coinvolgimento e responsabilità
6 Marzo 2010 Share

coinvolgimento e responsabilità

 

Quale società per quale politica? Posto in questi termini l’interrogativo esclude decisamente il ripiegare verso una posizione anarco-individualista. Anche se non si può nascondere che il clima che si respira lascia trapelare segnali di nostalgia d’altro, che possono anche cedere a un ripiegamento verso l’antipolitica. Ma non è il caso di cedere ai tanti filoni di pensiero che lasciano trapelare uno scarso orizzonte di futuro al mondo e al nostro paese. Oggi, purtroppo, il futuro non siamo noi cittadini a prospettarlo, ma quella macchina complessa e invasiva che fa capo allo storico filone di chi fa dell’economia lo spazio unico di riferimento per guardare al domani.

Un attento e giovane studioso della società attuale esprime una analisi che lascia sconcerto e genera sgomento: “Oggi i rapporti sociali sono stabilizzati non con riferimento a valori e significati condivisi, ma sulla base di ciò che “funziona”, mentre la questione del senso delle cose è stata collocata nella sfera della soggettività…”. Insomma chi comanda e programma sono i poteri forti legati ad interessi di lobby e ciascun cittadino, di questo disegno, coglie il significato e ne fa l’uso che meglio si adatta al proprio tornaconto, salvo il fatto poi di dover riconoscere che la crisi globale non lo esclude dalle sue inesorabili conseguenze. E non solo sul piano economico. È Mauro Magatti, preside di una facoltà di sociologia e pensatore ben noto e qualificato che espone questa tesi in un suo studio recentissimo.

Di certo si va sempre più diffondendo la perniciosa convinzione che, nel mondo globalizzato  e in una politica in perdita d’anima, l’unica strada che risulta praticabile è quella di scovare il sistema per uscirne individualmente illesi o, magari, per ricavarne il maggior utile possibile. Questa linea è ricorrente nella storia dell’umanità e della politica. Ma dalla nostra posizione siamo qui a sostenere con convincimento, e decisa volontà di farne una linea di frontiera, che la storia è anche campo di impegno in cui devono trovare spazio e senso messaggi e testimonianze di valori proiettati alla realizzazione del bene di tutti.

Osserviamo, a proposito di politica, una delle poche sorprese positive che ci vengono dalle urne delle recenti elezioni europee.

Un dato significativo, in decisa controtendenza rispetto agli esiti riscontrati in Italia, è quello che ci lanciano movimenti e partiti che si sono schierati a difesa del pianeta, in un momento in cui tante sono le voci di allarme che si levano per porre freno al cattivo uso che l’uomo sta facendo in campo di inquinamento. Ebbene i risultati portano al consistente numero di 54 i deputati che siederanno al parlamento europeo e che sono frutto di un diffuso consenso raggiunto in molti paesi che occupano una vasta area che tocca un territorio vastissimo che ingloba: Francia (16%), Austria, Belgio, Spagna, Portogallo, Grecia, Regno Unito, fino a coinvolgere ad un livello molto alto la popolazione della  Finlandia (12,4%).

A sentire alcuni attenti osservatori, le ragioni del successo sono da ricercare nella volontà espressa in concrete proposte di politica operativa, portate avanti dai rappresentanti di questo settore politico. Per quel che riguarda l’Italia, il commento prosegue con il rilevare che la politica italiana, e non solo da parte di verdi e simili, ha prediletto lo scontro, una dialettica di infimo livello civile e con l’aggiunta di un sempre minor coinvolgimento dei cittadini.

Tocchiamo allora, in termini di attualità di analisi e di prospettiva concreta, alcuni punti che possono costituire oggetto di impegno e di assunzione di responsabilità che ci investono tutti. Intanto ribadiamo un principio sempre rivendicato dalla cittadinanza e poche volte tradotto in azione. È il popolo ad esercitare la sovranità e la politica a tradurla in esercizio e linee progettuali. Senza ignorare, lungo il percorso, la provenienza del suo potere.

Ancor più nel concreto, a proposito di crisi dell’economia globale, si può affermare che spetta alla società civile ricoprire un ruolo di rilievo sul proprio territorio, per quel che riguarda lo sviluppo locale. Tale principio è ricorrente nei documenti dell’Europa sull’economia e fa parte integrante del principio di sussidiarietà che è stato introdotto con la riforma del titolo quinto della nostra Costituzione.

Da esso derivano una serie di passaggi che comportano una crescita di senso di responsabilità da parte dei cittadini tutti, perché si facciano carico di problemi e di scelte che pongano fine a un degrado politico che porta sempre più verso un distacco della società civile dai partiti, con la conseguenza di rendere più a rischio la consistenza della democrazia e della solidarietà in vista del bene comune. Se non si risale a tali principi e a tali valori il degrado proseguirà in maniera irreversibile.

Proseguiamo intanto nel cammino volto a creare in Molise una Fondazione di Comunità che dia segnali in tale direzione e raccolga anche messaggi e testimonianze che si vanno registrando in diversi territori del nostro paese. È lungo tale cammino che si pongono alla politica interrogativi ma anche modelli applicativi di uno sviluppo che è generato dal coinvolgimento dei cittadini e dalla valorizzazione di talenti giovanili.

Alle nuove generazioni occorre fornire opportunità di studio, di ricerca ma anche di tirocinio diretto alla promozione dello sviluppo del territorio nel quale sono cresciuti e che senza la loro opera volta all’innovazione e all’impresa non potrà aspirare ad un futuro diverso. La politica non è un germoglio che cresce per naturale generazione o per le ambizioni di pochi ma è la cultura volta al bene di tutti e radicata sulla responsabilità di singoli, di gruppi e movimenti che, aldilà delle differenze devono poter individuare obiettivi il cui raggiungimento giovi all’intera comunità. Se questa è antipolitica possiamo anche rilanciarla come ipotesi alternativa al presente che vede sempre più le masse prendere le distanze dalle urne. Ma prima ancora come assunzione di responsabilità che ci investe tutti.

È sogno forse? “Se anche così fosse, ci aiuta a camminare, come diceva Eduardo Galeano”. Così conclude una intervista in tema di politiche volte al rispetto della natura, il regista Ermanno Olmi. ☺

 le.leone@tiscali.it

 

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