti dal sisma e rimasti senza niente. Grande prova hanno dato gli amici abruzzesi. Nessuno si è pianto addosso. Già pensano oltre. Il Molise deve ritrovare la dignità di essere popolo con comportamenti da cittadini e non da sudditi. Ognuno di noi ha prima di tutto doveri da rispettare, ma anche diritti da esigere. Abbiamo quasi abdicato alla nostra dignità, ci piangiamo addosso e non affrontiamo direttamente i problemi che ci interessano e ci riguardano. Affidiamo ad altri la risoluzione. Schiena dritta e senza compromessi: scriveremo un’altra storia per la nostra regione.
Generosità, sempre e comunque. Abbiamo ricevuto e dobbiamo ridare. Pur non avendo subito i danni che hanno interessato l’Abruzzo, tutti noi nel momento di difficoltà abbiamo avuto tanto da tanti. È il momento di rendere e di essere generosi e solidali. Senza cadere negli equivoci di un Governo che da una parte è attento alle necessità dei cittadini, dall’altra dimentica i diritti essenziali per gli immigrati e li chiude nei centri di accoglienza e di espulsione. Provvedimenti contraddittori e discriminanti, che ledono i principi della giustizia per tutti. Solidarietà senza distinzioni.
Fraternità, la caratteristica che dovrebbe segnare le nostre comunità, in moltissimi casi molto piccole. Il Vescovo ricordando l’ormai prossima competizione elettorale ha raccomandato alle autorità politiche, ai candidati presenti il rispetto reciproco, pur nelle diverse posizioni. Avere a cuore la comunità, dove tutti sono fratelli, governando tutti per il Bene comune. Questa espressione è rimbombata non solo per le strade di Campobasso; il vento l’ha portata lontano, per tutto il territorio molisano.
I prossimi giorni dimostreranno se abbiamo a cuore veramente il Bene comune o lavoriamo ognuno per sé. Le nostre piccole comunità sono attanagliate da tanti problemi, in primis quello della sopravvivenza. Più che pensare alla conta, chi vince o perde per pochi voti, o andare alla ricerca esasperata del consenso all’ultimo voto, giungendo persino ad ogni forma di compromesso, sarebbe il caso di mettere tutte le forze, in fraternità, intorno ad un tavolo per amministrare insieme, con le migliori energie, i nostri comuni, sviluppando progetti di cooperazione sociale, agricola e del piccolo commercio ed artigianato, le uniche cose che possono salvare e ridare vigore alle zone interne. Collocare la bandiera di questo o di quell’altro gruppo sul pennone del comune serve solo ai capi bastone, non alle nostre comunità.
Padre GianCarlo nel giorno della donazione di Cristo alla Umanità ha segnato la strada per la nostra riscossa sociale; possiamo festeggiare la Pasqua civile con l’inversione di rotta già dalle prossime amministrative lavorando con dignità, generosità e fraternità.
Sarà, come dicono i più giovani, molto più “fico” vivere in Molise. ☺
mario@ialenti.it
Il terremoto, ancora lui. Ha seminato morti, distruzioni, lacrime. Ha lasciato alle spalle macerie, fisiche e morali. I circa 300 morti di questo ultimo tragico evento gridano vendetta perché, alla luce dei fatti, emergono ogni giorno di più, le gravi, colpevoli e deplorevoli responsabilità di chi ha progettato e di chi ha costruito. Non sono bastate al dio denaro e al guadagno sfrenato le giovanissime vite degli angeli di San Giuliano di Puglia; abbiamo aggiunto altre vite umane, questa volta troppe.
Ma forse non saranno neanche le ultime.
Bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo, indagare e fare giustizia. Non possiamo più permetterci il lusso di stare alla finestra, di guardare e pensare che gli altri risolvano i nostri problemi. La verità, quella per la quale Cristo è morto per tutti noi e che Pilato non conosceva, deve trionfare. Verità, Giustizia, Solidarietà sono oggi i segni che ci devono contraddistinguere nella società, consapevoli che per la loro testimonianza perderemo per strada amici di comodo. Ma ne vale la pena per una società migliore.
