la strage degli innocenti   di Michele Tartaglia
1 Dicembre 2013 Share

la strage degli innocenti di Michele Tartaglia

Quando l’evangelista Matteo ha scritto la storia della nascita di Gesù, ha voluto dare un messaggio chiaro alla comunità: quel Gesù ora riconosciuto come Signore e Dio ha vissuto tutta una vita da esule e perseguitato, per ricordare ai cristiani che non potevano desiderare una vita tranquilla, se volevano veramente essere discepoli di Gesù. Per far capire questo ha usato due modalità: da un lato il ricorso alla Scrittura, dall’altro lo sguardo al tempo di Gesù, dove non mancavano situazioni in cui il potere opprimeva i deboli, considerandoli semplicemente oggetti. L’annuncio della morte di Gesù per tutti, afferma invece il valore assoluto di ciascuno ed è per questo che il cristiano deve impegnarsi nella storia, se è vero che alla fine saremo giudicati per quello che abbiamo o non abbiamo fatto per i più piccoli (Mt 25). L’evangelista non racconta il modo in cui è avvenuta la nascita di Gesù, ma dice invece che subito il potere, incarnato da Erode, si è opposto alla sua presenza, ha cercato di eliminarlo perché ostacolo all’affermazione del proprio dominio sugli altri ridotti a materiale di scarto. In realtà il personaggio storico di Erode forse non si è neppure accorto della nascita di Gesù; l’evangelista, tuttavia, usò questo personaggio perché sapeva bene chi era Erode, che uccideva per futili motivi, commetteva stragi e metteva a morte anche i suoi figli, quando li riteneva un pericolo.
Nella descrizione della fuga in Egitto di Gesù e della strage dei bambini di Betlemme (Mt 2,13-18), venivano descritti i due effetti del potere dispotico: l’esilio di chi è costretto a fuggire di fronte alla violenza gratuita e la morte di chi non vuole o non riesce a fuggire. La figura di Erode diventa emblematica ancora di più se si pensa che il vangelo è stato scritto quasi un secolo dopo la morte di quel re che è diventato il simbolo di ogni potere che si afferma con la violenza. Nel descrivere la vita di Gesù che inizia in modo drammatico, l’evangelista non dice solo la solidarietà del Figlio di Dio con l’umanità sofferente, ma anche che ogni persona, uomo donna o bambino che vive e muore in modo così tragico è l’immagine di quel Gesù che proprio alla fine del vangelo dirà: ogni volta che avete fatto qualcosa a uno di questi fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (25,40). Aver preso un re morto da tempo come esempio di un potere che uccide l’uomo, ha permesso a Matteo di rendere universale quel messaggio per ogni tempo, in cui queste situazioni si ripetono.
Quando leggiamo la storia di Gesù a Natale, non pensiamo semplicemente a una storia lontana, ma al fatto che quella storia è sempre presente perché anche oggi ci sono gli Erode che uccidono per conservare il potere e ci sono innocenti che muoiono nell’indifferenza o peggio, anche con il contributo delle istituzioni “sane”: Erode riesce a sapere del luogo di nascita di Gesù perché ci sono intorno a lui gli studiosi della Scrittura che gli indicano Betlemme, profetizzata nell’Antico Testamento come città del Messia; come a dire che i dittatori non sono mai soli nella loro lucida follia, ma sono sostenuti da tanti altri che giustificano o partecipano al sistema. La tradizione e gli studiosi ci dicono che il vangelo di Matteo è stato scritto in Siria e per una comunità della Siria. Non sarebbe temerario pensare che se dovesse scrivere oggi, l’evangelista troverebbe nella Siria attuale tutti gli elementi per darci il suo messaggio. Ma oggi dovrebbe aggiungere, al di là della strage di tanti innocenti in Siria, a causa delle armi chimiche e di quelle “convenzionali”, anche qualche episodio riguardante i pericoli della fuga della famiglia di Gesù che forse non sarebbe giunta neppure a destinazione, ma sarebbe affondata nel mare della nostra indifferenza.
Per aggiornare il vangelo io aggiungerei la cronaca dell’ennesimo naufragio (11 ottobre 2013; per la cronaca si può vedere l’Espresso del 14 novembre) di cui non si è parlato a sufficienza, naufragio in cui sono morte 268 persone provenienti dalla Siria e tra di esse almeno 60 bambini. La cosa più drammatica è che i profughi hanno chiamato l’Italia ma chi ha risposto ha detto che avrebbero dovuto chiamare Malta, perché l’affondamento stava avvenendo in quelle acque. Dopo molte ore e molte chiamate disperate dal barcone, gli italiani si sono decisi a intervenire  amplificando in questo modo i numeri della strage. Se la sacra Famiglia è giunta in Egitto è perché non ha trovato predoni lungo la strada, non ha trovato eserciti pronti a respingere alle frontiere, non ha trovato persone che si sono voltate dall’altra parte mentre la sete del deserto assaliva i poveri profughi. Quando leggiamo i bei racconti della nascita di Gesù e sentiamo di personaggi esotici che si opponevano alla sua presenza, anziché pensare al lupo delle favole, pensiamo ai dittatori di oggi ma anche ai tanti governi perbenisti che hanno foraggiato quei dittatori e che si permettono di piangere i morti che arrivano sulle spiagge mentre contribuiscono a perpetuare la strage degli innocenti. ☺
mike.tartaglia@virgilio.it

 

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