Spesso si scherza sul Molise che non c’è, affermazione che non è poi tanto lontana dal vero se si prende in considerazione il peso demografico, geografico, economico, politico della nostra regione. Seria considerazione, invece, per i nostri antenati ritenuti importanti a livello internazionale. Lo dimostra la conferenza organizzata da Tesse D. Stek, dell’Università di Leiden, sostenuta dal NWO, organizzazione olandese per la ricerca scientifica, ed dal centro di studi archeologici di Jelsi. Tre giorni di studio approfondito su storia, archeologia, organizzazione statale e sociale, economia. Una conferma dell’ importanza antropologica di un popolo che ha avuto un peso notevole nella storia antica.
Popolo interessante che, però, non riuscì mai ad essere veramente unito o almeno federato, vuoi per la suddivisione in municipalità, vuoi per lo scontro economico fra popoli di montagna (presenti in Molise) e popoli di pianura (soprattutto in Campania). Sull’enciclopedia Treccani si legge testualmente: “Ma l’atteggiamento tipico dei montanari che temono più del vicino sia pure affine, che del lontano sia pure straniero, ha fatto sì che nessuna autonomia locale, a cominciare dalle lievi particolarità dialettali, venisse sacrificata all’interesse generale. E ben presto, per paura della nuova idea federale, essi divennero inconsciamente potenti sostenitori dell’azione romana”. Questa considerazione fa venire in mente che, nonostante lo scorrere del tempo, questi testardi sanniti non siano cambiati molto.
Scopo della conferenza è proprio quello di mettere a confronto le diverse scuole di pensiero, alcune delle quali vedono vacillare l’idea di un popolo dalle notevoli capacità organizzative sia sul piano socio-politico che militare. Uniche fonti a disposizioni restano le testimonianze archeologiche, ma comprendere il ruolo dei Sanniti nella storia potrebbe far mutare le convinzioni relative ai primi anni dell’imperialismo romano.
Il territorio e quanto è in esso conservato (a volte, purtroppo, depredato) diventano la voce di un popolo che ancora mostra lati oscuri. Un patrimonio apprezzato molto più da studiosi stranieri che dagli stessi molisani che spesso semplicemente lo ignorano.
Sarebbe bello credere che il recente sciame sismico fosse dovuto ad un sussulto di orgoglio di un popolo fiero che vede in pericolo la sua terra, minacciata da ecomafia, trivellazioni petrolifere, cementificazione, abusivismo, ecc. Affidare alla terra, testimone della storia antica, non solo la custodia delle prove ma anche il monito a non infierire perché “non resteremo a guardare”.☺
Spesso si scherza sul Molise che non c’è, affermazione che non è poi tanto lontana dal vero se si prende in considerazione il peso demografico, geografico, economico, politico della nostra regione. Seria considerazione, invece, per i nostri antenati ritenuti importanti a livello internazionale. Lo dimostra la conferenza organizzata da Tesse D. Stek, dell’Università di Leiden, sostenuta dal NWO, organizzazione olandese per la ricerca scientifica, ed dal centro di studi archeologici di Jelsi. Tre giorni di studio approfondito su storia, archeologia, organizzazione statale e sociale, economia. Una conferma dell’ importanza antropologica di un popolo che ha avuto un peso notevole nella storia antica.
Popolo interessante che, però, non riuscì mai ad essere veramente unito o almeno federato, vuoi per la suddivisione in municipalità, vuoi per lo scontro economico fra popoli di montagna (presenti in Molise) e popoli di pianura (soprattutto in Campania). Sull’enciclopedia Treccani si legge testualmente: “Ma l’atteggiamento tipico dei montanari che temono più del vicino sia pure affine, che del lontano sia pure straniero, ha fatto sì che nessuna autonomia locale, a cominciare dalle lievi particolarità dialettali, venisse sacrificata all’interesse generale. E ben presto, per paura della nuova idea federale, essi divennero inconsciamente potenti sostenitori dell’azione romana”. Questa considerazione fa venire in mente che, nonostante lo scorrere del tempo, questi testardi sanniti non siano cambiati molto.
