C’è un “rumore di fondo” che copre problemi grossi e tra essi le modifiche alla carta costituzionale che l’attuale governo delle larghe intese si accinge portare a termine.
Dove nasce la “linea politica” che sostiene la modifica delle costituzioni in Europa ed in particolare in Italia? In sintesi: In Italia a sostenerlo da ormai 20 anni, sulla falsa riga delle politiche Thatcheriane del Regno Unito, è stata la compagine governativa di destra. Oggi ( maggio 2013) lo sostiene la società finanziaria J.P.Morgan “…all’inizio della crisi si pensava che i problemi fossero di natura economica, ma poi si è capito che sono anche problemi di natura politica. Le Costituzioni e i sistemi politici dei paesi della periferia meridionale (dell’Europa) sorti in seguito alla caduta del fascismo, hanno caratteristiche non adatte (sic) al processo di integrazione economica… Queste costituzioni mostrano ancora una forte influenza socialista riflesso della forza politica che le sinistre conquistarono dopo la sconfitta del fascismo. I sistemi politici con queste Costituzioni sono basati su: (….) tutela costituzionale del diritto al lavoro (…) diritto di protestare contro ogni cambiamento (sic). La crisi è la consequenza di queste caratteristiche.(…) Ma qualcosa sta cambiando: test essenziale sarà l’Italia dove il nuovo governo può chiaramente impegnarsi in importanti riforme politiche”.
È pensabile che una qualsiasi società finanziaria possa dettare comportamenti politici ai governi delle nazioni sviluppate? Sembra proprio di sì. E ciò sta avvenendo anche in Italia nel quasi totale disinteresse.
L’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) è da sempre impegnata a tutela della Carta Costituzionale e il 24 novembre scorso, in 200 piazze italiane (anche a Campobasso), ha incontrato i cittadini illustrando loro la pericolosità delle modifiche in atto alla carta costituzionale.
“Ribadiamo con forza che la Costituzione è la garanzia allo sviluppo economico e sociale della nostra demcrazia non già un ostacolo come da più parti si sente ripetere. Se qualcosa non va o non funziona, come le esperienze dell’ultimo ventennio dimostrano, la responsabilità non è del dettato costituzionale, ma della politica, che non è in grado di esprimere maggioranze valide ed idonee per governare. Le disfunzione che hanno portato il paese all’attuale situazione sono state determinate o dall’eccessiva forza o dall’eccessiva debolezza della politica. Cose, entrambe, alle quali non si può porre riparo con l’ingegneria costituzionale, ma con una vera riforma, scritta o non scritta, della politica attuale, sempre più deteriorata, sempre più lontana dai cittadini. Si può metter mano anche agli aggiustamenti alla Costituzione, senza alterare né princìpi né impianti complessivi e senza “interventi straordinari”, deroghe temporanee o altro (come l’attuale governo sta proponendo partendo dalle modifiche dell’art.138), alle stesse procedure ipotizzate dalla Carta costituzionale. Quando è in gioco la Costituzione, dobbiamo sapere che è in gioco la regola fondamentale delle nostre istituzioni e della nostra convivenza civile. È per questa ragione che una Costituzione può anche essere modificata, nei modi da essa stessa previsti, ma non manomessa”. Lo sostiene Carlo Smuraglia presidente nazioanale ANPI e lo ribadiamo noi del comitato provinciale di Campobasso.☺
C’è un “rumore di fondo” che copre problemi grossi e tra essi le modifiche alla carta costituzionale che l’attuale governo delle larghe intese si accinge portare a termine.
Dove nasce la “linea politica” che sostiene la modifica delle costituzioni in Europa ed in particolare in Italia? In sintesi: In Italia a sostenerlo da ormai 20 anni, sulla falsa riga delle politiche Thatcheriane del Regno Unito, è stata la compagine governativa di destra. Oggi ( maggio 2013) lo sostiene la società finanziaria J.P.Morgan “…all’inizio della crisi si pensava che i problemi fossero di natura economica, ma poi si è capito che sono anche problemi di natura politica. Le Costituzioni e i sistemi politici dei paesi della periferia meridionale (dell’Europa) sorti in seguito alla caduta del fascismo, hanno caratteristiche non adatte (sic) al processo di integrazione economica… Queste costituzioni mostrano ancora una forte influenza socialista riflesso della forza politica che le sinistre conquistarono dopo la sconfitta del fascismo. I sistemi politici con queste Costituzioni sono basati su: (….) tutela costituzionale del diritto al lavoro (…) diritto di protestare contro ogni cambiamento (sic). La crisi è la consequenza di queste caratteristiche.(…) Ma qualcosa sta cambiando: test essenziale sarà l’Italia dove il nuovo governo può chiaramente impegnarsi in importanti riforme politiche”.
È pensabile che una qualsiasi società finanziaria possa dettare comportamenti politici ai governi delle nazioni sviluppate? Sembra proprio di sì. E ciò sta avvenendo anche in Italia nel quasi totale disinteresse.
L’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) è da sempre impegnata a tutela della Carta Costituzionale e il 24 novembre scorso, in 200 piazze italiane (anche a Campobasso), ha incontrato i cittadini illustrando loro la pericolosità delle modifiche in atto alla carta costituzionale.
