binario morto
25 Febbraio 2010 Share

binario morto

Questa notte gli occhi di Pasquale brillavano di rabbia. Con i suoi compagni di lavoro aveva acceso i lumini da morto per salutare la chiusura del reparto addetto al controllo operativo presso la Stazione di Isernia. Dodici posti nelle ferrovie molisane cancellati con un tratto di penna. E da Bari, accompagnati dalla sicurezza interna e vigilati dalla Polizia, un gruppo di ferrovieri, hanno smontato i macchinari, li hanno caricati sui mezzi e sono fuggiti verso la Puglia, seguiti dagli applausi sdegnati dei lavoratori molisani. Lo stanzone svuotato fotografava bene lo stato d’animo di persone che dopo anni di impegno, di professionalità e di formazione, improvvisamente si trovavano in un vuoto di futuro. Tra loro bisbigliavano se trasferirsi a Roma o a Napoli, escludendo per orgoglio la sede di Bari. La preoccupazione per una nuova sistemazione, in un’altra città, i figli, la casa e la famiglia  rimaneva nell’animo sopraffatta da sgomento, amarezza e delusione.

Questo film è andato in onda con protagonisti veri nella notte del 18 settembre nella città di un Governatore assente che si avvale di un Assessore ai Trasporti più incline a scagliarsi contro i ferrovieri anziché battersi contro il Ministero e verso i vertici nazionali delle FS. A nulla sono serviti gli avvertimenti dei sindacati, gli scioperi dei lavoratori, le interrogazioni presentate sulla questione da mesi e i deliberati del Consiglio Regionale assunti all’unanimità. Ma il rischio che si corre è che da qui a poco potrebbero essere tagliate le tratte per Sulmona e per Benevento con chiusure di altre Stazioni e perdita di altra occupazione. È stato evidenziato che i macchinisti sono in età avanzata e se non si procederà ad assumere giovani, che dovranno fare almeno due anni di affiancamento, si profila un’ulteriore perdita di posti di lavoro molisani. In pratica tra stop estivi di tutte le tratte e altri interventi di progressivo smantellamento si percepisce una volontà non dichiarata ma concreta di sostanziale chiusura delle ferrovie regionali. Mentre l’Unione Europea ci sollecita a investire nei trasporti su ferro di merci e persone perché più sicuri e meno inquinanti, in Molise non c’è alcuna scelta di programmazione che va in questa direzione.

Da dieci anni si parla solo di Termoli – S. Vittore senza che si sia messa una sola pietra o aperto un cantiere. Ci si diletta con i disegni sulla cartina, i progetti dell’Autostrada del Molise, sulle nomine nella società mista tra ANAS e Regione, su Legge Obiettivo e capitali privati ma al momento non si vede niente. E in questo decennio le ferrovie sono state abbandonate nelle mani di logiche ragionieristiche nazionali che considerano l’intero Molise un ramo secco da tagliare. Non abbiamo valorizzato l’investimento nel Nucleo Industriale di Venafro sul trasporto merci. L’Interporto di Termoli dopo 16 anni di studi e progetti resta avvolto nelle nebbie. La messa in sicurezza dei binari procede a scartamento ridotto, e nemmeno la morte di un giovane isernino e di un emigrante di Ferrazzano a Roccasecca, è riuscita a invertire la rotta. A parte qualche nuova carrozza si viaggia in condizioni incredibili, con mezzi antiquati di rara obsolescenza. In estate le Fs chiudono per mesi i collegamenti con Termoli, Benevento, Sulmona e in parte per Roma, lucrando, come asseriscono i lavoratori, sui servizi sostitutivi di Autobus di ditte extra-regionali. Un Pullmann costa un tot a chilometro ma la Regione paga per 12 mesi un importo largamente superiore alle FS nazionali. In pratica il piccolo Molise anziché essere aiutato da Roma assume il ruolo di donatore di sangue, senza portare a casa alcun intervento di modernizzazione della rete, di sostituzione dei locomotori e di investimenti sulle tratte propedeutici ad un accorciamento dei tempi di percorrenza.

Sollecito le associazioni dei consumatori a far sentire la voce dei pendolari e dell’utenza, unendosi alla mobilitazione dei lavoratori e spronando le amministrazioni locali a occuparsi del problema delle ferrovie. Non c’è un territorio competitivo senza un efficiente sistema dei trasporti e il Molise deve riprendersi il futuro investendo sulla velocizzazione dei collegamenti ferroviari. Basta battaglie difensive dove ogni giorno ci portano via un pezzo perché siamo destinati, ben che ci vada, a contenere le perdite. In un sistema istituzionale moderno le Regioni possono far sentire la propria voce nelle sedi decisionali con il vigore che serve. E il Molise. oltre a migliorare la propria difesa che fa acqua ovunque, è il caso che dia a Roma l’esempio virtuoso, destinando al potenziamento della rete ferroviaria investimenti adeguati, altrimenti al Ministero pensano che i primi a non credere più nel trasporto su ferro siamo proprio noi. ☺

petraroia.michele@virgilio.it

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