Sentinella nella notte
7 Febbraio 2016
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Sentinella nella notte

 

Occorre non farsi illusioni: la notte è profonda. E durerà a lungo. Segni evidenti di questa notte sono lo smarrimento dei valori condivisi, un vuoto riempito da un appetito smisurato ed incontenibile per le cose. Ma “notte” è anche la perdita rapidissima del senso della comunità, politica e sociale, nel dilagare di una nuova ideologia del singolo. Nella società la politica non è più, ormai, il luogo dove, insieme, si progetta e si edifica l’architettura della casa comune, nella ricerca di compromessi nobili che tengano conto di tutte le parti in causa, quanto piuttosto l’opportunità per affari privati e lucrose contrattazioni economiche.

Dal mio modesto osservatorio personale, nella notte in cui siamo immersi non vedo sentinelle, se non, oggi, rarissime anime ancora aperte al soffio dello Spirito. Mentre, appena qualche decennio fa, si potevano ancora ascoltare voci in grado di indicare un cammino ed una meta utili a condurci fuori dalla notte. Ad esempio, la voce di don Lorenzo Milani (venuto meno nel 1967). E la voce di Giuseppe Dossetti (scomparso nel 1996), uno dei “Padri costituenti” che hanno scritto la Costituzione italiana in vigore dal 1 gennaio 1948, prima che scegliesse d’indossare l’abito monacale. La stessa Costituzione che adesso, un pezzetto alla volta, si sta tentando di modificare (o, come taluni precisano, tentando di demolire).

In uno dei suoi ultimi discorsi del 1996, Dossetti ricorda che non esistono rimedi facili e comode scorciatoie per uscire dalla notte. L’unico rimedio che Dossetti propone, citando il testo di Isaia riportato in epigrafe, è la necessità della “conversione”. Non si può uscire dalla crisi della politica sperando in interventi soltanto di tipo politico.Occorreva invece mirare alla ricostruzione delle coscienze e del loro peso interiore, che potrà poi, per intima coerenza e adeguato sviluppo creativo, esprimersi con un peso culturale e finalmente sociale e politico“.

La soluzione alla crisi, l’uscita dalla notte “in tanto baccanale dell’esteriore” è, secondo Dossetti, l’assoluto primato dell’interiorità. Non una fuga nel privato o nello spiritualismo. “L’uomo interiore” è l’uomo che vive secondo le virtù cardinali della fortezza, temperanza, prudenza e giustizia, ma è soprattutto l’uomo salvato e potentemente rafforzato dall’azione dello Spirito di Dio. Dossetti ribadisce che l’uomo può essere, in Cristo, una nuova creatura (cfr. 2 Cor 5,17; Gal 6,15).

Personalmente, ritengo doversi condividere l’analisi di Dossetti, pensando che oggi la notte è ancora più profonda di ieri e che le sentinelle – le rare sentinelle ancora presenti nel mondo – sono chiamate ad una maggiore vigilanza. Dal mio minuscolo osservatorio di insignificante “cane sciolto”, perennemente “sui confini” e che dunque ha poco peso nella considerazione del mondo, posso soltanto, alla maniera di don Giorgio Scatto (prendo spunto da un suo studio), sottolineare alcune cose.

Le dico un po’ alla carlona, così come mi riesce. Assistiamo, pressoché impotenti, all’imbarbarimento della politica. I nostri parlamentari (deputati e senatori) sono designati dai quadri di partiti, non sono scelti dal popolo. La divisione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, che stanno alla base di una moderna democrazia, è stravolta a favore della volontà di chi comanda. Anche attraverso la manipolazione mediatica dell’opinione (vedasi, a mo’ d’esempio, la riforma della governance Rai approvata a fine dicembre 2015), il potere di governo si sta trasformando “in un principato più o meno illuminato, con coreografia medicea (trasformazione appunto di una grande casa, economico-finanziaria, in “Signoria” politica” (Dossetti). Corruzione e immoralità dilagano da ogni parte, soprattutto in alto. La “conversione”, come via di uscita dalla crisi, a favore di una ricostruzione delle coscienze, è un compito immane che rimane più nel desiderio e nello sforzo generoso di pochi, che nella prassi consolidata di molti. Ciò, nei settori laici della società come nelle comunità religiose o pseudo tali.

Così, semplicemente, anch’io, non meno di altri, mi sforzo di vegliare nella notte, “finché non spunti il giorno e non sorga nei nostri cuori la stella del mattino” (2^ lettera di  Pietro – 2,19). ☺

 

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