“Ribadiamo con forza che la Costituzione è la garanzia allo sviluppo economico e sociale della nostra demcrazia non già un ostacolo come da più parti si sente ripetere. Se qualcosa non va o non funziona, come le esperienze dell’ultimo ventennio dimostrano, la responsabilità non è del dettato costituzionale, ma della politica, che non è in grado di esprimere maggioranze valide ed idonee per governare. Le disfunzione che hanno portato il paese all’attuale situazione sono state determinate o dall’eccessiva forza o dall’eccessiva debolezza della politica. Cose, entrambe, alle quali non si può porre riparo con l’ingegneria costituzionale, ma con una vera riforma, scritta o non scritta, della politica attuale, sempre più deteriorata, sempre più lontana dai cittadini. Si può metter mano anche agli aggiustamenti alla Costituzione, senza alterare né princìpi né impianti complessivi e senza “interventi straordinari”, deroghe temporanee o altro (come l’attuale governo sta proponendo partendo dalle modifiche dell’art.138), alle stesse procedure ipotizzate dalla Carta costituzionale. Quando è in gioco la Costituzione, dobbiamo sapere che è in gioco la regola fondamentale delle nostre istituzioni e della nostra convivenza civile. È per questa ragione che una Costituzione può anche essere modificata, nei modi da essa stessa previsti, ma non manomessa”. Lo sostiene Carlo Smuraglia presidente nazioanale ANPI e lo ribadiamo noi del comitato provinciale di Campobasso.☺
Parlare di costituzione sembra anacronistico visto che l'attenzione dei media è focalizzata su ben altre questioni che, come in una giostra immaginaria, costantemete si ripresentano all'attenzione (Spread - Decadenza - Imu ecc.) senza che si percepisca una loro reale soluzione.
C’è un “rumore di fondo” che copre problemi grossi e tra essi le modifiche alla carta costituzionale che l’attuale governo delle larghe intese si accinge portare a termine.
Dove nasce la “linea politica” che sostiene la modifica delle costituzioni in Europa ed in particolare in Italia? In sintesi: In Italia a sostenerlo da ormai 20 anni, sulla falsa riga delle politiche Thatcheriane del Regno Unito, è stata la compagine governativa di destra. Oggi ( maggio 2013) lo sostiene la società finanziaria J.P.Morgan “…all’inizio della crisi si pensava che i problemi fossero di natura economica, ma poi si è capito che sono anche problemi di natura politica. Le Costituzioni e i sistemi politici dei paesi della periferia meridionale (dell’Europa) sorti in seguito alla caduta del fascismo, hanno caratteristiche non adatte (sic) al processo di integrazione economica… Queste costituzioni mostrano ancora una forte influenza socialista riflesso della forza politica che le sinistre conquistarono dopo la sconfitta del fascismo. I sistemi politici con queste Costituzioni sono basati su: (….) tutela costituzionale del diritto al lavoro (…) diritto di protestare contro ogni cambiamento (sic). La crisi è la consequenza di queste caratteristiche.(…) Ma qualcosa sta cambiando: test essenziale sarà l’Italia dove il nuovo governo può chiaramente impegnarsi in importanti riforme politiche”.
È pensabile che una qualsiasi società finanziaria possa dettare comportamenti politici ai governi delle nazioni sviluppate? Sembra proprio di sì. E ciò sta avvenendo anche in Italia nel quasi totale disinteresse.
L’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) è da sempre impegnata a tutela della Carta Costituzionale e il 24 novembre scorso, in 200 piazze italiane (anche a Campobasso), ha incontrato i cittadini illustrando loro la pericolosità delle modifiche in atto alla carta costituzionale.
“Ribadiamo con forza che la Costituzione è la garanzia allo sviluppo economico e sociale della nostra demcrazia non già un ostacolo come da più parti si sente ripetere. Se qualcosa non va o non funziona, come le esperienze dell’ultimo ventennio dimostrano, la responsabilità non è del dettato costituzionale, ma della politica, che non è in grado di esprimere maggioranze valide ed idonee per governare. Le disfunzione che hanno portato il paese all’attuale situazione sono state determinate o dall’eccessiva forza o dall’eccessiva debolezza della politica. Cose, entrambe, alle quali non si può porre riparo con l’ingegneria costituzionale, ma con una vera riforma, scritta o non scritta, della politica attuale, sempre più deteriorata, sempre più lontana dai cittadini. Si può metter mano anche agli aggiustamenti alla Costituzione, senza alterare né princìpi né impianti complessivi e senza “interventi straordinari”, deroghe temporanee o altro (come l’attuale governo sta proponendo partendo dalle modifiche dell’art.138), alle stesse procedure ipotizzate dalla Carta costituzionale. Quando è in gioco la Costituzione, dobbiamo sapere che è in gioco la regola fondamentale delle nostre istituzioni e della nostra convivenza civile. È per questa ragione che una Costituzione può anche essere modificata, nei modi da essa stessa previsti, ma non manomessa”. Lo sostiene Carlo Smuraglia presidente nazioanale ANPI e lo ribadiamo noi del comitato provinciale di Campobasso.☺
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