Crisi di egemonia
4 Settembre 2014 Share

Crisi di egemonia

Ogni giorno la sua sciocchezza! È ammirevole la tenacia che grandi dirigenti, capi di governo, imprenditori e commentatori politici europei e in particolare italiani mettono nel ripetere da anni la stessa musica. A giorni alterni da più autorevoli parti viene annunciata la recessione. Dal Sud dell’Europa ripetono che la responsabilità della crisi economica è della politica di austerità tedesca. I più volenterosi affermano che con le riforme l’Italia riprenderà il cammino dello sviluppo.  I più combattenti arrivano a dire che con l’acquisto dei titoli di stato da parte della Banca centrale europea il problema delle gravi difficoltà finanziarie, economiche e commerciali europee saranno risolte. Sino ad arrivare ai buffoni di casa nostra che rilanciano la bufala dell’articolo 18 come palla al piede dell’economia italiana. Si dice di tutto e il contrario di tutto pur di evitare l’unica cosa sensata che andrebbe detta, quella verità semplice e che è essenziale se vogliamo iniziare ad affrontare i serissimi problemi che abbiamo davanti come italiani, come europei e più in generale come occidentali. Ancora una volta abbiamo dovuto attendere le parole di Papa Bergoglio, perché venisse squarciato questo muro di omertà e complicità generale: “nel mondo è in corso una terza guerra mondiale”, così dice il Vescovo di Roma.

Un grande passo avanti, ma non basta. La realtà è che nel mondo è avvenuta e per alcuni versi continua, una rivoluzione che ha cambiato e sta cambiando tutto. Non è solo crollato il muro di Berlino e il grande impero sovietico, si sono capovolte gerarchie economiche fra le diverse nazioni, è mutata la distribuzione di ricchezze e di potere fra le diverse aree del pianeta. Sono venuti meno i principi che hanno ordinato il mondo nella seconda metà degli anni ‘90. E il prezzo più  caro lo pagano, in primo luogo quelle aree del pianeta dove da anni, come dice Papa Bergoglio, si combatte una crudele terza guerra mondiale e a seguire proprio da quelle metropoli capitalistiche che sino a ieri avevano ipotecato il benessere e il futuro del mondo. La crisi dell’Occidente non è solo crisi materiale, ma è in primo luogo crisi di “egemonia”, è crisi di quei valori, di quelle idee generali che hanno governato il mondo negli ultimi decenni. Il capitalismo globale ha consumato il valore della democrazia e della libertà, ha compromesso diritti fondamentali nella società e nel mondo del lavoro. Non solo l’ idolatria del mercato, il primato del consumismo e la mercificazione di ogni attività umana hanno trascinato nella crisi quelle certezze, quei principi che nella vita sociale come nella sfera individuale sono state a fondamento del nostro vivere comune.

Non è fuori luogo parlare di tramonto della nostra civiltà. Basterebbe fare un’istantanea del mondo per cogliere quanto radicali siano stati i mutamenti e quanto sia stato sciocco, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, pensare che sarebbe iniziata per l’Occidente una nuova età dell’oro. In Giappone è al potere una nuova classe dirigente che ha riscoperto il nazionalismo e il razzismo. In Cina, che è ormai la prima potenza economica del mondo, un potere politico assolutista ordina una sterminata società nella quale convivono forme di sfruttamento del primo capitalismo con un nuovo modernismo senza anima. In India l’ambiguità della famiglia Ghandi e del Partito Democratico si è risolta con la vittoria alle elezioni dei fanatici e fondamentalisti induisti. La guerra in Iraq e le famose primavere dei paesi arabi hanno riaperto antiche e sanguinosissime ferite, vere e proprie guerre di religioni segnate da crudeltà e violenze di massa ben più feroci di quelle che abbiamo conosciuto con le dittature precedenti. Nella Russia siamo tornati al dispotismo della grande Russia antica e lungo il confine che divide l’Europa occidentale dalla Russia attuale, nel cuore dello stesso continente europeo, per l’arroganza e l’ottusità degli Stati Uniti e per la subalternità dei paesi europei è tornata una rischiosissima guerra civile. In questi ultimi decenni di capitalismo globale  abbiamo avuto un trasferimento di ricchezza, di lavoro e di sviluppo da Ovest, dove la crisi è iniziata a metà degli anni ‘70, a Oriente. Si è affermata sempre di più la perdita di senso del valore della democrazia e della libertà nelle metropoli capitalistiche. Infine abbiamo avuto il ritorno nei nuovi paesi economicamente emergenti di sistemi istituzionali sociali e culturali segnati in profondità da antiche vocazioni autoritarie. L’autocrazia zarista in Russia, Confucio in Cina, l’induismo radicale in India, il nazionalismo estremista in Giappone e da ultimo il fondamentalismo islamico. Molto altro si potrebbe dire parlando dell’America latina e della stessa Africa, ma le considerazioni fatte ci dicono con chiarezza che oggi la discussione della cosiddetta classe dirigente ricorda tanto le discussioni sul sesso degli angeli, e le proposte che si ascoltano, sono acqua fresca utili solo ad alimentare illusioni e ad ingannare la pubblica opinione. ☺

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