Il gusto neoclassico
3 Giugno 2015 Share

Il gusto neoclassico

Il concetto dell’arte come strumento di persuasione viene trasferito in immagini che esaltano la nobiltà d’animo dei capi rivoluzionari e il loro sacrificio per il popolo. Per questo motivo l’arte del Neoclassicismo si prestò, inizialmente, a divenire espressione degli ideali patriottici ed eroici della rivoluzione francese, e poi arte ufficiale dell’impero napoleonico. David, le cui prime opere maturarono in periodo prerivoluzionario, divenne il pittore ufficiale nel periodo napoleonico. Egli si ispirerà ai modelli antichi, greci e romani, non solo dal punto di vista formale, ma anche per fornire un esempio di virtù morale. Realizzerà opere grandiose in pittura, di rievocazione storica. Noto il Giuramento degli Orazi del 1784 e La morte di Marat. Quest’ultima opera rivela la capacità di David di operare rimandi visivi ad opere come la Pietà di Michelangelo, o la Deposizione del Cristo di Caravaggio, allo scopo di esaltare la figura di Marat, il medico rivoluzionario ucciso con l’inganno pochi mesi prima della realizzazione del quadro. David aderì alle idee della rivoluzione al punto di divenire un seguace di Robespierre. Successivamente la sua arte si appiattisce verso forme più retoriche. L’opera l’Incoronazione di Napoleone del 1807, rivela questa ulteriore fase.

Disegno – pura forma

Allievo di David, fu Ingres. In lui, il gusto Neoclassico si stempera verso forme dal disegno lineare, libero ma preciso. Non rimase indifferente alla lezione del “bello ideale” del Canova. Non c’è tuttavia in Ingres, né la tendenza conservatrice di Canova, né quella rivoluzionaria di David. Egli non aveva un particolare interesse nei confronti della politica, e, pur avendo da giovane fatto dei ritratti di Napoleone, concepiva l’arte come pura forma. Tale forma era però “legata alla realtà, alla singolarità della cosa; era quello che si vede… con chiarezza assoluta” (Argan). Ricordiamo lo splendido quadro del 1808, La baigneuse de Valpincon.

Il gioco della luce

Qui nei colori chiari, sottilmente pervasi da una luce tenue, si ricerca un bello in senso assoluto. Si intuisce che il bello non risiede solamente nella figura della donna, ma nello spazio dove si trova. Tutte le componenti insite nella composizione formeranno una unità che perviene all’idea di bello. I contorni, la sfumatura e i tenui colori delle forme, tutto concorre alla bellezza: la definizione dei particolari, le pieghe dei tessuti, la luce di cui non si percepisce la fonte diretta, e che – come nota Argan – “si genera dal rapporto del colore leggermente caldo e dorato della pelle con i grigi freddi dei piani del fondo”. Successivamente grazie alla revisione in chiave critica del passato, non si permetterà più di pervenire solamente alla adesione ai canoni classici ma si tenderà invece alla esaltazione dell’immaginazione pervenendo addirittura al recupero del sentimento. Questo perché, derivando dall’empirismo, l’illuminismo attribuirà importanza alle sensazioni dell’artista e ad un più generale riconoscimento della libertà della creazione artistica. La sensazione “non è apparenza ingannevole che l’intelletto corregge, ma la materia prima del lavoro dell’intelletto. Nulla essendo nell’intelletto che prima non sia nel senso” Argan – Storia dell’Arte italiana – vol. III). Ecco perché il Romanticismo, che seguirà al Neoclassicismo è in fondo figlio della medesima matrice illuminista. Afferma P. Adorno nel testo L’arte Italiana (ed. D’Anna): “il neoclassicismo ha in sé molti atteggiamenti romantici o, almeno, preromantici: la fuga nostalgica verso una civiltà scomparsa, quella classica, come un modello di perfezione irrimediabilmente perduto; il senso della morte e della vanità del tutto; l’ardore, anzi il furore eroico; l’anelito di libertà”.

Vedutismo

In tale contesto nasce il Vedutismo. Van Wittel, pittore olandese spesso a Napoli, inizia il cosiddetto “vedu- tismo”. Per la prima volta nella pittura di paesaggio si desidera cogliere aspetti reali. Napoli, grazie a questo artista, apre nuove vie alla pittura di paesaggio. La veduta prospettica di Van Wittel è “uno strumento ottico che inquadra e permette di vedere meglio la realtà…vedere con ordine, con gli occhi e la mente insieme. Vedere le singole cose e il contesto che formano; ma sapendo che l’ordine non è della realtà oggettiva, bensì della mente che valuta e coordina i dati del senso” (Argan). Il Vedutismo ha come protagonisti in Italia Canaletto e Guardi. Il Canaletto realizza sulla tela le famose vedute di Venezia, che avranno il merito di diffondere l’immagine della città e costituirne una attendibile documentazione, grazie anche alla cura con cui dipingeva le sue architetture. Guardi, attraverso luminosissimi giochi di luce, ottenuti con rapide pennellate, crea una sorta di unità tra figure e ambiente. La differenza tra i due artisti si deve cogliere principalmente nel fatto che mentre Canaletto affronta con rigore quasi fotografico la rappresentazione delle sue vedute, Guardi ama filtrarle con la memoria, giungendo a rappresentazioni che nella sostanza si allontanano dalla realtà a favore del sentimento.☺