Pietro uomo e peccatore
2 Febbraio 2016
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Pietro uomo e peccatore

Tra tutti i personaggi del Vangelo di Luca, uno soltanto assume la funzione di collegare da protagonista il vangelo con l’altra opera di Luca, gli Atti. Sto parlando di Pietro, la cui figura cresce esponenzialmente di spessore dopo l’ascensione di Gesù al cielo, assumendo a tutti gli effetti il ruolo di guida della comunità cristiana, promuovendo la ricostituzione dei dodici dopo il tradimento di Giuda, diventando il portavoce del gruppo dopo la Pentecoste, subendo diverse volte l’arresto e le punizioni da parte del Sinedrio, smascherando il comportamento menzognero di Anania e Saffira, accogliendo per primo un pagano nella comunità e prendendo le difese di Paolo nel cosiddetto concilio di Gerusalemme. Un bel passo avanti per chi nel vangelo aveva riconosciuto di essere peccatore e, nonostante avesse riconosciuto la messianicità di Gesù e avesse assistito alla trasfigurazione, ha poi rinnegato il maestro nel momento più drammatico.

Possiamo dire che Luca ci mostra tutta la parabola esistenziale di Pietro che da capo di una impresa di pesca diventa capo di un’impresa per “pescare uomini vivi”, cioè della comunità cristiana. Se leggiamo attentamente il racconto di Luca, possiamo anche capire perché Pietro, più di altri, ha potuto fare questo passaggio, diventando modello per il discepolato e anticipando la vicenda di Paolo, l’altro grande protagonista del racconto lucano. Nel racconto della chiamata (Lc 5,1-11) Pietro si presenta immediatamente non come persona santa, ma come peccatore ed è per questo che può essere scelto da Gesù, che non è venuto a chiamare i giusti, dirà più avanti a proposito del pubblicano Levi, ma i peccatori.

Tanto può essere apostolo Pietro, quanto riconosce di non stare nella categoria dei perfetti -come quel fariseo che si vanta nel tempio davanti a Dio – ma dei peccatori, come il pubblicano che si batte il petto rimanendo in fondo; prima caratteristica per essere interessanti per Gesù: essere gente di poca affidabilità secondo le categorie dei benpensanti, cioè peccatori, donne, samaritani, malfattori (come il cosiddetto buon ladrone). Intorno a lui ci sono queste persone mentre i farisei e gli scribi si tengono a distanza (Lc 15,1-3). La sua condizione non viene persa neppure quando Gesù è arrestato e lui lo rinnega come un codardo. È questo il motivo per cui diventa il destinatario della prima apparizione di Gesù, (Lc 24,34) che gli aveva detto di aver pregato per lui perché, nonostante il tradimento, non venisse meno la sua fede (22,32-33) e potesse essere punto di riferimento per gli altri discepoli.

L’altra caratteristica di Pietro è l’appartenenza alla categoria dei poveri, gli altri destinatari privilegiati di Gesù; nel racconto della chiamata si dice che Pietro, insieme a Giacomo e Giovanni, ha lasciato tutto per seguire Gesù, il quale non ha dove posare il capo, come dice più avanti nel vangelo e si fa aiutare dalla carità di alcune donne (8,1-3). Pietro lo ricorda più avanti a Gesù quando dice che un ricco difficilmente entra nel regno (e dopo aver detto “guai ai ricchi” e “beati i poveri” e aver messo a confronto il povero Lazzaro con il ricco senza cuore). È questa la condizione con cui si presenta negli Atti, quando guarisce lo storpio alla porta del tempio: “Non possiedo né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, alzati e cammina” (At 3,6). Anzi, come già fece Gesù, sarà duro contro chi vuole far parte della comunità senza condividere i propri beni.

L’ultima caratteristica di Pietro è quella più importante, in quanto fonda le altre: la capacità di cambiare idea, di non rimanere attaccato ai propri schemi. Nel racconto della chiamata lo dice chiaramente: conosce bene il mestiere di pescatore ma sulla parola di Gesù getterà le reti anche se l’esperienza gli dice che non è la cosa più logica. È questo cambio di paradigma che gli permetterà, nonostante la forte resistenza, di accogliere Cornelio, che è un pagano, nella comunità, arrivando a dire: “Mi sto rendendo conto che Dio non fa preferenza di persona” (At 10,34).

Nel dipingere la figura di Pietro, le cui caratteristiche sono già tutte delineate come in uno schizzo nel racconto della sua chiamata, l’evangelista Luca ci mostra come debba essere una persona che, toccata dalla misericordia, diventa testimone di misericordia: è innanzitutto conscio dei propri limiti, si affida ad una Parola più grande e per questo è capace di condividere; non si arrocca sulle proprie posizioni, è disposto a cambiare le proprie idee quando si tratta di includere altri che non sono visti, quindi, come adepti da attrarre con gli effetti speciali, bensì come fratelli con i quali condividere un cammino, anch’essi peccatori perdonati. Quel Pietro che si è inginocchiato davanti a Gesù riconoscendosi peccatore vieterà, infatti, a Cornelio di fare altrettanto, perché “Anche io, dice Pietro, sono un uomo” (At 10,26).

Peccatore e uomo: è questa consapevolezza di sé che ha fatto di Pietro la guida dei discepoli di Gesù: ha sperimentato la misericordia nel sentirsi peccatore e ha testimoniato la misericordia nel riconoscersi solamente uomo, compagno, non giudice degli altri. ☺

 

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