Derby o pace
25 Maggio 2017
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Derby o pace

15 dicembre 1966, a Bologna nasce la Partita: il primo derby di pallacanestro fra la Virtus e la Fortitudo. Una partita destinata a ripetersi negli anni per 105 volte, l’ultima il 14 aprile 2017 con la vittoria della Fortitudo che “ribaltava” la partita numero 104 di qualche mese prima. Non sono le vittorie o le sconfitte l’argomento base, ma come, per un giorno, Bologna, “la culla del basket” come viene definita dai tifosi, si trasformi sportivamente.

La prima partita fu vinta dalla Virtus griffata “Candy,” e trascinata da quell’americano d’Italia che rispondeva al nome di Gianfranco Lombardi. Ne segnò 30, e a quei tempi il tiro da tre non era nemmeno stato immaginato. Il “Dado”, soprannome nato dalla fantasia dei Fortitudini, ricordando Carosello e la pubblicità del Dado Lombardi, fu il primo eroe bianconero della saga. Di fronte, la Fortitudo sponsorizzata “Cassera”, con Sardagna miglior realizzatore a quota 17.

Questa partita non è una semplice partita di pallacanestro per lo sportivo bolognese, è il Derby! Con gli anni questa passione si è trasferita in altri sport: esistevano, fra le altre, due squadre di baseball che si affrontavano a livello giovanile, ma non era mai una semplice partita, all’improvviso si vedevano arrivare un migliaio di spettatori a tifare per l’una o per l’altra squadra laddove di solito vi erano al massimo 100 spettatori; presto detto il perché: una squadra era la Fortitudo e l’altra la Virtus Ozzano. Oppure bastava andare alla Lunetta Gamberini quando vi era il Derby fra i Warriors, squadra sposata dai tifosi della Fortitudo e i Doves, chiaramente amata dai tifosi virtussini e si potevano trovare oltre 4.500 persone stipate nelle tribune (erette apposta per supportare tanto pubblico) che di solito avevano un massimo di poco più di mille persone.

È difficile spiegare, a chi non è bolognese, cosa rappresenta il Derby. Nel calcio vi sono numerose partite considerate Derby: Inter vs Milan; Genoa vs Sampdoria; Roma vs Lazio, solo per citare quelle più note, partite dove i tifosi a volte si scontrano anche a livello fisico. A Bologna, il 90 per cento delle volte vuol dire sfottò, i tifosi studiano coreografie per giorni e giorni, la più famosa è rimasta alla storia come quella “dei culi” del dicembre 1999, quando i tifosi Fortitudini si girarono e abbassandosi i pantaloni disegnarono una V con il loro didietro.

Viene spontaneo pensare che questo sia solo un avvenimento sportivo, ma non è così, oggi si usa lo sport per mettere a confronto modi di pensare diversi; a Roma il confronto è politico, la destra tifa per una squadra e la sinistra per l’altra, la stessa cosa accade in altre città, mentre a Bologna la differenza è più sociale, la parte ricca della città contro la parte povera. Quasi sempre in tutti i Derby vi è un confronto fra parti economiche, politiche o sociali.

Ormai nella civiltà moderna quasi tutto si confronta politicamente, dall’auto che si compra, (Suv vs Berlina) al quartiere dove si abita, quel bar è di destra mentre quello là è di sinistra, quel supermercato è rosso, mentre l’altro è bianco. L’altro giorno ho sentito la discussione fra due anziani: il primo – “Quando muoio voglio essere messo in terra, se nò i miei amici penseranno che mi sono montato la testa e che voglio il tombino per non stare con loro” – e l’altro in risposta “Io invece mi faccio cremare, così la smetteranno di litigare se farmi il funerale religioso o civile, tanto per me cambia poco, morto sarò e morto resterò”.

Ricordate il duello fra Bartali e Coppi? Non era una divisione, ma era un modo per distogliere il popolo dai problemi del dopoguerra, quasi sempre il confronto sportivo è solo una modalità che nasce spontanea fra le persone in un duello ideologico, che sia politico o nato da differenze di ceto o di potere economico.

È un bene? È un male? Non è facile rispondere a domande come queste: è giusto trasportare la nostra esistenza, le nostre idee politiche, le nostre modalità di vita in un confronto sportivo? Si potrebbe dire che così si possono evitare guerre e guerriglie varie. Certo vedere due squadre affrontarsi in una partita, mentre le rispettive nazionali sono in guerra, (Pakistan vs India – Partita di cricket al mondiale di qualche anno fa) fa pensare che lo sport abbatta le distanze. Chi non ricorda la mitica partita a Ping Pong fra gli Usa e la Cina?

Forse sarebbe semplice dirimere divergenze di opinioni fra stati o ideologie con una partita, ma mi domando e mi domanderò sempre chi avrebbe il coraggio di arbitrare la Partita? A parte il coraggio del singolo, vi immaginate la prima pagina dei giornali il giorno dopo? Certo potrebbe finire in parità, ma basterebbe mai a far finire la polemica?☺

 

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