Da “impietosa” 3
attonite presenze gli inganni a mezza voce,
a mezza luce la disponibilità d’essere nuvole;
in assenza di tiepidi sguardi giungono arcangeli, angeli
si precipitano a sorreggere l’inferma sua struttura
che sgretola – garrula troppo al sole-
la follia improvvisa.
dove sei
per essere passato oltre, per non avere circondato
l’assenza della tua persona (presenza) così piena
di curve e circonflesse parentesi, dove puoi essere,
dimmelo se stasera non fuggi di nuovo,
se il nuovo seme non ti porta al giorno della raccolta,
se raccolta la specie tua non grida di avere già
inoltrato domanda di ritorno
se ritorni annebbiata la vista e la postura
così ridotta a passo di viandante
mancante la tua specie di eroe.
si domanda chi amava, chi ha amato
quel giorno al tuo ritorno breve
dopo l’alzata dei sassi e dei riposti angoli.
al medesimo istante. non ebbero altri argomenti
ristretti al mio come al tuo esistere.
lei frantuma ogni vera conoscenza di sillabe
esalta soltanto la parola mirata al quanto
al tanto che basta ad essere felici vicino
la fontana a zampillo che s’inchina
ad ogni passo della ballerina.
consumate le scarpe, messi al chiodo i tutù
si domanda che è stato:
se il salto il passo cadenzato il doppio
il double il dubbio l’assassinio.