italia federale
28 Marzo 2011 Share

italia federale

 

8-10 febbraio 1991. Bossi al congresso federale Lega Nord, Hotel Ripamonti due di Pieve Emanuele (MI), presenta ai congressisti un’idea rivoluzionaria: il Federalismo su base socio-economica: l’Italia vista come tre macro-economie: Nord, Centro, Sud.

16 giugno 1991. È il giorno fissato per la proclamazione della repubblica del Nord, a Pontida; sono presenti più di 25 mila leghisti entusiasti.

5 aprile 1992. La Lega Nord ottiene uno straordinario risultato: 25 senatori e 55 deputati. È l’XI legislatura; la Lega diventa la quarta forza politica italiana.

18 gennaio 1995. La Lega Nord presenta, al Senato, il disegno di legge n. 130: Revisione della Costituzione in senso federale.

21 dicembre 1995. Intervento di Bossi alla Camera: “Noi chiediamo l’apertura immediata di un’Assemblea Costituente, perché il popolo possa attuare la nuova riforma costituzionale federalista. Per noi della Lega Nord, ma ormai credo, nella coscienza degli italiani, i tempi sono più che maturi per assicurare al nostro Paese, attraverso l’approvazione di una nuova Carta federale, il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica”.

4 maggio 1996. Durante la riunione del “Parlamento di Mantova” viene deliberato il cambio del nome in “Parlamento della Padania”;  Bossi propone di costituire il Comitato di liberazione della Padania (Clp) analogo al Comitato di Liberazione Nazionale (Cln) perché ritiene ormai inutile puntare al federalismo, dato che non vi sono basi economico-sociali per attuarlo, quindi l’unica alternativa possibile per salvare la Padania è pretendere il “diritto alla secessione”.

13-15 settembre 1996. Si svolge la prima “Festa dell’autodeterminazione dei popoli padani”; in tale occasione nasce la “Padania”.

25 maggio 1997. Si celebra il primo referendum per la secessione sul quesito: “Volete voi che la Padania diventi una Repubblica federale indipendente e sovrana?”. Votano 4.833.863 persone.

26 luglio 1999. I deputati leghisti assumono una nuova denominazione per il loro gruppo: Lega Forza Nord per l’indipendenza della Padania.

2 agosto 2001. Il consiglio dei ministri approva il ddl sulla devolution.

16 novembre 2005. Passa al Senato la riforma della Costituzione, la devolution diventa legge.

25/26 giugno 2006. Si tiene il referendum sul federalismo: i no vincono con il 61,7%. Bossi commenta: “Nessun popolo ha mai vinto facilmente, come la Scozia, il Galles la Catalunya: ci riproveremo”.

3 ottobre 2008. Il Consiglio dei Ministri approva il ddl “Delega al governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’art.119 della Costituzione”, acquisito il parere della Conferenza Unificata.

29 aprile 2009. Il Senato approva definitivamente, in terza lettura, il ddl “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale” con 154 voti favorevoli, 6 contrari e 87 astenuti.

2 marzo 2011. La Camera vota in via definitiva il testo sul federalismo municipale. Si attendono una caterva di decreti applicativi: il percorso sarà lungo sia per la conferma delle riforme costituzionali che presuppone, sia per le determinazioni applicative da codificare.

Non si possono addossare  soltanto alla Lega i pro e contro di questo federalismo azzoppato. Essa è un partito con il 10-12% dei voti che cerca di raggiungere il suo obiettivo dichiarato. Lo sostiene ideologicamente con ogni forza come obiettivo della propria vita. La scelta del federalismo, invece, avrebbe avuto  bisogno di una larga condivisione perché è una scelta di fondo, che va al di là della maggioranza, né il paese può immaginare di vivere il tempo futuro a montare e smontare i sistemi fondamentali messi in piedi dal fronte politico avverso.

Tutti d’accordo sul concetto, ma occorre andare a vedere cosa concretamente succede, mettere in fila, in maniera ordinata, le scelte che esso comporta e le conseguenze che genera. Il punto critico complessivo è che si vuol discutere dei costi senza prima discutere dei servizi; parlando per singoli temi alla fine risulta un costume da arlecchino poco edificante.

La storia del regionalismo, da oltre trent’anni, non è risultata una storia compiuta, né una vera storia di prossimità alle popolazioni: moltiplicazione di ruoli piuttosto che dislocazione di compiti e relative risorse. Sono passate, infatti, molte competenze dallo Stato alle Regioni ma non le risorse, così che quest’ultime, per esercitare le nuove competenze, hanno aggiunto altri costi.

Il problema vero della relazione tra cittadini, comunità e bene pubblico è ancora soggetto a troppi automatismi in cui il cittadino non ha alcun potere di determinazione o di orientamento delle decisioni. Il pubblico dovrà far bene il proprio mestiere definendo priorità, obiettivi condivisi, ma in questa opera di gestione del bene comune dovrà promuovere il fatto che le comunità prendano in carico un pezzo di responsabilità, mentre ancora una volta, come per le regioni, si scaricano responsabilità senza vera capacità economica di offrire servizi secondo le vere esigenze e i diritti dei cittadini.

Una domanda inquietante, in questo procedere nebuloso della politica che impedisce di dare risposta certa, è la seguente: sarà questo atto parlamentare il primo passo zoppicante verso un reale e virtuoso federalismo da raddrizzare e attuare nei successivi atti legislativi o si rivelerà il vero primo passo verso una lacerazione del tessuto unitario della nazione, proprio nel suo centocinquantesimo, come parrebbe essere il vero obiettivo, neppure nascosto, dei proponenti della Lega Nord, giulivi per averne ottenuto la partenza? ☺

 

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