" />
la città piange e fa pena di Roberto Roversi | La Fonte TV
Roberto Roversi ricorda Francesco Lorusso (*)
La creta, la selenite e l’arenaria.
Di qui nasce il colore di Bologna.
Nei tramonti brucia torri e aria.
A che punto è la città?
La città è lì in piedi che ascolta.
Io non dico il privato è politico.
Dico anche il privato è politico.
A che punto è la città?
La città si nasconde le mani.
I democristiani non governano l’Italia
ma la gestiscono.
In trent’anni l’hanno succhiata leccata masticata
peggio dei Visigoti
e di Attila che correva a cavallo.
Al confronto Attila è una farfalla dai novanta colori
Questi hanno facce di pesci-tonno, pesci-guerra, pesci-fuoco.
A che punto è la città?
La città legge la sua pergamena.
Un giorno gli schiavi sono vestiti di bianco.
Quel giorno l’impero di Roma è condannato.
Quando gli uomini si contano
un momento di storia è cominciato.
A che punto è la città?
La città tace perché non è più primavera.
La verità è il massacro.
Il massacro è la realtà.
Mille creature tagliano l‘acqua con il coltello affilato
per guardare il sangue del mare.
A che punto è la città?
La città in un angolo singhiozza,
Improvvisamente da via Saragozza
le autoblindo entrano a Bologna.
C’è un ragazzo sul marmo, giustiziato.
A che punto è la città?
La città si ferisce
camminando
sopra i cristalli di cento vetrine.
A che punto è la città?
La città piange e fa pena.
Poi elicotteri in aria
perché le vetrine son rotte
Le vecchiette allibite
perché le vetrine son rotte
Commendatori adirati
perché le vetrine son rotte
I tramvieri incazzati
perché le vetrine son rotte
Tutte le strade deserte
perché le vetrine son rotte
Carabinieri schierati.
perché le vetrine son rotte
Sessantamila studenti
perché le vetrine son rotte
Massacrati di botte
perché le vetrine son rotte.
A che punto è la città?
La città si scuote come un cane.
Il ragazzo ucciso è seppellito
con il rito formale.
Segue la pace ufficiale
con i poliziotti ai cantoni
In galera centottanta capelloni.
Grida la gente: lazzaroni,
studiate
invece di fare barricate
per mandare in malora una città.
Non si trascina alla gogna
la città di Bologna.
Chi è studente va con la ragazza
non in piazza a farsi ammazzare.
A che punto è la città?
La città ansima e ascolta
il suono di un chiodo che ferisce
strisciando sul vetro di marzo
e così dice:
Era un ragazzo venuto dal niente.
ucciso per strada.
colpito alla fronte.
era un ragazzo venuto da niente.
gridava la gente.
scappava sul ponte.
era un ragazzo, le ore del cuore
Roberto Roversi ricorda Francesco Lorusso (*)
La creta, la selenite e l’arenaria.
Di qui nasce il colore di Bologna.
Nei tramonti brucia torri e aria.
A che punto è la città?
La città è lì in piedi che ascolta.
Io non dico il privato è politico.
Dico anche il privato è politico.
A che punto è la città?
La città si nasconde le mani.
I democristiani non governano l’Italia
ma la gestiscono.
In trent’anni l’hanno succhiata leccata masticata
peggio dei Visigoti
e di Attila che correva a cavallo.
Al confronto Attila è una farfalla dai novanta colori
Questi hanno facce di pesci-tonno, pesci-guerra, pesci-fuoco.
A che punto è la città?
La città legge la sua pergamena.
Un giorno gli schiavi sono vestiti di bianco.
Quel giorno l’impero di Roma è condannato.
Quando gli uomini si contano
un momento di storia è cominciato.
A che punto è la città?
La città tace perché non è più primavera.
La verità è il massacro.
Il massacro è la realtà.
Mille creature tagliano l‘acqua con il coltello affilato
per guardare il sangue del mare.
A che punto è la città?
La città in un angolo singhiozza,
Improvvisamente da via Saragozza
le autoblindo entrano a Bologna.
C’è un ragazzo sul marmo, giustiziato.
A che punto è la città?
La città si ferisce
camminando
sopra i cristalli di cento vetrine.
