Il cammino di Libera
16 Febbraio 2016
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Il cammino di Libera

Negli ultimi mesi su alcuni quotidiani nazionali sono apparsi articoli che hanno chiamato in causa l’associazione Libera a proposito della gestione di taluni beni confiscati alle mafie. È stato ampiamente chiarito dallo stesso don Ciotti in più trasmissioni radiotelevisive che Libera non gestisce beni confiscati ma accompagna le associazioni o le cooperative, che vincono il bando pubblico, nella preparazione anche professionale per una corretta e trasparente gestione delle attività produttive nel bene confiscato alle mafie. Altro Libera non fa, se non ricordare alle cooperative, che gestiscono in piena autonomia il bene confiscato, di essere fedeli agli impegni etico/civili di non profit, per i quali esse si sono impegnate. Di qui, scaturisce l’esigenza di sottoporre al lettore  alcune osservazioni utili per meglio capire il compito civile e politico di Libera.

Libera non è un partito né un’ azienda;  Libera non ha un’organizzazione centralistica o “padronale”. Il suo modello organizzativo è il “pluralismo partecipato, per cui i singoli presìdi hanno libertà di muoversi sulla base di una programmazione annuale condivisa, il cui essenziale risultato è la narrazione comune degli avvenimenti e della storia. L’organizzazione interna di Libera è l’esatto contrario di quella di un partito o di un’azienda. Per dare un’idea precisa, prendiamo a prestito l’immagine della piramide rovesciata: la segreteria nazionale è la punta di una piramide che però costituisce la base, mentre il vertice (cioè tutti gli iscritti) è costituito da quella che è effettivamente la base della piramide. Dunque, c’è il ribaltamento della logica verticistica e un significato profondo si raccoglie da questo capovolgimento: il ruolo principale in Libera viene svolto dai semplici iscritti, dalla base, dai presidi che, conoscendo il territorio, ne leggono le dinamiche, interpretandone i fatti e le storie. Di qui, in Libera c’è la massima flessibilità organizzativa che in tale modo finisce con il favorire il rapporto sinergico fra il centro e la periferia delle province, dei comuni, delle contrade.

Le tematiche di Libera sono quelle della legalità, della giustizia, della memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie, della corresponsabilità come rifiuto della delega e come processo di conoscenza e di lettura delle vicende, delle storie, delle aggressioni illegali, malavitose e criminali che riempiono la quotidianità dei nostri territori.

Di qui, scaturisce la necessità di dotarsi di un metodo di lavoro efficace, coinvolgente, non appena che ciascuna realtà territoriale ha riconosciuto i princìpi ispiratori del proprio lavoro. Altre tematiche essenziali e rilevanti per Libera sono quelle della formazione, dell’ informazione, dei rapporti con le istituzioni scolastiche e gli Enti locali, della lettura delle ragioni per le quali ci sono le infiltrazioni malavitose (aspetto rilevante ma anche arduo e complesso). Inoltre, non va dimenticata l’area tematica della corruzione, dell’utilizzazione sociale dei beni confiscati alle mafie e ai corrotti,  e quella, per noi sostanziale, della Memoria delle vittime di tutte le mafie come trascrizione di una Storia così come essa si è svolta, cercando di contrastare quella deriva civile che è il revisionismo storico e storiografico.

Libera non si lascia sopraffare dalla smania dell’egemonismo ma tende alla valorizzazione delle singole associazioni che ne fanno parte, confondendosi nei loro contenuti fondamentali, condivisi, perché solo grazie a questa strategia si individuano gli obiettivi comuni. Fare rete, quindi, è essenziale e significa avere il culto del rispetto dell’altro e mettere in atto una collaborazione paritetica.

Libera, come associazione, non obbedisce a logiche partitiche né a visioni prospettiche fondate su interpretazioni ideologiche e rigide della realtà. L’ascolto degli altri e delle loro ragioni è un metodo di lavoro che, perseguito, conduce all’ottenimento degli obiettivi prefissati. Di qui, il “nostro” compito è imporci il silenzio, quando gli altri prospettano le loro ragioni e le loro progettualità. L’ascolto degli altri ci aiuta ad essere più proficuamente coerenti: la coerenza è utile non soltanto a noi ma è anche uno strumento della comunicazione molto apprezzato soprattutto dai giovani.

La formazione è rilevante per Libera, in quanto essa ci porta a raggiungere livelli congrui di narrazione comune e condivisa dei fatti, delle storie  collettive e anche individuali.

Libera fa politica, certo che la fa!, in quanto essa interloquisce con la Politica, con tutte le organizzazioni che sono presenti nelle dinamiche civili, culturali, economiche del nostro Paese. Far politica significa assumere su di sé le tematiche collettive per una trasformazione della società nella direzione della giustizia diffusa, della solidarietà e della condivisione strategicamente utile e necessaria, dell’ottemperanza delle regole che sono alla base della nostra vita, cioè di quelle che la Carta Costituzionale ci ricorda e che quotidianamente vengono calpestate e vilipese (per noi di Libera è profondamente irriguardoso e antidemocratico il comportamento di questo senato repubblicano che, piegata la testa al piccolo dittatore di turno, ha consentito lo stravolgimento della Costituzione in chiave dichiaratamente presidenzialistica e antiparlamentare).

La comunicazione, inoltre, è fondamentale, in quanto è strumento di democratica, collettiva e matura partecipazione alle vicende del nostro paese. Informare le persone e la collettività è un imperativo categorico, è un imperativo kantiano.

L’attività è assolutamente volontaristica; pertanto, non sono previsti né vantaggi personali né riconoscimenti elogiativi. Il volontariato trova in sé la dinamica e la ragione del suo essere e del suo ruolo nella società. Nessuno mai gratificherà nessuno: questo è il nesso della specificità  dell’azione volontaristica, che nello stesso tempo esprime anche una visione dinamica della politica e della partecipazione democratica alle storie del proprio territorio e del proprio Paese.

Un momento di particolare rilievo è la capacità di leggere la Storia in maniera condivisa, comune; allora vuol dire che gli strumenti dell’interpretazione degli avvenimenti diventano patrimonio di più soggetti e questo mette in risalto un livello maturo di democrazia civile.

Il raggiungimento di tale maturità civile è la condizione preliminare per poter vincere una guerra terribile ed esiziale, la guerra che le mafie (oggi incarnate prevalentemente nella finanza e nelle banche)  con la loro cultura invasiva e suadente del disimpegno e del guadagno facile, della prevaricazione violenta ed aggressiva stanno portando alla società e allo Stato. Le mafie sono in conflitto armato con la società e questa rischia di non accorgersene; di qui, la motivazione politica, culturale ed etica anche, perché no!, del volontariato civile in Libera contro le mafie.☺

 

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