emergenza democratica
22 Marzo 2010 Share

emergenza democratica

 

Finalmente una buona notizia. Anche in Molise si è costituito il coordinamento di “Libera contro le Mafie” di Don Luigi Ciotti. Grazie all’adesione di decine di associazioni promotrici e davanti ad una folta presenza di cittadini il 9 dicembre si è tenuta la manifestazione d’avvio di questa nuova rete democratica. L’intento è quello di unirsi contro il degrado etico,  combattere la mercificazione dei diritti, difendere la dignità umana e contrastare l’infiltrazione malavitosa. Il destino della nostra terra non è segnato ineluttabilmente. Ha torto chi si rassegna, chi getta la spugna e disgustato da affari, clientele e transumanze politiche, si rifugia tra le pareti domestiche.

Insieme possiamo farcela. Se uniamo le forze saremo capaci di denunciare le speculazioni immobiliari apparentemente antieconomiche, il traffico di rifiuti, l’acquisizione di imprese decotte, le collusioni affaristiche, l’occupazione del territorio e gli intrecci che strangolano l’economia sana e fanno espandere la mala pianta dell’illegalità. Il 40% dei detenuti nelle carceri molisane è legato alla criminalità organizzata. Con il confino, nei nostri paesi hanno soggiornato mafiosi e camorristi come Vito Ciancimino. La contiguità territoriale con Casal di Principe e la vicinanza all’area del Gargano agevola i contatti con Camorra e Sacra Corona Unita nel mentre La Ndrangheta calabrese si è affacciata in Molise con l’inchiesta sulla Variante di Venafro. Non è difficile per le mafie italiane che fatturano 150 miliardi di euro l’anno invadere un territorio fragile con scarsa reattività civile e per lo più spopolato. Troppi segnali vengono ignorati e l’assuefazione al malcostume politico prepara il terreno ad un ulteriore degrado etico. Interessi economici sempre più estesi sono lontani dalla legalità e hanno bisogno di una rappresentanza istituzionale che non si pone domande sulla provenienza dei danari.

Probabilmente nei territori meridionali dominati dalla criminalità organizzata c’è un controllo sociale ed economico che collude con parte della politica. E sicuramente il tema di liberare quelle aree dalla piovra mafiosa non è perseguito con la dovuta determinazione. C’è una sorta di rassegnazione generalizzata, di scoramento e di rinuncia dopo decenni di impegno civile, con  conseguente delega alla Magistratura di reprimere il fenomeno. Ma figurarsi se in una fase in cui si vuole stravolgere la Costituzione, per fermare i magistrati scomodi, è ipotizzabile che giudici onesti, totalmente isolati e scollegati dal resto della società possano contrastare gli intrecci affaristici delle cosche mafiose. Si dirà che il Molise è un’area al riparo dagli spari. Non ci sono omicidi né regolamenti di conti visibili. Alcuni imbecilli insistono con la rappresentazione dell’isola felice non scorgendo i prodromi di un’involuzione democratica che sta riducendo progressivamente gli spazi per la libera competizione tra imprese, per un’informazione obiettiva, per accessi alla pubblica amministrazione e progressioni di carriere attraverso concorsi trasparenti. Quante gare di evidenza pubblica, avvisi, appalti, incarichi o contratti vengono esperiti in Molise? Come si finanziano gli organi d’informazione, chi prende, e in base a quali criteri, contributi pubblici? Come si fa carriera negli Enti, chi controlla la qualità e la produttività dei dirigenti e dei funzionari, e perché non vengono indetti concorsi trasparenti anche per contratti a tempo determinato, collaborazioni a progetto o consulenze? Qual è il rapporto tra politica e gestione di imprese a maggioranza pubblica? Come viene erogato il credito alle aziende? Dov’è finito il merito come parametro di valutazione? E che fine ha fatto il principio di responsabilità di amministratori e dirigenti?

In Molise ci si sta abituando a tutto. Non ci si indigna più e non si reagisce alle contorsioni sul cattivo uso dei fondi post-terremoto, né agli esiti delle inchieste della Magistratura che dalla Sanità alla Turbogas hanno messo a nudo i limiti di una classe politica disinvolta, avventuriera e spavalda. Ci sono già diverse richieste di rinvio a giudizio per il Presidente della Giunta Regionale da parte di più Procure che evidenziano metodi discutibili ed esecrabili. Ma il silenzio domina in uno scenario spettrale. Tutti zitti ad ascoltarlo in oltre tre ore di diretta televisiva senza alcun contraddittorio come fossimo nella Romania di Ceausescu, col popolo soddisfatto che ringrazia plaudente. Sanità pre-commissariata, terremotati senza casa, giovani disoccupati, operai licenziati, agricoltori in ginocchio, imprese in crisi e Iorio semi-beatificato ad ogni starnuto da un codazzo di clienti. Ma tutto questo è normale? Per fortuna la regione è immune da infiltrazioni criminali ed insieme dobbiamo adoperarci per preservarla. E sono convinto che tutte le forze politiche molisane e tutti gli amministratori, ai diversi livelli istituzionali, sono pronti a fare la propria parte in difesa della legalità. Ma siamo sicuri che la strada maestra di una democrazia moderna sia un uomo solo al comando che accentra tutti i poteri nelle proprie mani? Siamo sicuri che una libera informazione non serve più e che l’opposizione deve farsi indicare strategia, nomi e Governo Ombra da Michele Iorio? ☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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