L'interrogativa retorica: juche ngopp u m' rell?, nel gioco del tressette, indica e sottolinea l'errore, lo svarione commesso dal compagno giocatore. Tale espressione, utilizzata anche quando la giocata, formalmente corretta, appare elementare e prevedibile, costituisce il massimo dell'offesa fra i giocatori di un certo livello.
L'origine di questo modo di dire, sembra, sia da ricercare in un tempo non tanto remoto: quando i ragazzi adolescenti, nel viver per strada (on the road), imitavano gli adulti giocando a carte, contro ed oltre ogni regola, ngopp u m'_rell.
U m'_rell, un pianerottolo esterno con scala per l'accesso al piano superiore, nel parlato dialettale costituisce e rappresenta la differenza e il limite tra il giocare e il pazz' ià (scherzare):
il giocare, riservato agli adulti, richiede impegno, serietà, rispetto delle regole ed è un modo per trascorrere il tempo libero;
il pazz' ià, invece, è semplicemente un modo infantile di perder tempo riservato esclusivamente ai bambini che, governati dall'incoscienza e dalla fantasia, non sono soggetti a regole ma hanno ampia facoltà di trasgredirle.
Un'altra forma dialettale, ma di recente adozione, è: sott' i p dal', viene usata nelle conversazioni /discussioni che avvengono all'aperto, precisamente in piazza, sta a significare il parlare facile/inutile, la critica sterile, l'inconsistenza, un dire non seguito da un “facere” e serve a ribattere e controbattere, sminuendo le opposte argomentazioni, utilizzata, prevalentemente, da chi, impegnato a fare, difende il suo operato o giustifica la sue omissioni.
Sostanzialmente, secondo qualcuno, sott' i p dal', non è visto come un luogo d'incontro di idee, punti di vista, ma è una specie di limbo, un mondo a sé, incapace di produrre effetti ed interagire con il mondo reale; quasi un “non luogo”, contrapposto alla stanza dei bottoni, abitata dall’homo faber, che qui agisce e decide il futuro di persone e cose; ma spesso, nonostante questa connotazione negativa, tutto ciò che accade sott' i p dal' desta interesse e provoca reazioni a volte sproporzionate ed esagerate, che, in modo indiretto, lo rivelano quale luogo necessario.
In questa fase sarà il freddo o le olive o assestamenti di partiti tutto tace e sott’ i p dal’ e ngopp u m’ rell.
S.o.S
L'interrogativa retorica: juche ngopp u m' rell?, nel gioco del tressette, indica e sottolinea l'errore, lo svarione commesso dal compagno giocatore. Tale espressione, utilizzata anche quando la giocata, formalmente corretta, appare elementare e prevedibile, costituisce il massimo dell'offesa fra i giocatori di un certo livello.
L'origine di questo modo di dire, sembra, sia da ricercare in un tempo non tanto remoto: quando i ragazzi adolescenti, nel viver per strada (on the road), imitavano gli adulti giocando a carte, contro ed oltre ogni regola, ngopp u m'_rell.
U m'_rell, un pianerottolo esterno con scala per l'accesso al piano superiore, nel parlato dialettale costituisce e rappresenta la differenza e il limite tra il giocare e il pazz' ià (scherzare):
il giocare, riservato agli adulti, richiede impegno, serietà, rispetto delle regole ed è un modo per trascorrere il tempo libero;
il pazz' ià, invece, è semplicemente un modo infantile di perder tempo riservato esclusivamente ai bambini che, governati dall'incoscienza e dalla fantasia, non sono soggetti a regole ma hanno ampia facoltà di trasgredirle.
Un'altra forma dialettale, ma di recente adozione, è: sott' i p dal', viene usata nelle conversazioni /discussioni che avvengono all'aperto, precisamente in piazza, sta a significare il parlare facile/inutile, la critica sterile, l'inconsistenza, un dire non seguito da un “facere” e serve a ribattere e controbattere, sminuendo le opposte argomentazioni, utilizzata, prevalentemente, da chi, impegnato a fare, difende il suo operato o giustifica la sue omissioni.
Sostanzialmente, secondo qualcuno, sott' i p dal', non è visto come un luogo d'incontro di idee, punti di vista, ma è una specie di limbo, un mondo a sé, incapace di produrre effetti ed interagire con il mondo reale; quasi un “non luogo”, contrapposto alla stanza dei bottoni, abitata dall’homo faber, che qui agisce e decide il futuro di persone e cose; ma spesso, nonostante questa connotazione negativa, tutto ciò che accade sott' i p dal' desta interesse e provoca reazioni a volte sproporzionate ed esagerate, che, in modo indiretto, lo rivelano quale luogo necessario.
In questa fase sarà il freddo o le olive o assestamenti di partiti tutto tace e sott’ i p dal’ e ngopp u m’ rell.
L'interrogativa retorica: juche ngopp u m' rell?, nel gioco del tressette, indica e sottolinea l'errore, lo svarione commesso dal compagno giocatore. Tale espressione, utilizzata anche quando la giocata, formalmente corretta, appare elementare e prevedibile, costituisce il massimo dell'offesa fra i giocatori di un certo livello.
L'origine di questo modo di dire, sembra, sia da ricercare in un tempo non tanto remoto: quando i ragazzi adolescenti, nel viver per strada (on the road), imitavano gli adulti giocando a carte, contro ed oltre ogni regola, ngopp u m'_rell.
U m'_rell, un pianerottolo esterno con scala per l'accesso al piano superiore, nel parlato dialettale costituisce e rappresenta la differenza e il limite tra il giocare e il pazz' ià (scherzare):
il giocare, riservato agli adulti, richiede impegno, serietà, rispetto delle regole ed è un modo per trascorrere il tempo libero;
il pazz' ià, invece, è semplicemente un modo infantile di perder tempo riservato esclusivamente ai bambini che, governati dall'incoscienza e dalla fantasia, non sono soggetti a regole ma hanno ampia facoltà di trasgredirle.
Un'altra forma dialettale, ma di recente adozione, è: sott' i p dal', viene usata nelle conversazioni /discussioni che avvengono all'aperto, precisamente in piazza, sta a significare il parlare facile/inutile, la critica sterile, l'inconsistenza, un dire non seguito da un “facere” e serve a ribattere e controbattere, sminuendo le opposte argomentazioni, utilizzata, prevalentemente, da chi, impegnato a fare, difende il suo operato o giustifica la sue omissioni.
Sostanzialmente, secondo qualcuno, sott' i p dal', non è visto come un luogo d'incontro di idee, punti di vista, ma è una specie di limbo, un mondo a sé, incapace di produrre effetti ed interagire con il mondo reale; quasi un “non luogo”, contrapposto alla stanza dei bottoni, abitata dall’homo faber, che qui agisce e decide il futuro di persone e cose; ma spesso, nonostante questa connotazione negativa, tutto ciò che accade sott' i p dal' desta interesse e provoca reazioni a volte sproporzionate ed esagerate, che, in modo indiretto, lo rivelano quale luogo necessario.
In questa fase sarà il freddo o le olive o assestamenti di partiti tutto tace e sott’ i p dal’ e ngopp u m’ rell.
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