Blanche wittman
7 Gennaio 2022
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Blanche wittman

Le preziose: con questo titolo apro articoli che parlano di donne di ieri, l’altro ieri, oggi che, come le preziose del settecento hanno agito o vissuto per lasciare il testimone alle altre.

Può un tronco umano, privato delle gambe, di un braccio, deturpato il viso, moventesi solo su un carrettino costruito amorosamente da Marie Curie, scrivere un inquietante quadernetto con il titolo Il libro delle domande  e sottotitolato Omnia amor vincit? Sì, può e la cosa più strabiliante è che questo corpo, questa scrittura siano di Blanche Wittman, la regina delle isteriche, indiscussa protagonista degli “spettacoli” o riunioni scientifiche del dottore Charcot nella Salpêtrière.

La Salpêtrière era una fortezza nel cuore di Parigi, un castello dove venivano radunate tutte donne. L’ospedale aveva 4.500 letti ma non bastavano per tutte le internate.

Jean-Martin Charcot diviene il punto di riferimento per gli studi neurologici sull’isteria a partire dal 1870, anno in cui assume la direzione del reparto riservato a pazienti epilettiche e isteriche. La pratica dell’ipnosi, talvolta ‘inscenata’ con l’ausilio di manipolazioni volte a sollecitare le zone isterogene, vale a dire la zona pelvica e quella genitale, consente al medico francese di dimostrare la suggestionabilità della malata e, soprattutto, di rimetterne in scena a piacimento il teatro isterico. L’ipnosi, neutralizzando la volontà della paziente ed eliminandone le interferenze, permetteva di fatto a Charcot di giungere ad una sorta di ‘grado zero’ della corporeità e di trasformare il corpo isterico da soggetto a oggetto (di scienza), desessualizzarlo o addirittura iper-sessualizzarlo attraverso la suggestionabilità, se si considera la donna isterica un corpo-marionetta. La maggior parte delle fotografie del Catalogo delle isteriche sembrano ‘in posa’, simulando le crisi con la complicità del- le pazienti, ‘drammatizzate’ ad hoc secondo le istruzioni del regista Charcot.

Nel libro La storia di San Michele il medico svedese Hacksel Munth racconta di aver assistito, con disprezzo, ad una seduta: “il grande anfiteatro era stracolmo di pubblico multiforme venuto da tutta Parigi”, scrittori, giornalisti, attori, attrici, tutti morbosamente curiosi di assistere al sorprendentemente fenomeno dell’ipnotismo. Alcune donne sottoposte all’esperimento erano senza dubbio influenzate da suggestioni, “ipnotizzate a destra e a sinistra, dozzine di volte al giorno, dai dottori e dagli studenti, molte di queste disgraziate passavano le loro giornate in stato di semiletargo. Appena semicoscienti, con i cervelli sbalorditi e certamente non responsabili delle loro azioni”.

Blanche è il nome di una delle sue sorelle, che Marie Wittman avrebbe mormorato più volte durante le sue crisi. Nata a Parigi, sarta di professione, il 6 maggio 1877 viene ricoverata nel reparto per epilettici non alienati alla Salpêtrière. I resoconti clinici dell’epoca la descrivono bionda, di carnagione linfatica, con seno voluminoso e numerose lentiggini. Minuta, ma bella, appariscente, fa parte della schiera delle elette da Charcot per mettere in scena la sue famose riunioni del martedì e venerdì che prima richiamano solo studiosi ma poi sempre più intellettuali, attori tanto che la famosa Sara Bernhardt si mette in contatto con Blanche proprio per carpirne le pose isteriche.

Figlia di un falegname svizzero, soggetto a violenti attacchi di rabbia, con madre lavandaia, Blanche ha18 anni quando è internata alla Salpêtrière.  Bisogna cercare tra le immagini: c’è una foto di Blanche nel Catalogo fotografico delle isteriche dalla Salpêtrière, dove la giovane è vestita normalmente, ha dei lunghi orecchini, capelli ordinati e un vestito con del pizzo, forse non costoso, ma certamente una donna bella, triste di fronte alla sua vita.

Se si osservano i due ritratti di Blanche (la foto, il quadro), è incomprensibile unire la riservata fanciulla della fotografia alla donna con blusa sbottonata, remissiva, toccata da Charcot e Babinsky con la posizione ad arco e con il viso completamente sfatto. Per questo Blanche scrive Il libro delle domande? Per questo confida a Marie Curie di averlo ucciso con l’amore? Che diritto aveva avuto Charcot a fare questo? L’aveva insozzata con la sua presenza. E Blanche nel suo amore per lui decide di ucciderlo, ucciderlo con l’amore.

Scrive Blanche: “all’inizio mi considerava una specie di ostrica, ci si versa sopra qualche goccia di limone per vedere se è viva”; dopo lui voleva che lei partecipasse e gli fosse vicino e lei era sempre in disparte. “Perché?” chiese Charcot. Lei rispose “Pro- fessore so che siete voi ad avere tutto il potere in questo istituto, mi trovate arrogante e volete ridurmi al grado di umiltà auspicato. Volete avere più potere di me”. Nel Libro Nero c’è la descrizione di questa tensione crescente.

Non si sa come, ma dopo la morte di Charcot nel 1893, Blanche Wittmann diventa l’assistente di laboratorio di Marie Curie nella sua “seconda vita” ed è in questi anni, ridotta a torso per la lavorazione, senza cautele, della pechblenda (radio), e scrive, con il sottotitolo Omnia amor vincit, Il libro delle domande in cui racconta la sua storia d’amore-odio con Charcot e il rapporto con Marie Curie, confrontando l’esperienza di esperimenti sull’isteria subiti alla Salpêtrière con quelli fisici eseguiti sotto la guida della scienziata. Il suo scopo è scoprire “la misteriosa natura dell’amore”, “la formula chimica del desiderio” per comprenderne felicità e sofferenza e trovare un nesso che gli dia senso.

Nessuna menzione nel diario di Marie Curie per la sua assistente. È strano, misterioso questo silenzio che può nascere dal fatto che Blanche ci parla non di Marie come scienziata ma di Marie in un suo momento di estrema debolezza, nella nota vicenda di un amore travolgente per Paul Langevin, scienziato anche lui. La storia fa clamore e Marie Curie è costretta ad andare via da Parigi anche se vincitrice del secondo premio Nobel per la scienza.

Dalla luce del radio che uccide al buio della vita: Blanche, isterica, considerata per metà della sua vita come oggetto, pone come soggetto domande profonde su se stessa ed il premio Nobel Marie Curie: cercando di penetrare attraverso la “passione amorosa” quel “continente  oscuro” che è la vita stessa.☺

 

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