L’incontro dei movimenti popolari
4 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
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L’incontro dei movimenti popolari

Lo straordinario incontro con papa Francesco nell’ultima giornata del 3° incontro mondiale dei movimenti popolari ha in sé qualcosa di storico e di emotivamente coinvolgente. Non ripeterò i principali concetti espressi che davvero ci hanno toccato il cuore, ma vorrei raccontarvi i lavori che hanno preceduto il discorso “bomba” di Francesco. L’ascolto interiore delle sofferenze di chi ogni giorno subisce profonde ingiustizie ed ha la forza di gridare la propria condizione e di organizzarsi per lottare, senza arrendersi, ma sicuramente accusando i colpi degli apparenti fallimenti.

Tutti i delegati dei vari continenti hanno raccontato delle violenze subìte a causa dei militari, latifondisti, multinazionali, governi corrotti e dell’indifferenza del mondo. I racconti dal Congo riguardavano proprio la genesi delle migrazioni forzate: quando non sono i trattamenti inquinanti, i cambiamenti climatici con gli eventi estremi, ci pensano i militari che raggiungono i villaggi sparando all’impazzata e costringendo tutti alla fuga. Chi scappa non ha il tempo di organizzarsi e così le mamme si dividono dai figli e dai loro mariti. Giungono ai campi profughi, se sono fortunate, ma non prima di aver peregrinato per giorni e giorni, incontrando i violentatori, gli aguzzini, gli schiavisti. I loro sguardi bassi lasciano intravedere profonde, e a volte indelebili, ferite interiori. I bambini, non ritrovando i loro familiari, giungono infreddoliti, nudi, affamati ai campi di accoglienza e abbracciano la prima donna che si presenta loro senza staccarsene per giorni. Alcune popolazioni vengono allontanate dai loro ambienti e, come i Pigmei, non sanno più come sfamarsi visto che la foresta dava loro quanto necessario. Non sapendo cucinare, cercano invano, di usare i cereali o le farine che ricevono in aiuto e dopo alcune settimane muoiono.

In questo modo drammaticamente semplice scompaiono intere etnie. Ma anche in Europa, nella nostra civilissima Francia, ambulanti magrebini subiscono l’indifferenza del governo, la distanza di chi dovrebbe accoglierli, e la violenza della polizia che prima li multa, poi li imprigiona ed infine usa una violenza inusitata contro di loro con il chiaro tentativo di allontanarli definitivamente in quanto indesiderati. In questo modo, non potendo più lavorare, né mangiare, né vivere diventano miserabili. Questi ambulanti chiedono a noi: “che senso ha sfuggire alla fame, alle guerre e ai viaggi della speranza rischiando la vita in mare se poi ci attende questo inferno?”

I lavori dei gruppi sono stati animati da tanta gioia, con balli, canti e battute di ogni genere, senza che questo annullasse il senso della loro drammatica condizione. Abbiamo vissuto una nuova “Pentecoste” in cui le lingue diverse diventavano un’unica lingua: quella della giustizia, della libertà e della uguaglianza. La forza dello Spirito dei tempi (o Santo per chi ci crede) è veramente stupefacente. Ho vissuto un momento fondante e ho intrecciato gli sguardi nuovi di coloro che sembravano “lontani” da una pratica vuota religiosa, ma che ieri hanno avuto un sussulto interiore e la certezza che se questo è il Vangelo, allora vale la pena vivere per esso.☺

 

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