Sostenibilità
12 Luglio 2021
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Sostenibilità

Sostenibilità e produzione sostenibile del vino. Un concetto semplice, ma cosa significa di preciso nell’industria food and beverage? “Raggiungere uno sviluppo che riesca a soddisfare le necessità della generazione presente senza negare la stessa possibilità alle generazioni successive” (Commissione ONU su Ambiente e Sviluppo, 1987)

Sostenibilità è non solo limitare la chimica invasiva, i pesticidi, i metalli pesanti, ma nel settore enologico curare il packaging (bottiglie meno pesanti, tappi ecocompatibili e riciclabili) evitare i materiali plastici negli imballaggi, limitare il peso delle spedizioni. Fondamentale è inoltre il ricorso a fonti di energia rinnovabili (eolica, solare, geotermica): pannelli solari per un’autosufficiente produzione di energia, uso di contenitori ecosostenibili, vetreria interna per evitare trasporti di enormi quantitativi di bottiglie; il bag-in-box è migliore del tetrapack per smaltimento, e grandi aziende nel mondo lo stanno preferendo per il costo contenuto.

Sostenibilità non riguarda solo la materia ambientale, ma anche cultura, società ed economia. La produzione di vino con caratteristiche sostenibili va però accompagnata da una graduale formazione ed informazione del consumatore. Il passaggio da viticulture tradizionali a nuove varietà sarebbe addirittura conveniente in termini economici. Le varietà di viti ottenute da incroci interspecifici non hanno bisogno di pesticidi perché più resistenti ad epidemie e funghi, con riduzione dei costi per gli antiparassitari.

Le nuove generazioni di viti sono in fase di regolamentazione, per tutelare le specie già presenti dal rischio di riduzione della biodiversità e dell’insorgenza di nuove malattie. Il mercato del vino subirebbe cambiamenti in quanto le nuove varietà creerebbero competitività e sfiderebbero la tradizione delle qualità secolari. L’utilizzo di nuove specie di viti richiede elasticità da parte del produttore, che potrebbe percepirne solo i rischi e non le opportunità. È impossibile negare quanto il mondo del food and beverage si stia spostando verso una realtà più sostenibile, cambiando i propri standard e le metriche di valutazione del significato di “qualità”.

Della qualità, in Italia, si occupano il Decreto Rilancio e la legge n.77: è istituito il sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola, come l’insieme delle regole produttive e di buone pratiche definite con uno specifico disciplinare di produzione”. Tale decreto impone la visione di un’impresa che non si accontenta di mostrarsi in regola con le leggi sul lavoro lungo tutta la filiera produttiva, ma vuole dimostrare, grazie allo strumento del marchio collettivo certificato, come si possa coniugare crescita delle produttività e al contempo della qualità del lavoro in senso lato. Idealmente, in Italia si potrà far appello ai winelovers perché acquistino una bottiglia sostenibile certificata partecipando cosi alla green revolution semplicemente bevendo un bicchiere… PROSIT!☺

 

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