Attuare non cambiare la costituzione
10 Settembre 2019
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Attuare non cambiare la costituzione

Quando nel 2016, con il governo Renzi, ci fu lo scontro violento di una parte molto consistente degli italiani contraria allo stravolgimento in senso antidemocratico e presidenzialista della Costituzione proposto dal duo Renzi/Boschi, la levata di scudi e l’opposizione furono immediate e pervicaci fino alla sconfitta della proposta referendaria che aveva come obiettivo, per niente nascosto, il presidenzialismo e, di conseguenza, la riduzione degli ambiti partecipativi alla polis. Oggi ci risiamo con la proposta dei 5stelle, che, enfatizzando il disegno della riduzione del numero dei parlamentari tra Senato e Camera, non hanno altro obiettivo se non quello di Casaleggio e Grillo, i due mentori del movimento pentastellato, i quali da sempre hanno parlato, e parlano tuttora, di una modificazione della Carta Costituzionale in senso presidenzialista e monocratico. D’altronde, la fisionomia e le regole che questo movimento si è dato vanno in questa direzione. Dunque, i 5stelle riprendono in mano (insieme alla destra, oggi compatta vista la crisi di governo, e al Pd) la questione della riforma costituzionale, proponendo una drastica riduzione del numero dei parlamentari, pari al 36,5%, ossia qualcosa come più di 300 parlamentari. Qual è la motivazione ufficiale di tale processo riformatore della Costituzione? Il movimento 5S paventa la prospettiva di una maggiore efficienza delle due Camere, riducendo il numero degli eletti. Ora questa motivazione appare espressione di pura propaganda, perché il Parlamento, sappiamo bene, non funziona per ragioni non riconducibili al numero dei suoi componenti. Il Parlamento non è operativo come dovrebbe, perché i parlamentari appaiono come delle pedine senza anima e corpo nelle mani dei loro leader, appropriandosi pressoché solamente delle prebende mensili illegittime ai nostri occhi, e per niente vergognandosi se appaiono delle marionette. Poi ci sono altre motivazioni che sono la causa del cattivo funzionamento del Parlamento. Ne elenchiamo qualcuna. Intanto, non dovrebbe farsi più ricorso al numero eccessivamente disgustoso del voto di fiducia, il cui scopo è quello di impedire ai parlamentari l’informazione, base essenziale della discussione e della capacità di incidere sulle decisioni del Governo. La riduzione della decretazione d’urgenza, vero e proprio recinto, steccato, inibisce la discussione, rendendo i due rami del Parlamento (salvo le eccezioni che ci sono!) l’espressione, la fotografia dei servi, dei senza anima e decoro. Ma sarebbe augurabile che anche il riconoscimento della dignità politica e del ruolo da riservare ai diversi gruppi di minoranza, boicottati, torni ad essere un elemento stabile del Parlamento.

Alla riduzione del numero dei parlamentari si accompagna poi un altro disegno, che la dice lunga sulle intenzioni che vanno nella direzione della contrazione del dibattito e del valore della rappresentanza politica, propositi che aiutano a smascherare le reali intenzioni dei 5stelle e dei loro ex alleati di governo. La proposta è quella di elevare cospicuamente la soglia percentuale di ingresso nelle camere: alla Camera si sarebbe eletti conseguendo la percentuale del 5% dei voti, mentre al Senato raddoppierebbe la soglia d’ingresso al 10% e questo significherebbe la sicura scomparsa dei partiti, che o da più di un decennio non sono in Parlamento o che non avrebbero consensi tali da entrarvi. A ciò si aggiungerebbe anche la beffa, rappresentata dalla legge elettorale attuale, il  Rosatellum, per la quale da anni non votiamo il candidato che vorremmo, ma quello indicato dai capipopolo. Di qui discende la dissolvenza del Parlamento e l’imposizione di un modello plebiscitario che conduce diritto al presidenzialismo; dunque, alla morte della democrazia parlamentare.

Ma come si fa ad accettare una tale pericolosa deriva antidemocratica, che acuirà i processi corruttivi nella pubblica amministrazione con una prevalenza della cultura mafiosa, della estensione della cosiddetta “zona grigia”, alimento della corruzione e della spoliazione di ogni diritto costituzionalmente garantito dalle lotte sindacali degli anni politicamente esaltanti e proficui, come quelli che vanno dalla metà degli anni Sessanta a quelli Ottanta del secolo scorso? La mia è, me ne rendo conto, una domanda semplicemente retorica; sappiamo bene per quali ragioni in questi anni si sia imposta una deriva antidemocratica, che alimenta il razzismo, l’odio verso i poveri, gli ultimi, i migranti, i rom, le donne, queste ultime sempre vittime incolpevoli della cultura maschilista, che imperversa sui social come pure nelle molte trasmissioni televisive che riducono la donna a servetta o a modella sfruttata… La crisi economica, partita dal lontano 2007/8, alla quale si aggiungono le politiche di austerità imposteci dalla UE, è anch’essa una delle molteplici ragioni; ma a questa si aggiungono tutte quelle responsabilità, alimentate spesso dalla levità dell’impegno politico e dalle volgarità indecenti ed oscene alimentate da discorsi squisitamente utilitaristici. Non ultima, a questo riguardo, vorrei ricordare che il tentativo, goffo e puerile, di questi giorni di acuta crisi di governo che Di Maio fa per la riduzione del numero dei parlamentari ha per scopo quello di prolungare la legislatura di 8/10 mesi per puro calcolo tornacontistico: si conseguirebbe, infatti, da parte di tutti i parlamentari il diritto dopo circa due anni e mezzo al beneficio pensionistico parlamentare, che sarebbe meglio definire come una rendita profittuale illecitamente acquisita. D’altronde, il Governo è sfiduciato ed una eventuale votazione della legge riguardante la riduzione del numero dei parlamentari da parte dei due partiti che sorreggono la compagine governativa sarebbe come un furto disgustoso fatto ai danni della collettività e della democrazia; tuttavia, ad oggi sembrerebbe che non possa accadere, perché sono in atto contatti fra i 5S ed il Pd…

Le revisioni costituzionali possono essere fatte dal popolo; mi fermo qui, rimandando la trattazione di questi temi e di altro, che attiene alla nostra vita democratica, ai prossimi numeri de la fonte.☺

 

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