Scopo della conferenza è proprio quello di mettere a confronto le diverse scuole di pensiero, alcune delle quali vedono vacillare l’idea di un popolo dalle notevoli capacità organizzative sia sul piano socio-politico che militare. Uniche fonti a disposizioni restano le testimonianze archeologiche, ma comprendere il ruolo dei Sanniti nella storia potrebbe far mutare le convinzioni relative ai primi anni dell’imperialismo romano.
Il territorio e quanto è in esso conservato (a volte, purtroppo, depredato) diventano la voce di un popolo che ancora mostra lati oscuri. Un patrimonio apprezzato molto più da studiosi stranieri che dagli stessi molisani che spesso semplicemente lo ignorano.
Sarebbe bello credere che il recente sciame sismico fosse dovuto ad un sussulto di orgoglio di un popolo fiero che vede in pericolo la sua terra, minacciata da ecomafia, trivellazioni petrolifere, cementificazione, abusivismo, ecc. Affidare alla terra, testimone della storia antica, non solo la custodia delle prove ma anche il monito a non infierire perché “non resteremo a guardare”.☺
Spesso si scherza sul Molise che non c’è, affermazione che non è poi tanto lontana dal vero se si prende in considerazione il peso demografico, geografico, economico, politico della nostra regione. Seria considerazione, invece, per i nostri antenati ritenuti importanti a livello internazionale. Lo dimostra la conferenza organizzata da Tesse D. Stek, dell’Università di Leiden, sostenuta dal NWO, organizzazione olandese per la ricerca scientifica, ed dal centro di studi archeologici di Jelsi. Tre giorni di studio approfondito su storia, archeologia, organizzazione statale e sociale, economia. Una conferma dell’ importanza antropologica di un popolo che ha avuto un peso notevole nella storia antica.
Popolo interessante che, però, non riuscì mai ad essere veramente unito o almeno federato, vuoi per la suddivisione in municipalità, vuoi per lo scontro economico fra popoli di montagna (presenti in Molise) e popoli di pianura (soprattutto in Campania). Sull’enciclopedia Treccani si legge testualmente: “Ma l’atteggiamento tipico dei montanari che temono più del vicino sia pure affine, che del lontano sia pure straniero, ha fatto sì che nessuna autonomia locale, a cominciare dalle lievi particolarità dialettali, venisse sacrificata all’interesse generale. E ben presto, per paura della nuova idea federale, essi divennero inconsciamente potenti sostenitori dell’azione romana”. Questa considerazione fa venire in mente che, nonostante lo scorrere del tempo, questi testardi sanniti non siano cambiati molto.
Scopo della conferenza è proprio quello di mettere a confronto le diverse scuole di pensiero, alcune delle quali vedono vacillare l’idea di un popolo dalle notevoli capacità organizzative sia sul piano socio-politico che militare. Uniche fonti a disposizioni restano le testimonianze archeologiche, ma comprendere il ruolo dei Sanniti nella storia potrebbe far mutare le convinzioni relative ai primi anni dell’imperialismo romano.
Il territorio e quanto è in esso conservato (a volte, purtroppo, depredato) diventano la voce di un popolo che ancora mostra lati oscuri. Un patrimonio apprezzato molto più da studiosi stranieri che dagli stessi molisani che spesso semplicemente lo ignorano.
Sarebbe bello credere che il recente sciame sismico fosse dovuto ad un sussulto di orgoglio di un popolo fiero che vede in pericolo la sua terra, minacciata da ecomafia, trivellazioni petrolifere, cementificazione, abusivismo, ecc. Affidare alla terra, testimone della storia antica, non solo la custodia delle prove ma anche il monito a non infierire perché “non resteremo a guardare”.☺
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