il segreto del futuro   di Michele Petraroia
30 Maggio 2012 Share

il segreto del futuro di Michele Petraroia

 

Nel corso del 2011 in Molise 9.662 persone sono state collocate in cassa integrazione, in mobilità o in trattamento di disoccupazione. Oltre la metà di questa cifra ha usufruito di un sostegno al reddito per meno di sei mesi, mentre altre cinquemila unità lavorative non sono rientrate nei requisiti minimi per accedere a forme di tutela del reddito. La crisi colpisce pesantemente tutti i settori, dall’edilizia che perde addetti e non apre i cantieri, all’artigianato che crolla per carenza di liquidità, fino al commercio, che paga il drastico calo del potere d’acquisto delle famiglie, e all’agricoltura già penalizzata da politiche europee orientate all’abbandono delle coltivazioni. I tagli ai trasferimenti pubblici penalizzano le scuole, la sanità, i servizi sociali, bloccano le assunzioni nella pubblica amministrazione, riducono i servizi ai bambini e agli anziani, mettono in difficoltà la cooperazione ed il no-profit. Le poste protestano per il calo di personale e l’incremento del lavoro, la paralisi degli investimenti pubblici assesta un duro colpo alle imprese elettriche, alla telefonia, alla manutenzione ferroviaria e anche i colossi del settore come l’Enel, la Telecom, le FS, l’Eni, o l’Anas riducono gli occupati diretti, mandano a casa gli stagionali ed esternalizzano i servizi in forme di massima precarietà. La produzione industriale crolla, la FIAT utilizza sempre più spesso la cassa integrazione, l’indotto metalmeccanico è in affanno, il tessile non riparte, l’agroalimentare è uno stillicidio continuo e anche un comparto forte come quello chimico perde addetti, chiude impianti e licenzia i dipendenti.

In questo scenario i disoccupati di lunga durata hanno meno speranze, le fasce più deboli del mercato del lavoro arrancano, il collocamento obbligatorio per le categorie protette sbiadisce, e le percentuali dei giovani e delle donne senza lavoro ci collocano in negativo ai primi posti in Italia. Per le migliaia di cassintegrati e lavoratori in mobilità non è semplice rientrare in produzione perché, se non ripartono i consumi, la domanda frana e le aziende non assumono perché non girano soldi. Anche nel pubblico impiego si trema a partire dalle comunità montane e dagli enti in via di smantellamento che lasciano nell’incertezza sia gli stagionali che i fissi, oltre ai lavoratori socialmente utili. La sanità pubblica commissariata vede il blocco del turnover, quella privata licenzia o non paga come accade all’ex-Cattolica, alla San Stefar, all’Igea Medica, e in tante strutture convenzionate si sistemano medici già in pensione per un doppio emolumento anziché agevolare i giovani specialisti.

In Molise una crisi di queste proporzioni non si era mai vista e incoraggia poco la consapevolezza che si tratta di mal comune che colpisce tutta l’Italia e l’intera Unione Europea. Per chi non ha strumenti di sussistenza e non intravede all’orizzonte alcun filo di luce non c’è che il baratro della disperazione, dei gesti estremi e del ribellismo disfattista. A fronte di una situazione sociale esplosiva dobbiamo unire le forze, lavorare in positivo, far prevalere la solidarietà, darci la mano l’un l’altro come ci insegnava Padre Tedeschi, e aiutarci reciprocamente, amministrazioni locali, sindacati, imprese, chiesa, scuola, associazioni e istituzioni. Non attendiamoci miracoli esterni né manne dal cielo, evitiamo polemiche astruse, contrasti sterili e divisioni immotivate. Adoperiamoci per utilizzare al meglio le risorse disponibili, per sollecitare investimenti mirati nei settori a maggior ricaduta occupazionale quali l’assistenza socio-sanitaria, i servizi alle persone, la conoscenza, l’ambiente, la ricerca, la formazione ed i beni culturali. Costruiamo sedi di confronto, cuciamo relazioni, realizziamo luoghi di comunione d’esperienze e di dialogo solidale, sproniamo i diversi ad unirsi in rete come abbiamo fatto per difendere il Molise dall’eolico selvaggio e dai rifiuti, coinvolgendo 136 associazioni, comitati, sindacati e movimenti.

È dalle nostre mani, nell’agire comune, nei cuori e nella mente di ciascuno, che si cela il segreto del futuro e solo se sapremo riscoprire il valore della fraternità, della coesione e della solidarietà, saremo in grado di attutire i colpi di una crisi senza ritorno che potrà spazzare vie le conquiste di secoli per segregarci nelle nostre solitarie inadeguatezze e a poco serviranno le filosofie degli illuminati, le risorgenti e inaccettabili teorie della violenza o le prediche pastorali. Se abbatteremo i muri e costruiremo i ponti anziché alzare barricate e scavare trincee, saremo comunque fragili ed esposti ai venti del crollo del capitalismo, ma nella nostra nudità non saremo soli, perché girandoci scopriremo i volti di altri compagni e, pur privi del necessario, ci rincuoreremo a vicenda, camminando nel solco della sobrietà, dell’uguaglianza e della giustizia sociale.☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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