Ai confini della realtà
14 Maggio 2021
laFonteTV (3796 articles)
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Ai confini della realtà

Nell’immaginario comune l’agricoltura, e quindi anche la viticoltura, viene spesso vista come qualcosa di bucolico e pittoresco. Al massimo, per chi vive in provincia, il trattore può essere associato alle lunghe code che si formano per le strade quando ci si imbatte in questo mezzo, ma quanti sanno che la cabina di un trattore è più simile alla cabina di pilotaggio di un aereo? I trattori si possono addirittura “guidare da soli” impostando il GPS. Insomma, l’innovazione tecnologica sta facendo grandi passi in avanti e, se nel passato recente, l’innovazione puntava soprattutto alla meccanizzazione dell’agricoltura, per ridurre i costi, oggi gli obiettivi sono molteplici e spaziano dalla sostenibilità ambientale alle nuove frontiere del marketing e del turismo globale. Sicuramente sposa la sostenibilità ambientale la tecnologia Internet of Things, o Internet delle Cose, che si riferisce alla possibilità di mettere in collegamento oggetti diversi grazie a una rete internet attraverso la quale possano scambiarsi dati. Che oggetti? Se i più conosciuti sono i droni in viticoltura, sono più performanti i meno poetici sensori che misurano temperatura ambientale e umidità, pressione atmosferica, temperatura del suolo, umidità sulle foglie, intensità dei raggi solari, ecc.

Le azioni prese sulla base di questi dati costituiscono la cosiddetta agricoltura di precisione che utilizza i dati raccolti dal drone, con le previsioni meteo, con il tempo, con lo storico e le azioni prese in passato e i relativi risultati, in modo da dare un input a chi gestisce i macchinari per andare

a trattare in un dato momento, e magari solo in una porzione del filare. Ma l’internet delle cose costituisce anche un nuovo tipo di gestione che trova applicazione anche in cantina – attraverso sensori che misurano ossigeno, PH, CO2, acido lattico, ecc. – e nella distribuzione dove nuovi sensori di ultima generazione permettono una migliore gestione della cantina e delle scorte attraverso le c.d. etichette intelligenti o NFC. Fenomeno dilagante in modo dirompente, tra le aziende che vogliono interagire direttamente con i loro clienti, la Near Field Communication rende le etichette parlanti: avvicinando il proprio smartphone alla bottiglia, questa parla e racconta la sua storia, la vite e il vigneto di provenienza, la mano del suo produttore e tutti i suoi piccoli segreti per un viaggio virtuale istantaneo.

La tempesta tecnologica non finisce qui perché il mercato globale delle comunicazioni guarda ora al territorio e alla sua divulgazione pensando non solo ai paesaggi enoici ma anche alle persone che ne fanno parte e alle tradizioni che lo caratterizzano e investe in realtà aumentata e virtuale. Si tratta di una tecnologia che, tramite appositi software e dispositivi, aggiunge dei contenuti digitali alla realtà che ci circonda. Come dice il termine vi è quindi un “aumento” rispetto ai dati e alle informazioni che esistono nella nostra realtà, così da arricchirla e potenziarla con contenuti specifici. La base esperienziale resta comunque la realtà che conosciamo: così camminando tra i filari e inquadrando le viti con lo smart possiamo vedere comparire informazioni descrittive o narrative riguardanti le viti o veder spuntare un tralcio o un grappolo anche in pieno inverno o incontrare i protagonisti di quel racconto – produttore enologo – un po’ come accade quando camminando per strada vediamo simpatici Pokemon far capolino qua e là. Diversa è la realtà virtuale che sostituisce, in toto, tramite appositi visori, la realtà che ci circonda con una completamente diversa.

L’esperienza è quindi immersiva (visiva, auditiva e parzialmente interattiva se dotata di controller). La realtà che conosciamo non esiste più grazie a visori che, una volta indossati, occupano l’intero campo visivo della persona che li indossa e come una macchina del tempo ci trasportano in una dimensione diversa e anche lontanissima. È chiaro che enoturismo, strade del vino e consorzi, se non addirittura aziende di certe dimensioni, possono arrivare a trovare uno scopo e un vantaggio nell’adozione di simili tecnologie, ma oltre l’innegabile e scontato digital device per le piccole e medie imprese, resta anche una perplessità di fondo: può il mondo del vino in un prossimo futuro conservare la sua atavica poesia senza un autentico rapporto umano fra cliente e produttore e senza l’esperienza del calice bevuto in cantina? A voi l’ardua sentenza!☺

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