A che punto è la città?
La città piange e fa pena.
Poi elicotteri in aria
perché le vetrine son rotte
Le vecchiette allibite
perché le vetrine son rotte
Commendatori adirati
perché le vetrine son rotte
I tramvieri incazzati
perché le vetrine son rotte
Tutte le strade deserte
perché le vetrine son rotte
Carabinieri schierati.
perché le vetrine son rotte
Sessantamila studenti
perché le vetrine son rotte
Massacrati di botte
perché le vetrine son rotte.
A che punto è la città?
La città si scuote come un cane.
Il ragazzo ucciso è seppellito
con il rito formale.
Segue la pace ufficiale
con i poliziotti ai cantoni
In galera centottanta capelloni.
Grida la gente: lazzaroni,
studiate
invece di fare barricate
per mandare in malora una città.
Non si trascina alla gogna
la città di Bologna.
Chi è studente va con la ragazza
non in piazza a farsi ammazzare.
A che punto è la città?
La città ansima e ascolta
il suono di un chiodo che ferisce
strisciando sul vetro di marzo
e così dice:
Era un ragazzo venuto dal niente.
ucciso per strada.
colpito alla fronte.
era un ragazzo venuto da niente.
gridava la gente.
scappava sul ponte.
era un ragazzo, le ore del cuore
la città piange e fa pena di Roberto Roversi
Roberto Roversi ricorda Francesco Lorusso (*)
La creta, la selenite e l’arenaria.
Di qui nasce il colore di Bologna.
Nei tramonti brucia torri e aria.
A che punto è la città?
La città è lì in piedi che ascolta.
Io non dico il privato è politico.
Dico anche il privato è politico.
A che punto è la città?
La città si nasconde le mani.
I democristiani non governano l’Italia
ma la gestiscono.
In trent’anni l’hanno succhiata leccata masticata
peggio dei Visigoti
e di Attila che correva a cavallo.
Al confronto Attila è una farfalla dai novanta colori
Questi hanno facce di pesci-tonno, pesci-guerra, pesci-fuoco.
A che punto è la città?
La città legge la sua pergamena.
Un giorno gli schiavi sono vestiti di bianco.
Quel giorno l’impero di Roma è condannato.
Quando gli uomini si contano
un momento di storia è cominciato.
A che punto è la città?
La città tace perché non è più primavera.
La verità è il massacro.
Il massacro è la realtà.
Mille creature tagliano l‘acqua con il coltello affilato
per guardare il sangue del mare.
A che punto è la città?
La città in un angolo singhiozza,
Improvvisamente da via Saragozza
le autoblindo entrano a Bologna.
C’è un ragazzo sul marmo, giustiziato.
A che punto è la città?
La città si ferisce
camminando
sopra i cristalli di cento vetrine.
A che punto è la città?
La città piange e fa pena.
Poi elicotteri in aria
perché le vetrine son rotte
Le vecchiette allibite
perché le vetrine son rotte
Commendatori adirati
perché le vetrine son rotte
I tramvieri incazzati
perché le vetrine son rotte
Tutte le strade deserte
perché le vetrine son rotte
Carabinieri schierati.
perché le vetrine son rotte
Sessantamila studenti
perché le vetrine son rotte
Massacrati di botte
perché le vetrine son rotte.
A che punto è la città?
La città si scuote come un cane.
Il ragazzo ucciso è seppellito
con il rito formale.
Segue la pace ufficiale
con i poliziotti ai cantoni
In galera centottanta capelloni.
Grida la gente: lazzaroni,
studiate
invece di fare barricate
per mandare in malora una città.
Non si trascina alla gogna
la città di Bologna.
Chi è studente va con la ragazza
non in piazza a farsi ammazzare.
A che punto è la città?
La città ansima e ascolta
il suono di un chiodo che ferisce
strisciando sul vetro di marzo
e così dice:
Era un ragazzo venuto dal niente.
ucciso per strada.
colpito alla fronte.
era un ragazzo venuto da niente.
gridava la gente.
scappava sul ponte.
era un ragazzo, le ore del cuore
Close Window
Loading, Please Wait!
This may take a second or two.
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Gestisci consenso