tempo di speranza
19 Aprile 2010 Share

tempo di speranza

 

Più che farne il titolo di un articolo di rivista giovane e snella, come La Fonte, occorrerebbe assumerne tutta la portata in termini di attenta lettura dei “segni dei tempi” e di impegno nell’avanzare proposte e misurarsi con la realtà, così come essa è, per cambiarla. Insomma la speranza, e non solo per un credente, non coincide con l’illusione di sfuggire alle notti oscure che la storia non nega a nessun uomo e in nessun tempo, ma è la molla che ci porta ad andare oltre l’esistente.

Partiamo da una riflessione che Sergio Segio, esperto in campo di volontariato e associazionismo di terzo settore, riportava sul mensile Comunitas dell’aprile 2006: “Negli ultimi anni era cresciuta la speranza che, a partire dall’associazionismo e dai nuovi movimenti, dal protagonismo sociale che li ha caratterizzati e dai contenuti critici avanzati, potesse ravvivarsi e rinnovarsi anche l’azione delle attuali forme di rappresentanza politica e partitica”. Ma, amaramente, così egli arriva a concludere, dopo qualche riga: “…si deve però constatare che si è verificato esattamente l’opposto”. E l’autore parla di una “colonizzazione” da parte della peggiore cattiva politica che finisce con l’asservire gruppi, associazioni, circoli e quant’altro si muove anche nel campo della solidarietà sociale.

E’ così? Leggiamo attentamente la realtà più in generale del nostro paese e non tiriamoci indietro dall’osare di mettere piede all’interno del quadro che presentano la realtà della politica e del terzo settore nel nostro Molise. Dobbiamo avere la volontà di esplorare con oculatezza e senza preconcetti il panorama, per non ricadere nelle solite cose scontate e nelle interminabili lamentele che non servono a nulla. Salvo che a far comodo a chi ha voglia solo di conservare le cose come stanno.

Ed ecco che ci sorprende una prima evidente constatazione: va salendo l’indice di intraprendenza del Forum Nazionale del Terzo Settore nei confronti del parlamento e del governo italiano. Prova ne sia che è per l’iniziativa energica e autorevole di questo organismo che il cosiddetto cinque per mille è tornato nel testo del maxiemendamento della finanziaria 2007. Ricordiamo che il cinque per mille venne introdotto qualche tempo addietro sotto lo slogan “più dai, meno versi”, con la sottoscrizione di migliaia e migliaia di firme promosse in campo nazionale dall’associazionismo di volontariato, della cooperazione e della promozione sociale. Tale innovazione nella legge italiana consente al cittadino di destinare una significativa quota dell’imposta sulle persone fisiche a enti senza fini di lucro (volontariato ecc.) come pure alla ricerca scientifica e all’università, alla ricerca sanitaria e ai servizi sociali promossi dal Comune di residenza. Un bel traguardo sul piano della partecipazione e dell’iniziativa politica da parte di cittadini che hanno deciso di tradurre in fatti l’idea di cittadinanza attiva contenuta nella Costituzione.

Ebbene? La prima proposta della Finanziaria 2007 aveva ignorato il cinque per mille. Ne è seguito un vivace confronto tra forum nazionale del terzo settore e altri soggetti che operano nella società civile nei riguardi del governo che ha dovuto recedere dalla sua… dimenticanza e reinserire il provvedimento in finanziaria. Segni di speranza son questi: esserci e testimoniare la propria presenza senza aspettare inviti e, ancor meno, sollecitazioni a dire la propria.

In Molise stiamo operando, ad iniziare dalla tre giorni di Comunitas del 16-18 novembre 2006, per scuotere il clima di rassegnazione che si respira e per far comprendere alla cittadinanza molisana e alla politica che i tempi delle attese sono ormai trascorsi per portare avanti con chiarezza di intenti e di proposte un governo partecipato della cosa pubblica.

Primarie anche, se vogliamo, ma non quelle già approntate dai partiti per Isernia e via a seguire!

