Le città invivibili
28 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
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Le città invivibili

Dopo Le città invisibili di Calvino, è il caso di parlare di Città invivibili di AA.VV. (politicamente parlando). Nello specifico mi chiedo cosa stia succedendo alla mia città perché Campobasso diventa sempre più invivibile.
Ho avuto la fortuna di vivere Campobasso negli anni 1980-90, culturalmente viva e con i giovani partecipi attivamente alla vita pubblica, sia nei partiti che nelle associazioni. Poi in pochi anni è svanito tutto, e la colpa maggiore l’abbiamo anche noi quarantenni-cinquantenni di oggi che abbiamo vissuto quegli anni non sapendo coltivare quella primavera culturale. Oggi la città è in coma, e soprattutto non trova il coraggio di guardarsi e criticarsi, né tantomeno di sognare un futuro.
Quali problemi vedo? Urbanistica, verde pubblico, cultura e rifiuti.
La città è cresciuta negli ultimi venti anni, ma senza un vero piano regolatore. Ci ritroviamo così con un ammasso di palazzi buttati qua e là, e molti appartamenti e locali commerciali sfitti. Le strade già mal concepite 30-40 anni fa, oggi non riescono più a contenere i nostri mostri di ferro e ricordano sempre più quelle dell’immediato dopoguerra, e la mancanza cronica di parcheggi porta alle soluzioni più insensate da parte dei cittadini. Aggiungiamo anche marciapiedi sporchi, soprattutto per colpa degli incivili animali bipedi, e con rivestimenti divelti, e il quadro è completo.
Il verde pubblico, già scarso, ora è anche molto trascurato. Per quella che fino agli anni ‘70 era definita la “città giardino” non si è mai stati capaci di tutelare le aree esistenti e soprattutto realizzarne un’altra importante, perché non rientra mai nella programmazione politica o perché nessuno ci ha mai voluto pensare, con il risultato che è davanti agli occhi di tutti. E diventa sempre più facile e conveniente far costruire ogni sorta di palazzine e centri commerciali, perché portano voti e soldi in cassa, che ritagliare uno spazio ad area verde attrezzata. E in quella che ormai è l’ex città giardino, neanche più gli alberi a contorno delle strade riescono a crescere e pensare ad un futuro.
In quanto capoluogo, inoltre, dovrebbe essere da esempio per i centri minori, ma ad oggi e dico oggi 13 marzo 2017, non è stata ancora capace di gestire una seria raccolta differenziata nel suo territorio, anzi diciamola tutta: finora è stata una gestione abbastanza fallimentare. Non ultima la “fantastica” raccolta porta a porta che tutti proclamano su ogni media da un anno a questa parte, ma nessuno ha visto ancora partire. Doveva iniziare a settembre 2016, poi a ridosso di Natale 2016, ora è oggetto dell’ interessamento dei giornalisti di “chi l’ha visto” oltre che della magistratura. Di certo l’assessore ha promesso che decollerà entro il 2017!
Immaginiamo le enormi difficoltà che si hanno nell’organizzarla (mica siamo Milano!), e l’unica differenziata che verrà programmata sarà quella tra i cittadini che la faranno (?) prima, altri qualche mese dopo, altri chissà.
Cosa ci vuole per tornare a fare vera politica del/sul territorio? Verrebbe spontaneo dire soldi, visto che a volte i nostri comuni non li hanno. Ma come non li hanno con tutte le tasse che versiamo? Allora diciamo pure che spesso i fondi sono mal gestiti, per il semplice motivo che ci sono più cattive idee che seria progettualità. Perché, c’è anche da chiedersi, come mai oggi (sempre 13 marzo) Campobasso si ritrova con più scuole chiuse che aperte? Perché da troppo tempo è chiusa la biblioteca? Dove sono i parcheggi? Le ZTL? etc.
L’unico sussulto di vita che ha avuto l’attuale amministrazione, e poteva farne a meno, è stato verso un edificio privato ormai fatiscente (ex cinema Ariston), e invece di agevolare il lavoro del proprietario chiedendo che i nuovi lavori di costruzione fossero realizzati con un basso impatto ambientale e tanti parcheggi, cosa fa? Si oppone. Ma è incapace di progettare/programmare altro perché dice che … “non ci sono soldi da investire”.

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