La voce della guerra
9 Aprile 2022
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La voce della guerra

Cosa ci dice la guerra alle porte d’Europa? La voce dei cannoni e della barbarie, che quasi nessuno di noi ha mai udito risuonare così vicina, sembra parlare ad ognuno di noi in modo diverso, e ci ha divisi in squadre contrapposte: chi con elmetto e moschetto pronto all’intervento sul campo, chi comunque convinto che non può esserci soluzione alcuna attraverso le armi.

Al di là dello sgomento, del dolore di fronte al dramma assurdo in cui un popolo intero è stato precipitato dai deliri imperiali di Putin, al di là di ogni analisi geopolitica su motivi, ragioni, provocazioni, al di là soprattutto dei ‘distinguo’ sull’efficacia delle sanzioni, giuste sì ma “dannose per l’economia italiana”, come ci ripete Confindustria, resta chiaro quello che Marco Bersani di Attac denuncia lucidamente: il conflitto viene utilizzato dal sistema capitalistico per chiudere ogni crepa aperta dal Covid nel modello liberista di produzione predatoria, e sta servendo a far tacere ogni voce dissidente e ad appianare le tragiche contraddizioni aperte dall’ emergenza climatica, sociale, sanitaria negli ultimi due anni.

Assistiamo perciò, per ora impotenti, all’abbandono finanche della fragile finzione di “ripresa e resilienza”, alla messa al bando di ogni sia pur debole intervento di contrasto alla crisi climatica, alla riattivazione senza vergogna dell’uso delle fonti fossili, del resto mai veramente abbandonate ideologicamente, carbone e nucleare in testa. Con lo scopo nient’affatto mascherato di farci accettare senza discussioni una società basata sull’economia di guerra, attraverso l’insensata corsa al riarmo mondiale e l’aumento esponenziale della spesa militare.

Resto convinta che l’unica risposta possibile a questa immane tragedia, e al domani oscuro che ci sta davanti, sia quella di Pax Christi, di padre Zanotelli, della Rete per il Disarmo e delle centinaia di associazioni riunite nella Società della Cura, di cui anch’io faccio parte: condanna senza ‘distinguo’ dell’invasione, richiesta di ritiro immediato dell’esercito russo, e sostegno totale al popolo ucraino. Ma anche solidarietà ai tanti che in Russia protestano contro la guerra rischiando torture e anni di prigione, affermazione netta del rifiuto all’invio di armi, pretesa del disarmo nucleare e dello scioglimento della Nato, la cui esistenza ed espansionismo non garantiscono più protezione ad alcuno, e alimentano anzi logiche aggressive di spartizione del mondo in zone d’influenza.

In questo deserto di macerie insanguinate, nell’assurdo moltiplicarsi di manovre militari, puri giochi dementi di bambini mai cresciuti (ricordate De André? “Se verrà la guerra marcondirondero, se verrà la guerra chi ci salverà?”), occorre avere il coraggio di gridare che serve più sinistra: ma quella vera, quella che parla con la voce degli ultimi e chiede per tutti e per ciascuno pari diritti ed opportunità, quella che ripudia la guerra nei fatti ed ha come bandiera l’articolo 11 della Costituzione, calpestato ed irriso, quella che percepisce la sofferenza del pianeta ferito a morte e ne comprende lo stretto legame con guerra e sfruttamento.

La sinistra che non vede alternativa alla convergenza tra lotte sociali e lotte ecologiste: ci viene imposta una “transizione ecologica” che non intacca il sistema di sfruttamento della natura e favorisce l’accumulazione di capitale, lasciando in piedi le scelte scellerate di una esigua minoranza che per difendere i propri privilegi sostiene un sistema ingiusto e distruttivo, intacca ogni giorno di più i diritti del lavoro, perpetua il vecchio ricatto ambiente-salute e attraverso la guerra sacrifica vite umane, territori e comunità per mantenere in vita mercati, merci e privilegi di pochi.

Occorre il coraggio di una sinistra che osa ancora oggi sedersi dalla parte del torto e progettare l’utopia possibile di un’altra società, fondata non più sul profitto e sull’ imperialismo, ma sulla cura di sé, dell’altro e del pianeta.

Ecco, questa è l’unica voce che io sento parlare tra le bombe e il pianto dei bambini: ascoltiamola, riuniamoci per amplificarla e far tacere le armi; elaboriamo risposte concrete partendo dalle tante lotte che attraversano senza sosta l’Italia: quelle degli studenti, degli operai insorgenti, degli attivisti climatici e ‘no fossili’, delle femministe, dei contadini che rifiutano l’agroindustrialismo, e le tante altre diverse ma accomunate dalla richiesta di pace, diritti, accesso ai beni comuni, democrazia di prossimità.

Comprendiamo una volta per tutte che la ribellione deve essere globale, perché la minaccia è globale, e deve portare allo smantellamento di questo sistema, non alla fine della Madre Terra.☺

“Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra.” (Gino Strada)

 

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