
A secco di idee e acqua
Molise. Ricco di acqua, patrimonio di cui ha fatto un vanto. La regione dell’oro blu. Ma quello sfruttato, disperso, abusato. Persino le evidenze dei cambiamenti climatici non hanno allertato chi ci governa che preferisce rincorrere la crisi del periodo estivo e di questo inizio autunno (tanto in inverno torneranno le piogge – si spera – e forse un po’ di neve e tutto si aggiusta!) tamponando le evidenti emergenze con le autobotti, privando i cittadini del diritto all’acqua attraverso chiusure contestabili o anticipando, addirittura, la necessità di individuare nuove sorgenti da sfruttare. L’acqua. Bene pubblico, diritto universale per il quale non è stata prevista alcuna forma di partecipazione per i cittadini, né tantomeno alcuna informazione chiara, certa e trasparente, alcuna idea di uso sostenibile, alcun progetto innovativo per limitarne l’uso.
Viviamo la crisi idrica attraverso i nostri rubinetti a secco, cercando di cogliere qualche informazione dalle notizie di stampa o dalla dialettica politica. Mentre i cittadini subiscono enormi disagi, la politica che dovrebbe risolvere ci parla dei crediti che Molise Acque vanta nei confronti dei Comuni (nulla di nuovo), delle difficoltà dell’ente per l’approvvigionamento e il costo energetico (nessuna novità), dei debiti pregressi dei Comuni nei confronti del grossista (anche questa non è nuova).
Ci raccontano del gestore del Servizio Idrico Integrato (per fortuna interamente pubblico) che forse funziona o, probabilmente, non è efficace. Ma nessuno, dico nessuno, che ci racconti la verità con franchezza, che spieghi come stanno davvero le cose – senza nascondersi dietro il politichese – a chi ha vissuto un’estate caldissima e affronta questo inizio autunno drammatico sotto il profilo dell’emergenza idrica con il timore che da un momento all’altro sia comunicata una nuova chiusura dei rubinetti.
Che Danilo Dolci non abbia lasciato tracce in Molise è evidente e drammaticamente reale. Che il suo concetto di “acqua democratica” non trovi respiro su questa terra ormai arida è ancor più palese. Ma la sua lezione è drammaticamente attuale: Danilo Dolci sosteneva che nessun vero cambiamento può prescindere dal coinvolgimento, dall’esperienza e dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso puntava a valorizzare la cultura e le competenze locali, il contributo di ogni collettività e di ogni persona. Chissà cosa avrebbe proposto Danilo Dolci per un territorio ricco di acqua che invece oggi è costretto, dopo anni di disattenzioni varie, a fare i conti con l’emergenza idrica!
L’8 ottobre, grazie all’impulso del consigliere regionale Angelo Primiani, l’ assise di Palazzo D’Aimmo ha affrontato la crisi idrica nel corso di una seduta monotematica. Purtroppo, chi ha potuto seguire la diretta – vi consiglio di rivederla sul canale Youtube dedicato -, è stato costretto ad assistere alla difesa dell’indifendibile, a contrapposizioni politiche da talk show o da campagna elettorale, a un dibattito politico assente e, di conseguenza, allo svilimento della massima istituzione regionale. Eppure le proposte del proponente sono di buon senso e, nel caso non fossero condivisibili, andrebbero argomentate. Un momento democratico sfumato nel nulla. Peccato. Da chi governa o siede tra i banchi della maggioranza mi sarei aspettata di ascoltare un indirizzo programmatico chiaro e dettagliato con obiettivi da raggiungere, indicatori, tempistica, in linea con l’Agenda 2030. Quante famiglie non si fidano dell’ acqua del rubinetto, quanti lamentano interruzioni del servizio, cosa fare per le reti colabrodo, se si ha intenzione di chiudere la gestione del ciclo dell’acqua evitando la frammentazione tra il soggetto gestore GRIM e la Molise Acque, la tempistica di realizzazione dei progetti atti a ridurre le perdite.
Tutte questioni lecite che chi governa, oltre a combattere la propria personale caccia alle streghe incitando le tifoserie, dovrebbe tener in conto. Una cosa è certa: i cittadini pagheranno le inefficienze e i debiti per riportare in equilibrio i conti. Un percorso, a mio avviso, impraticabile e inaccettabile. Per tanti e diversi motivi ma ce ne è uno pensato per tutelare i cittadini e il diritto all’acqua. Che è un bene non mercificabile.
Mercificabile. La parola che mi ronzava in testa durante tutto il dibattito politico. Chiariamo subito quello che non è un dettaglio. I cittadini pagano un servizio la cui tariffa è definita con un metodo regolamentato e determinato tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’ entità dei costi di gestione delle opere e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento degli enti di governo dell’ambito ottimale in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio del “chi inquina paga”. A fine 2023, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha introdotto un pacchetto di novità per il sistema idrico con l’approvazione del nuovo Metodo Tariffario Idrico per il quarto periodo regolatorio 2024-2029 inserendo, tra le novità, un aggiornamento della componente a copertura del costo dell’energia elettrica, negli ultimi anni oggetto di evidenti oscillazioni. Alla luce di queste evidenze che la classe politica che ci governa dovrebbe ben conoscere, come pensano di far pagare i debiti ai molisani?
Da quando sono rientrata a vivere in Molise, ormai tempo addietro, la frase mantra di ogni campagna elettorale è sempre la stessa. Il Molise laboratorio. Di cosa, mi chiedo, se non siamo riusciti, non dico a proporre progetti innovativi per l’uso del nostro “oro blu” ma neanche a copiare chi, anche nella difficoltà della scarsità di acqua, ha avuto idee e progetti per tutelare il proprio territorio nella consapevolezza che all’acqua sono legate dinamiche economiche e sociali.
Un laboratorio per peggiorare le cose, forse. Per restare a secco. Di idee e di acqua.☺