Padre GianCarlo, il vescovo di Campobasso, che stupisce sempre di più per il suo impegno e l’esempio di vita quotidiana, al termine della processione del Venerdì Santo, dinanzi al carcere di Campobasso, ha evidenziato alle migliaia di persone che hanno partecipato alla cerimonia tre elementi che dovrebbero segnare il modo di essere nella società: Dignità, Generosità e Fraternità.
Dignità di popolo, come quella dimostrata dagli abruzzesi colpiti dal sisma e rimasti senza niente. Grande prova hanno dato gli amici abruzzesi. Nessuno si è pianto addosso. Già pensano oltre. Il Molise deve ritrovare la dignità di essere popolo con comportamenti da cittadini e non da sudditi. Ognuno di noi ha prima di tutto doveri da rispettare, ma anche diritti da esigere. Abbiamo quasi abdicato alla nostra dignità, ci piangiamo addosso e non affrontiamo direttamente i problemi che ci interessano e ci riguardano. Affidiamo ad altri la risoluzione. Schiena dritta e senza compromessi: scriveremo un’altra storia per la nostra regione.
Generosità, sempre e comunque. Abbiamo ricevuto e dobbiamo ridare. Pur non avendo subito i danni che hanno interessato l’Abruzzo, tutti noi nel momento di difficoltà abbiamo avuto tanto da tanti. È il momento di rendere e di essere generosi e solidali. Senza cadere negli equivoci di un Governo che da una parte è attento alle necessità dei cittadini, dall’altra dimentica i diritti essenziali per gli immigrati e li chiude nei centri di accoglienza e di espulsione. Provvedimenti contraddittori e discriminanti, che ledono i principi della giustizia per tutti. Solidarietà senza distinzioni.
Fraternità, la caratteristica che dovrebbe segnare le nostre comunità, in moltissimi casi molto piccole. Il Vescovo ricordando l’ormai prossima competizione elettorale ha raccomandato alle autorità politiche, ai candidati presenti il rispetto reciproco, pur nelle diverse posizioni. Avere a cuore la comunità, dove tutti sono fratelli, governando tutti per il Bene comune. Questa espressione è rimbombata non solo per le strade di Campobasso; il vento l’ha portata lontano, per tutto il territorio molisano.
I prossimi giorni dimostreranno se abbiamo a cuore veramente il Bene comune o lavoriamo ognuno per sé. Le nostre piccole comunità sono attanagliate da tanti problemi, in primis quello della sopravvivenza. Più che pensare alla conta, chi vince o perde per pochi voti, o andare alla ricerca esasperata del consenso all’ultimo voto, giungendo persino ad ogni forma di compromesso, sarebbe il caso di mettere tutte le forze, in fraternità, intorno ad un tavolo per amministrare insieme, con le migliori energie, i nostri comuni, sviluppando progetti di cooperazione sociale, agricola e del piccolo commercio ed artigianato, le uniche cose che possono salvare e ridare vigore alle zone interne. Collocare la bandiera di questo o di quell’altro gruppo sul pennone del comune serve solo ai capi bastone, non alle nostre comunità.
Padre GianCarlo nel giorno della donazione di Cristo alla Umanità ha segnato la strada per la nostra riscossa sociale; possiamo festeggiare la Pasqua civile con l’inversione di rotta già dalle prossime amministrative lavorando con dignità, generosità e fraternità.
Sarà, come dicono i più giovani, molto più “fico” vivere in Molise. ☺
Il terremoto, ancora lui. Ha seminato morti, distruzioni, lacrime. Ha lasciato alle spalle macerie, fisiche e morali. I circa 300 morti di questo ultimo tragico evento gridano vendetta perché, alla luce dei fatti, emergono ogni giorno di più, le gravi, colpevoli e deplorevoli responsabilità di chi ha progettato e di chi ha costruito. Non sono bastate al dio denaro e al guadagno sfrenato le giovanissime vite degli angeli di San Giuliano di Puglia; abbiamo aggiunto altre vite umane, questa volta troppe.
