gli stacanovisti regionali   di Domenico D’Adamo
4 Ottobre 2013 Share

gli stacanovisti regionali di Domenico D’Adamo

 

Avete mai assistito ai lavori del consiglio regionale? Se provate a togliere l’audio, assomiglia tanto a un film di Chaplin: si sorride senza sapere il perché; se invece togliete il video, avete la sensazione di ascoltare una trasmissione radiofonica di Arbore: si sorride lo stesso e si sa anche perché; se riattivate audio e video, non vi resta che piangere perché tutto ciò che vedete e sentite non è finzione, è realtà. Non si tratta di un film e neanche di una pièce teatrale, i soli  a non rendersi conto di essere protagonisti di una storia drammaticamente vera sono loro, i padroni del vapore. Il copione viene scritto nella conferenza dei capigruppo, luogo ameno e riservato, dove le ostilità magicamente evaporano e tutti insieme, con leggerezza ed allegria, decidono se un problema esiste oppure no. Quando tutto è preordinato e i provvedimenti approdano in consiglio, ognuno torna al proprio posto e la rappresentazione ha inizio.

Vivono così i nostri consiglieri regionali: in sei mesi si sono riuniti 12 volte ed hanno trattato 136 argomenti, metà dei quali hanno riguardato loro e i loro amici, l’altra metà l’inversione dell’ordine del giorno. I nostri eroi in questi sei mesi hanno percepito 1,3 milioni di euro nette per approvare 8 leggi: oltre 150 mila euro a provvedimento. Intendiamoci, non siamo quelli dell’uomo solo al comando, ma se le stesse persone avessero percepito 15 mila euro per ogni legge approvata, saremmo stati ugualmente democratici e anche il figlio del bracciante di Ururi, giusto per usare un’icona cara alla sinistra emotiva, un giorno sarebbe diventato avvocato. Certo non possiamo pretendere che il presidente del consiglio qualche volta richiami i suoi ragazzi a stare sul pezzo, ma pregarli di parlare o anche sparlare, delle leggi che approvano, quello sì. Sempre più spesso i consiglieri nei loro interventi si riportano ad intese raggiunte nei corridoi di palazzo Moffa proprio per sottolinearne il carattere genuino; se solo qualcuno potesse osservarli dietro le quinte –loro, gli avversari che si congratulano a vicenda per l’efficacia interpretativa del ruolo svolto! – potrebbe incazzarsi sul serio, ma il luogo della verità è precluso a tutti.

In questi sei mesi di lavoro appassionato e severo è stata approvata una legge sui tirocini, una sulle locazioni e le vendite degli edifici pubblici, una sulla soppressione delle comunità montane, una sulla variazione di bilancio, una sull’interpretazione autentica di un’altra legge; una sul progress Microfinance, una sui revisori dei conti e una sulla riduzione dei costi della politica: veramente poco per chi attende da anni di uscire dal tunnel; sicuramente ci sono state tante buone ragioni perché il consiglio se ne occupasse ma dell’ultimo provvedimento, oltre alle ragioni, crediamo di comprendere anche la necessità e l’urgenza.

Il tema è uno di quelli che sta a cuore non solo ai molisani ma a tutti gli italiani. Negli interventi che si sono succeduti in aula e per i corridoi del consiglio regionale la parola d’ordine, sia nella maggioranza che nell’opposizione, è stata la stessa: tagliare, costi quel che costi, le spese folli della politica e, questa volta, sono stati di parola. L’assessore Petraroia, carte alla mano, ha dimostrato che nel trimestre aprile/giugno 2013 i costi della politica si sono ridotti del 50/% rispetto al trimestre dell’anno precedente. Non è straordinario? La legge in discussione ha prodotto i suoi effetti prima ancora di essere approvata. Vorremmo per questo anche noi congratularci con i protagonisti di questa edificante vicenda, oltre che per la competenza mostrata in questa occasione, anche per la spiccata sensibilità verso il tema che interessa tutti, politici e non. Gli stessi pentastellari questa volta non se la sono sentita di protestare, i complimenti se li sono fatti alla luce del sole sia per il buon lavoro svolto da tutti, consiglieri, tecnici delle luci e del suono, e maestranze tutte, ma, e soprattutto, per il risultato conseguito dal provvedimento di cui nessuno si è guardato bene di spiegare gli effetti. Gli emolumenti ai consiglieri, come li chiama l’assessore, con questa nuova legge invece di diminuire sono aumentati di circa mille euro mensili cadauno: sarà costato anche un poco di più di prima ma quando lo stato chiama al sacrificio il buon amministratore deve rispondere e in questo momento difficile per tutti i nostri eroi avrebbero potuto aumentarsi gli “emolumenti” di due o tremila euro e invece si sono accontentati di molto meno.

Avremmo gradito che il consiglio regionale in questi sei mesi avesse ragionato su come creare posti di lavoro, quali provvedimenti assumere per promuovere lo sviluppo, come far fronte agli impegni presi per ridurre il debito nella sanità; ci saremmo aspettati un’attenzione verso i terremotati che ancora oggi vivono nelle baracche, nessuno di questi argomenti è approdato nell’Olimpo della democrazia: è questa la democrazia dei politici a pagamento? ☺

domenicodadamo@alice.it

 

dal consigliere Ciocca

Nei Comuni del cratere, per gli interventi di Classe A e relativamente alle pratiche favorevolmente istruite, la ricostruzione è ferma al 37%. Solo Morrone del Sannio può vantare lavori terminati al 94%. Nel resto dei comuni, invece, la stessa percentuale varia dal 13% di Provvidenti al 54% di Casacalenda. Ci sono Rotello con il 17% dei lavori terminati, Castellino del Biferno con il 20%, Colletorto con il 23%, Montorio nei Frentani con il 31%, Larino con il 38%, Bonefro con il 39%, Santa Croce di Magliano con il 41%, Ururi con il 42%, Ripabottoni con il 48%, Montelongo con il 53%.

 

 

eoc

eoc