
Costruiamo un’altra italia
Francamente non capisco. Forse più che di filosofia, sociologia, politica ed economia avremmo fatto cosa utile ad occuparci di antropologia. Cos’altro deve accadere, perché l’indignazione si trasformi in ribellione e la rivolta in una rottura radicale del sistema attuale?! Una donna nera, malata, disperata, confusa nella testa viene abbandonata in strada dagli infermieri del Policlinico di Baltimora vestita di una misera sottana, mentre fuori la temperatura era di zero gradi, perché sprovvista di assicurazione sanitaria. Nelle stesse ore leggiamo sulle agenzie che il presidente degli Stati Uniti, lo stesso che ha definito cessi i paesi africani e latinoamericani dai quali vengono gli immigrati, ha pagato 130 mila dollari il silenzio di una prostituta d’alto bordo americana.
Non sono fatti eccezionali, sono le manifestazioni più evidenti di un mondo nel quale le diseguaglianze sono aumentate esponenzialmente, nel quale i diritti sociali e civili sono calpestati, nel quale l’arbitrio del potere è la regola aurea della finanza, dell’economia e della politica. È vero, esistono alcuni paesi europei dove lo stato sociale e i diritti dei lavoratori resistono, ma è per l’appunto una resistenza, un tentativo quasi disperato di fermare l’onda anomala che cancella tutto ciò che di buono si è fatto dopo la seconda guerra mondiale.
In molti, moltissimi non hanno capito che il crollo del muro dell’89 non avrebbe solo rappresentato la fine di regimi autoritari e odiosi, ma anche la crisi profonda della sinistra in quanto tale e la fine della speranza di un cambiamento possibile. Le socialdemocrazie e i socialisti hanno pensato e sperato che il problema non li riguardasse, si sono sbagliati e di molto, la campanella dell’ultimo giro in realtà stava suonando anche per loro.
Oggi, salvo alcune rare eccezioni, il pendolo nella grande maggioranza dei paesi del pianeta oscilla fra modelli sociali e culturali che sanno di medioevo e sistemi socioeconomici ipotecati dal capitalismo selvaggio, dove tutto, ma proprio tutto, è merce e dove la stessa malattia mentre è una maledizione per tantissimi, è invece una miniera d’oro per pochi. In questo marasma il popolo, le masse, il proletariato, gli sfruttati, i senza lavoro hanno perso ogni bussola e come foglie al vento vengono spostati a destra e a sinistra, mentre le classi dirigenti si sono sparpagliate: chi al servizio dei feudatari, chi del capitale finanziario e chi dei nuovi pifferai che suonano alla luna.
L’Italia nel male e nel bene è il laboratorio speciale delle tendenze di questo ultimo secolo, è una prerogativa tutta italiana quella di anticipare tendenze ed eventi che poi crescono in altri paesi. È stato così con il fascismo nella prima parte del Novecento, è stato così con il Berlusconismo negli ultimi anni del Novecento, ma è stato così anche con la stagione eroica della resistenza, con l’originalità del Partito comunista, con le lotte sindacali e studentesche della fine degli anni ‘60, con i movimenti no-global dei primi anni 2000. Questa doppiezza tutta italiana la ritroviamo ancora oggi. La società da fluida è ormai divenuta gassosa e nel fondo ribolle una rabbia popolare che spesso si colora di nero e di razzismo, mentre i partiti ormai spolpati di ogni valore sociale e morale sono ridotti a comitati elettorali al servizio di tizio o caio. L’eco di questa brutta Italia la ritroviamo non solo nel delirio del nuovo presidente degli Stati Uniti, ma anche in vaste aree del nostro continente europeo, soprattutto in quei paesi dell’est dove il “socialismo reale” ha lasciato la peggiore eredità. Ma questo nostro paese è anche altro. Nelle pieghe del sistema si organizza un’altra Italia che difende i diritti dell’ambiente e della natura, che organizza un’economia pulita dei e nei territori, che ascolta con grande attenzione il messaggio sociale di papa Francesco e che sperimenta nuove ed avanzate forme di partecipazione e democrazia.
Il 4 Marzo si voterà per il parlamento nazionale, più in là secondo i desideri e gli interessi dei soliti noti si voterà anche per le regionali del nostro Molise. Avanzo due desideri: che l’onda nera e il qualunquismo non occupino per intero il terreno della Politica e, in secondo luogo che nelle istituzioni trovino legittimazione e spazio quelle esperienze che anticipano una giusta, ecologica, moderna società. Non mi sono convertito al minoritarismo, o alla politica ridotta a testimonianza, continuo a pensare come santa Teresa che “pur essendo noi poca cosa, dobbiamo sempre ragionare come se il destino del mondo dipendesse da noi”. Bellissime parole che amava ripetere Lucio Magri. La conferenza che come la fonte abbiamo promosso a Termoli su di un progetto con al centro “lo sviluppo sostenibile” ha proprio questo significato. Questa conferenza, alla quale hanno partecipato il sindacato, l’associazione medici per l’ambiente, altre organizzazioni della società civile e una significativa rappresentanza del mondo religioso, non è un atto di fede o la testimonianza di un improbabile futuro, ma la sola via se vogliamo tirare fuori questa nostra comunità molisana dal buco nero della decadenza e della moderna povertà.☺