E’ tempo di passare oltre per tornare poi anche sulle primarie: partiamo dalle buone pratiche di amministrazione. Esempio: in molte regioni e citiamo a mo’ di esempio Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio… per non andare troppo lontano da noi, sono state avviate una serie di iniziative rivolte a coinvolgere l’associazionismo impegnato nel sociale nella programmazione dei piani che riguardano i servizi ma anche i criteri ispiratori di alcune normative che attengono a tali ambiti. Insomma la famosa legge 328 che venne emanata nel 2000, era ministro Livia Turco, e che prevedeva il coinvolgimento dell’associazionismo di terzo settore non solo nella gestione ma già in fase di programmazione degli interventi, rimasta fino ad oggi inapplicata, finalmente diverrà norma attuata e ciò molto è dovuto alla intraprendenza 

degli stessi attori sociali e dei cittadini che operano in tale ambito o che ne sono i diretti destinatari.

In Molise qualcosa si va muovendo. Si vanno costituendo reti tra associazioni che hanno compreso che taluni traguardi si raggiungono se si opera insieme, tessendo una autentica cultura di comunità, fuori dai recinti di parte e senza perdere la specificità propria di ciascun gruppo.  

Ed ecco un altro segnale di speranza che dobbiamo raccogliere e rilanciare: è nata la Fondazione Sud. Si tratta di un organismo che connette l’ACRI (sigla che raccoglie al suo interno le fondazioni bancarie), la Compagnia S.Paolo e il Forum del Terzo Settore. Coinvolge le associazioni nazionali di volontariato e di promozione sociale e i Centri di Servizio del Volontariato. Suo scopo: promuovere e potenziare l’infrastrutturazione sociale nel Mezzogiorno; detto più semplicemente: operare per la promozione e lo sviluppo delle reti di solidarietà nelle comunità locali.

La Fondazione Sud non vuol porsi in alterativa, né vuole sostituirsi alle istituzioni pubbliche. Intende invece rilanciare una cultura e pratiche di comunità all’interno dei territori del sud d’Italia. E’ tempo allora di andare oltre la quasi desertificazione di un patrimonio storico che in passato aveva alimentato la solidarietà, l’interesse e la partecipazione ad operare per il bene comune. Una sfida che spinge ad andare oltre le logiche di mercato per le quali l’unico modello di infrastruturazione è dato dalle risorse materiali e dalla tecnologia.

E’ questa una impresa ambiziosa in cui il Forum del Molise vorrà impegnarsi e che vedrà di certo le associazioni che vi aderiscono mettere in atto azioni concrete abbandonando slogan e messaggi solo moralistici come pure la consueta pratica adusa alla coltivazione del proprio orticello. Il progetto può contare su risorse che non provengono da voci di bilancio statale ma dai capitali accantonati dalle fondazioni bancarie o recuperati da donazioni di privati.

C’è la ferma volontà di coinvolgere le istituzioni sforzandoci di avviare nuovi stili e nuove pratiche di dialogo che giovino a tutti: alla politica, alla cittadinanza, alla comunità in senso pieno.

A breve verranno definiti gli ambiti di intervento e i relativi progetti che riguarderanno temi quali: lo sviluppo, la qualificazione e l’innovazione dei servizi socio-sanitari; la cura e la valorizzazione del patrimonio culturale dei singoli comparti territoriali; l’educazione dei giovani alla legalità; l’integrazione degli immigrati; lo sviluppo locale di un capitale umano che ponga fine al triste fenomeno della fuga dei talenti.

Queste le nuove strade sulle quali bisogna muoversi verso una “terra promessa” che nessuno mai regalerà a nessuno e che insieme, invece, impareremo a percorrere con spirito di forte coesione.

E potrà essere questa una buona occasione per recuperare le energie vitali e le aspirazioni dei nostri giovani per un futuro diverso e che rischiano, in questo clima paludoso, di intiepidirsi anche per il vuoto di rapporto intergenerazionale giovani-adulti che si va sempre più diffondendo in questo momento storico dal respiro corto.

Il Forum del Terzo settore del Molise vuole raccogliere tali sfide e coinvolgere lungo la strada quanti più compagni di viaggio, a partire dai giovani. Per questo ci sforzeremo di bussare alle porte delle scuole per dare un segnale di mobilitazione.  ☺

 

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