Annunciare è generare
6 Novembre 2021
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Annunciare è generare

“Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,3).

Un’antica tradizione ha raggruppato il IV vangelo, le tre lettere cosiddette di Giovanni e l’Apocalisse sotto la paternità dell’apostolo Giovanni. Leggendo le lettere e il Vangelo, in particolare, è possibile cogliere una parentela di natura teologica e letteraria. Tale familiarità tra i testi va compresa attraverso il fenomeno della scuola o tradizione giovannea che esprime la recezione dell’insegnamento di Giovanni da parte di un nutrito gruppo di persone che si ispirano a lui per mantenerne viva la memoria attraverso una prassi molto diffusa nell’Antichità, la pseudepigrafia, che sottostà anche alle Lettere Pastorali.

La Prima Lettera di Giovanni si presenta come una sorta di lettera enciclica o circolare indirizzata alle comunità cristiane dell’Asia fortemente minacciate dall’insorgere di insegnamenti eretici, tendenti cioè a mettere in dubbio qualche aspetto della verità rivelata e a prendere le distanze dall’insegnamento degli Apostoli, considerati i custodi del deposito della fede. Tali insegnamenti fuorvianti erano introdotti, in special modo, da dissidenti che aderivano a dottrine gnostiche che enfatizzavano la divinità di Cristo a scapito della sua umanità, disonorando la realtà dell’incarnazione.

Attraverso le grandi categorie della luce, della giustizia, dell’amore e della verità, Giovanni desidera delineare i tratti dell’esistenza cristiana che è comunionale e va vissuta in uno stile filiale e fraterno. Già a partire dal prologo, l’autore si colloca nella cerchia dei testimoni oculari, di coloro che parlano non per sentito dire ma perché hanno fatto esperienza dell’incontro con Cristo “Verbo della vita” (1Gv 1,4), esperienza su cui si innesta la testimonianza ecclesiale.

L’autore, dunque, si comprende e si presenta come testimone di un incontro che marca la storia perché la irrora sin “da principio”. Il Verbo invisibile e immateriale è apparso e ha fatto irruzione nella storia attraverso la porta dei nostri sensi. Il Verbo non è un’idea o un contenuto intellettuale ma una persona, il Figlio di Dio, Gesù di Nazaret, che è vita in pienezza che si è resa accessibile agli uomini e alle donne. Pertanto si può affermare che la fede della comunità cristiana nasce da un incontro con un uomo in carne ed ossa che è anche vero Dio che è Gesù Cristo, il Figlio del Padre.

La vita eterna che era presso il Padre quindi si è manifestata e molti hanno sperimentato l’impatto con essa. Marcati a fuoco da questo incontro, essi hanno deciso di raccontarlo con la parola e con la vita e ne sono divenuti testimoni. Un testimone è uno che ha ascoltato, visto, contemplato e toccato il “Verbo della vita”, espressione che rimanda all’evento Cristo considerato nella sua totalità (nelle sue parole, nei suoi gesti, nei suoi incontri…).

L’incontro con Cristo è stato per il testimone l’evento spartiacque della sua storia che lo ha immesso con forza in una vita nuova. Quell’incontro, per effetto della gratitudine per il dono eccedente ricevuto, si è fatto poi narrazione, racconto, annuncio che genera vita nuova e legami di comunione: “quello che noi abbiamo udito… veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita… noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,1.3).

Questa esperienza, inoltre, il testimone, ieri come oggi, non la fa mai da solo, come un individuo, singolarmente, ma insieme ad altri, nel segno del “noi” della comunità ecclesiale, dove nessuno vive per se stesso ma si fa dono sperimentando la pienezza della sua vita e collaborando alla pienezza degli altri.

Testimoniare Cristo anche oggi in un mondo secolarizzato, ipertecnico, orfano di padri e madri, resta la sfida principale della comunità cristiana. Il mondo continua a soffrire la bulimia di parole che appaiono e risuonano ovunque. Sapremo noi credenti dire ancora, come nei primi secoli, parole veritiere e feconde che accendono luci nella storia, avviano processi, fanno saltare barriere, istaurano legami di comunione, generare fraternità?

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