Ma forse non saranno neanche le ultime.
Bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo, indagare e fare giustizia. Non possiamo più permetterci il lusso di stare alla finestra, di guardare e pensare che gli altri risolvano i nostri problemi. La verità, quella per la quale Cristo è morto per tutti noi e che Pilato non conosceva, deve trionfare. Verità, Giustizia, Solidarietà sono oggi i segni che ci devono contraddistinguere nella società, consapevoli che per la loro testimonianza perderemo per strada amici di comodo. Ma ne vale la pena per una società migliore.
Padre GianCarlo, il vescovo di Campobasso, che stupisce sempre di più per il suo impegno e l’esempio di vita quotidiana, al termine della processione del Venerdì Santo, dinanzi al carcere di Campobasso, ha evidenziato alle migliaia di persone che hanno partecipato alla cerimonia tre elementi che dovrebbero segnare il modo di essere nella società: Dignità, Generosità e Fraternità.
Dignità di popolo, come quella dimostrata dagli abruzzesi colpiti dal sisma e rimasti senza niente. Grande prova hanno dato gli amici abruzzesi. Nessuno si è pianto addosso. Già pensano oltre. Il Molise deve ritrovare la dignità di essere popolo con comportamenti da cittadini e non da sudditi. Ognuno di noi ha prima di tutto doveri da rispettare, ma anche diritti da esigere. Abbiamo quasi abdicato alla nostra dignità, ci piangiamo addosso e non affrontiamo direttamente i problemi che ci interessano e ci riguardano. Affidiamo ad altri la risoluzione. Schiena dritta e senza compromessi: scriveremo un’altra storia per la nostra regione.
Generosità, sempre e comunque. Abbiamo ricevuto e dobbiamo ridare. Pur non avendo subito i danni che hanno interessato l’Abruzzo, tutti noi nel momento di difficoltà abbiamo avuto tanto da tanti. È il momento di rendere e di essere generosi e solidali. Senza cadere negli equivoci di un Governo che da una parte è attento alle necessità dei cittadini, dall’altra dimentica i diritti essenziali per gli immigrati e li chiude nei centri di accoglienza e di espulsione. Provvedimenti contraddittori e discriminanti, che ledono i principi della giustizia per tutti. Solidarietà senza distinzioni.
Fraternità, la caratteristica che dovrebbe segnare le nostre comunità, in moltissimi casi molto piccole. Il Vescovo ricordando l’ormai prossima competizione elettorale ha raccomandato alle autorità politiche, ai candidati presenti il rispetto reciproco, pur nelle diverse posizioni. Avere a cuore la comunità, dove tutti sono fratelli, governando tutti per il Bene comune. Questa espressione è rimbombata non solo per le strade di Campobasso; il vento l’ha portata lontano, per tutto il territorio molisano.
I prossimi giorni dimostreranno se abbiamo a cuore veramente il Bene comune o lavoriamo ognuno per sé. Le nostre piccole comunità sono attanagliate da tanti problemi, in primis quello della sopravvivenza. Più che pensare alla conta, chi vince o perde per pochi voti, o andare alla ricerca esasperata del consenso all’ultimo voto, giungendo persino ad ogni forma di compromesso, sarebbe il caso di mettere tutte le forze, in fraternità, intorno ad un tavolo per amministrare insieme, con le migliori energie, i nostri comuni, sviluppando progetti di cooperazione sociale, agricola e del piccolo commercio ed artigianato, le uniche cose che possono salvare e ridare vigore alle zone interne. Collocare la bandiera di questo o di quell’altro gruppo sul pennone del comune serve solo ai capi bastone, non alle nostre comunità.
Padre GianCarlo nel giorno della donazione di Cristo alla Umanità ha segnato la strada per la nostra riscossa sociale; possiamo festeggiare la Pasqua civile con l’inversione di rotta già dalle prossime amministrative lavorando con dignità, generosità e fraternità.
Sarà, come dicono i più giovani, molto più “fico” vivere in Molise. ☺
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